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La battaglia di Sirine, 18enne che vuole boxare da italiana

di Michele Marangon, tratto da Corriere.it dell'11 maggio 2017

ROMA – Occhi grandi, pugni forti, volontà di ferro, dolcezza e determinazione. Questa è Sirine Charaabi, neo diciottenne, studentessa e campionessa di pugilato: è nata in Tunisia ma vive in Italia da quanto aveva due anni. Accento e sorriso campano – vive a Caserta – ha iniziato a calcare il ring a cinque anni, macinando successi sin dai campionati studenteschi. Il suo sogno, oggi, è poter gareggiare ai mondiali di pugilato, che si terranno in India il prossimo novembre, indossando la maglia azzurra. Per realizzarlo lancia il suo appello al presidente della Repubblica: Sirine non potrebbe combattere per l’Italia, non essendo ancora cittadina del nostro Paese.

Da Nino La Rocca a Sirine

Trentacinque anni sembrano passati invano: era il 1983 quando Sandro Pertini concesse la cittadinanza al campione di boxe Nino La Rocca. Padre del Mali e madre siciliana, l’atleta di colore era nato in Mauritania, ed ancor prima dell’ufficializzazione della cittadinanza, per tutti – gli americani in particolare – Nino era «the italian Alì». Poco è cambiato da allora: un altro presidente, oggi, probabilmente dovrà intervenire per far sì che un’atleta nata all’estero possa, dopo anni di permanenza in Italia, ottenere la cittadinanza in tempi celeri. Consentirebbe così alla ragazza di spiccare il volo, dopo aver già vinto, sul piano nazionale, tutto quel che c’era da conquistare.

La nuova legge ferma al Senato da un anno

A breve si svolgeranno gli europei e le competizioni a livello mondiale, ci sono le olimpiadi a Tokio nel 2020. E con le procedure attuali, in assenza della nuova legge di riforma sui criteri di ottenimento della cittadinanza ferma in Senato da un anno e mezzo, non è detto che lo status di italiana a tutti gli effetti le venga riconosciuto. Sirine ha compiuto 18 anni il 7 maggio scorso, ora può chiedere la cittadinanza con «rito ordinario». Per lei, come per un altro milione di ragazzi e ragazze, poco contano i meriti sportivi o accademici e gli anni – anzi, una vita intera – passati in Italia. Dovrà aspettare ancora se non vi sarà l’intervento del Quirinale.

Il precedente di Yassine Rachick

Sirine ha lanciato la petizione sulla piattaforma Change.org come fece, due anni prima, il campione di atletica leggera Yassine Rachick che si appellò ugualmente al Presidente della Repubblica il quale rispose positivamente alla richiesta. Mattarella, oggi, può ripetere il gesto e consentire a Sirine di non mancare agli appuntamenti sportivi che la 18enne sogna di poter vivere. E il Capo dello Stato può fare anche di più: chiedere al Parlamento di sanare l’inerzia legislativa regalando all’Italia centinaia di migliaia di nuovi figli: tra loro tanti campioni, tanti studenti e professionisti la cui scelte future sono bloccate. Circa un milione di persone si trovano nel limbo, in attesa di qualche certezza in più sulla carta d’identità, e nella propria vita. Sirine ha illustrato la sua petizione nel corso di una conferenza stampa celebrata alla Camera: presenti i deputati Khalid Chaouki e Camilla Sgambato, e il segretario della federazione pugilistica Alberto Tappa.