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da Il Piccolo del 17 novembre 2006

La commissione ha deciso: via sbarre e grate dal Cpt.

La commissione ha deciso: via sbarre e grate dal Cpt. Secondo le indiscrezioni trapelate nelle ultime ore sarà questa l’indicazione più significativa riguardante il centro immigrati di Gradisca nella corposa relazione che l’organismo, voluto dal Viminale per monitorare il funzionamento dei Cpt italiani, fornirà a fine anno al ministro dell’Interno Giuliano Amato.

CENTRO DI IDENTIFICAZIONE NEL 2007. Ma al contempo all’ex caserma Polonio proseguono piuttosto celermente (e quotidianamente) i lavori di realizzazione di un secondo centro immigrati, il centro di identificazione per richiedenti asilo politico: il Cdi conterà 150 posti e sarà pronto entro l’anno prossimo. Solo allora, probabilmente, verrà rafforzato il contingente di polizia che presta servizio di sorveglianza al centro di permanenza temporanea di via Udine: passaggio, quest’ultimo, ritenuto propedeutico all’entrata a pieno regime dello stesso Cpt, che da marzo ad oggi non ha mai superato le 60 presenze giornaliere a fronte di una capienza da 248 posti. Certo è che con l’attivazione di una seconda struttura quello di Gradisca sarà il più grande polo italiano istituito per fronteggiare l’immigrazione clandestina.

CPT, RISTRUTTURAZIONE IN VISTA. La novità più significativa a breve termine, in ogni caso, riguarderà il Cpt. La commissione ministeriale presieduta dall’ambasciatore Onu Staffan de Mistura ha sostanzialmente ultimato il proprio lavoro e si accinge a presentare al Viminale i risultati delle proprie ispezioni. Obiettivo è quello di arrivare ad un documento condiviso da tutti i componenti, ma non sarà facile perché non mancano posizioni più radicali che vorrebbero la totale abolizione dei centri in quanto “le condizioni in cui vengono tenuti gli stranieri rappresentano spesso una violazione dei loro diritti”. A quanto trapelato, l’organismo proporrà interventi radicali su metà delle strutture visitate (una ventina), anche in vista dell’ormai imminente riforma della Bossi-Fini. Tre i tipi di provvedimento: la chiusura e successiva ricostruzione con altri criteri, che sarebbe stata decisa per i centri di Torino, Trapani e Ragusa; il cambio di gestione dovuto a carenze nel trattamento degli ospiti, come nel caso di Milano e Modena. E infine la ristrutturazione, come nel caso di Crotone, Brindisi e Bologna ma soprattutto Gradisca: il Cpt, assieme a quello di Bari struttura di ultimissima generazione, è ritenuto troppo simile ad un carcere di massima sicurezza. Via sbarre, grate e filo spinato, nell’ottica di arrivare all’“umanizzazione” e “superamento” dei Cpt che stanno a cuore all’Unione.

LE REAZIONI. “Non intendo commentare notizie ufficiose” fa sapere il sindaco di Gradisca Franco Tommasini. Il primo cittadino era stato fra i primi a denunciare la “sensazione di angoscia e oppressione” suscitata da alcuni locali del Cpt. Positivo il commento dell’assessore regionale Roberto Antonaz: “Nel corso della loro visita i membri della commissione si erano detti colpiti dalla determinazione con cui noi enti locali ci opponiamo, eticamente e politicamente, al Cpt. Far sparire le sbarre è un primo passo verso il totale ripensamento di queste strutture, che devono ritornare all’accoglienza. Contemporaneamente confermo preoccupazione e contrarietà nei confronti del nascituro centro per richiedenti asilo: concentrare due strutture simili in un piccolo centro come Gradisca è un grave errore, l’impatto sul territorio sarebbe micidiale”.

Luigi Murciano