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La condizione sociale della donna in Nigeria, insieme alla perdita di qualsiasi legame familiare nel paese di origine e al raggiungimento di una buona integrazione in Italia, giustifica il riconoscimento della protezione umanitaria

Corte d’Appello di Venezia, sentenza n. 4094 del 2 ottobre 2019

La Corte d’Appello di Venezia nel decidere di riconoscere la protezione umanitaria ad una giovane appellante nigeriana ha dato atto della precaria situazione dei diritti delle donne in Nigeria.

Si legge nel provvedimento di una società intrisa di una “cultura del patriarcato molto forte e assorbente e una altrettanto forte discriminazione di genere”. Contesto, quello descritto dalla Corte, in cui stupri e sfruttamento sessuale proliferano, anche per mano delle autorità statali.

Alla luce del quadro sopra descritto, la Corte ha ritenuto ancor più vulnerabile l’appellante che ha perso ogni tipo di legame familiare nel suo paese di origine. Sostiene il giudice del gravame che se la stessa facesse rientro in Nigeria “priva di riferimenti familiari, correrebbe il rischio di subire violenze o essere costretta a lavori degradanti o alla prostituzione”.

Ulteriore elemento preso in considerazione nel riconoscere la protezione umanitaria è il percorso di integrazione dell’appellante che ha dimostrato di lavorare con regolare contratto a tempo indeterminato.

Nella pronuncia viene pertanto riconosciuta la protezione umanitaria tenendo conto di tre profili di vulnerabilità:

1. La condizione sociale delle donne in Nigeria che le rende particolarmente vulnerabili;

2. La perdita di legami familiari nel paese di origine che le rende ancor più vulnerabili e fa sorgere il concreto rischio che le stesse possano essere vittime di violenze e soprusi;

3. Il raggiungimento di una buona integrazione in Italia che dimostri il radicamento nel tessuto sociale.

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Corte d’Appello di Venezia, sentenza n. 4094 del 2 ottobre 2019