Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
//

“La fiaba di Mamoudou Gassama non riesce a nascondere la repressione dei migranti in Francia”

Hamidou Anne (cronista di “Le Monde Afrique”), Le Monde - 29 maggio 2018

traduzione di Martine Moretti

Cronaca. Sabato 26 maggio, a Parigi, un sans-papiers (immigrato in situazione irregolare), ha salvato un bambino di quattro anni scalando a mani nude quattro piani di un palazzo. Il video di questo eroico gesto, perfettamente adattato ai social network tanto è breve e spettacolare, è diventato subito virale. La reazione delle autorità non si è fatta attendere: lunedì, il presidente francese Emmanuel Macron ha ricevuto il ventiduenne originario del Mali impegnandosi a concedergli la nazionalità francese.

Sono felice per Mamoudou Gassama. Lasciarsi alle spalle una vita costantemente dominata dalla paura, dalla minaccia di reclusione in un centro di identificazione e dall’espulsione a Bamako, per diventare cittadino del Paese in cui vive è un immenso cambiamento. Potrà lavorare e ritrovare la dignità conferita dalla libertà di camminare a testa alta senza dover giocare a nascondino con la polizia. Mantengo, però, un certo riserbo su questa mania delle autorità francesi di  ricompensare con la nazionalità qualsiasi Africano autore di un gesto eroico.

I migranti sono persone, non dati statistici
Antica potenza coloniale, la Francia ha ancora un complesso di superiorità nei nostri confronti. E continuiamo ad alimentare questo complesso ogni volta che l’Eliseo diventa un passaggio obbligato per i nostri capi di Stato, ogni volta che le istanze di legittimazione dei nostri intellettuali sono ancora a Parigi, ogni volta che per il cittadino africano medio la ricerca di un visto per la Francia è simile a quella del Sacro Graal. In queste condizioni, quando un maliano ottiene per miracolo il passaporto francese, non c’è da stupirsi che questa naturalizzazione venga vissuta come un’elevazione a una dignità superiore: quella di essere francese.

Nel gennaio del 2015, Lassana Bathily, un altro ragazzo originario del Mali, distintosi in occasione dell’attentato al negozio HYPERCACHER della Porte de Vincennes a Parigi, è stato naturalizzato dall’allora presidente François Hollande, il cui mandato è stato segnato da un disegno di legge – fallito – sulla revoca della cittadinanza. Oggi, tocca a Mamoudou Gassama essere “nobilitato” da Emmanuel Macron, che sta adottando la politica più repressiva che la Francia abbia conosciuto in materia di immigrazione da diversi decenni a questa parte.

La storia di Mamoudou Gassama è una fiaba che fallisce nel nascondere una gestione dei migranti opinabile sotto molti aspetti. Non deve occultare la realtà delle migliaia di maliani che vivono l’inferno, alla strenua ricerca di una vita decente; vita, che il Mali non offre loro. Senza volerlo, Mamoudou Gassama dà una lezione di vita al suo benefattore, ricordandogli che i migranti che il suo governo disumanizza ogni giorno non sono dati statistici ma persone che, rifuggendo diversi drammi tra cui la povertà, sono capaci di grandi atti.

La nazionalità francese sarebbe portatrice di una dignità superiore?
Un altro aspetto di questa faccenda è riuscito a strapparmi un sorriso imbarazzato. Si tratta della reazione delle autorità del Mali. Su Twitter, l’ex ministro degli affari esteri, Abdoulaye Diop, ha dichiarato di essere “fiero” di Mamoudou Gassama aggiungendo, circa la sua naturalizzazione: “è meritata”. L’ambasciatore del Mali in Francia, da parte sua, ha ricevuto l’”eroe” e celebrato “un atto di coraggio e di valore”. Alla ricerca di un nuovo mandato, il presidente del Mali, Ibrahim Boubacar Keïta, la cui gestione del Paese non è affatto estranea alla fuga di giovani maliani verso l’Europa, si è congratulato con Mamoudou Gassama per aver “onorato l’intero Mali”.

Questi responsabili maliani non si rendono conto che se il Mali offrisse le condizioni per una vita prospera, Mamoudou Gassama non avrebbe preferito essere un sans-papiers a Parigi invece di un lavoratore padrone dei suoi atti a Bamako? Non si rendono conto che essere fieri della naturalizzazione di questo ragazzo equivale a riconoscere e accettare che la nazionalità francese sia più degna di quella maliana? Invece, dovrebbero battersi contro un’idea come questa, con le armi conferite loro dal suffragio del popolo di cui sono depositari.