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La denuncia di MSF: c’è complicità tra il governo francese e i trafficanti di esseri umani

Migranti e rifugiati in un centro di detenzione in Libia, 2018. ©Sara Creta/MSF

Dapprima Castaner ha fatto mostra di possedere delle prove, mai fornite tuttavia, di una «reale collusione» tra trafficanti di esseri umani e «alcune ONG» nel mar Mediterraneo, nell’ambito di una riunione dei ministri dell’Interno del G7 tenutasi venerdì 5 aprile. In seguito, nel corso della settimana, il ministro, recidivo, è tornato ad insinuare la possibile complicità tra i traghettatori e le unità di soccorso in mare, tra cui MSF con 5 navi diverse tra il 2015 e il 2018, l’ultima delle quali, l’Aquarius, ha operato in collaborazione con SOS Mediterranée.

«Una menzogna, se ripetuta, non diventa verità!», interviene Pierre Mendiharat, vice-direttore delle operazioni presso MSF. «Il governo francese fa propria la campagna denigratoria condotta dal governo italiano per liquidare i soccorsi nel Mediterraneo e condannare migliaia di persone all’annegamento o al ritorno nell’inferno delle carceri libiche.»

La situazione che si presenta a chi viene ricondotto in Libia è agghiacciante, come testimoniano di volta in volta le équipes di MSF e delle Nazioni Unite presenti sul posto. Nel mar Mediterraneo è stata attuata di fatto una politica di mancata assistenza a chiunque si trovi in pericolo, e perfino l’operazione europea Sophia non dispone più di mezzi navali.

«Queste calunnie divulgate da Castaner e ripetute da numerosi politici in Francia non sono soltanto gravi, ma mascherano in particolar modo il cinismo e il coinvolgimento diretto della Francia, alla pari di altri paesi europei, nell’organizzazione di un sistema abietto di rinvio e di fermo dei rifugiati e dei migranti in Libia», si indigna Pierre Mendiharat.

La complicità reale oggi è da ricercare nella delega ai guardacoste libici di coordinare in tutta responsabilità i soccorsi in mare in una vasta area del Mediterraneo, nonché nelle acque internazionali.

Sulla terraferma, i superstiti tornano in un ambiente estremamente violento, in cui l’omicidio, la tortura e la detenzione arbitraria fanno parte dei rischi quotidiani. Nella capitale Tripoli sono ora in atto delle battaglie.

Numerosi elementi, tra cui l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite pubblicato nel dicembre 2018, hanno stabilito le relazioni torbide tra le autorità ufficiali e i trafficanti in Libia, tanto che il comandante di un’unità guardacostiera libica è stato bersaglio concreto di sanzioni da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per traffico di esseri umani.

La Francia si compromette scegliendo di appoggiare i guardacoste e annunciando per bocca del ministro della Difesa, Parly, la donazione di sei navi a sostegno delle loro attività. «Il governo francese mantiene il sistema criminale che finge di denunciare, un sistema assai violento che viola i diritti umani tra i più fondamentali», dichiara Pierre Mendiharat.