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Tratto da www.espressonline.it

La guerra santa nei Paesi Bassi

di Tahar Ben Jelloun

L’Olanda accoglie 900 mila musulmani ma la politica del ‘ciascuno per sé senza mescolanze’ ora non basta più.

L’Olanda è un paese che ha creduto fosse possibile vivere in modo del tutto tranquillo con le altre culture e religioni. L’intenzione è lodevole, ma la realtà è complicata. Prima di arrivare a una pace e a una coesistenza senza conflitti, bisogna infatti risolvere alcuni problemi e preparare le popolazioni a ciò che le aspetta.
A questo scopo, occorre una politica di integrazione degli immigrati e di promozione sociale dei loro figli con nazionalità olandese. Quest’opera, lunga e complessa, avrebbe dovuto cominciare dalla scuola. Ma gli olandesi hanno creduto di far bene costruendo, con fondi pubblici, scuole religiose che normalmente devono appartenere a persone o associazioni private. Attualmente, esistono in Olanda 32 scuole confessionali sovvenzionate dall’erario.
L’anno scorso sono stato invitato a parlare con gli allievi di una scuola islamica. Pensavo che fosse privata e non dipendesse dallo Stato. Sopra il portone c’era un pannello con una scritta in caratteri arabi e latini: ‘Scuola islamica di Amsterdam’. Tutte le allieve portavano il velo, al pari delle insegnanti. In classe i maschi stanno da una parte, le femmine dall’altra. Quando ho chiesto d’incontrare il direttore, pensavo di vedere un uomo con la barba e la jilaba. È arrivato invece un olandese purosangue in completo e cravatta che non parlava arabo né turco, nominato dallo Stato. Gli chiesi allora perché tutte quelle ragazze erano velate. Mi rispose che tutte quelle che si rifiutavano d’indossare il velo non potevano accedere a quella scuola, in base alla legge e ai principi stabiliti.
Gli feci allora presente la legge francese sulla laicità e il divieto di introdurre contrassegni religiosi nelle scuole pubbliche. “Noi rispettiamo la religione e le differenze”, mi spiegò. Ma con questa politica ingenua che permette ai nuovi cittadini olandesi di coltivare le proprie diversità, si finisce per incoraggiare il comunitarismo che si può riassumere con la formula ‘ciascuno per sé e soprattutto niente mescolanze’.
Su 16 milioni di olandesi, vi sono 900 mila musulmani (350 mila di origine turca e 306 mila marocchina). Non sono tutti fondamentalisti e fanatici, ma basta un pugno di delinquenti per seminare il panico nella società e risvegliare istinti xenofobi.
È quanto sta accadendo dopo l’assassinio del regista provocatore Theo Van Gogh il 2 novembre scorso, abbattuto e poi sgozzato da un giovane dalle sembianze arabe. Ayaan Hirsi Alì, deputato liberale e sceneggiatore del film ‘Sottomissione’, realizzato da Van Gogh, in cui vengono denunciate la violenza e le discriminazioni subite dalle donne musulmane, è da allora minacciato e considerato come un infedele, e vive oggi nascosto.
Il giovane sospetto che è stato arrestato è un olandese ventiseienne di origine marocchina. Si dice che frequentasse la moschea el Tewheed, situata in una vecchia scuola nella zona ovest della capitale, nota come focolaio di un islamismo radicale, fanatico e intollerante.
Il problema è che nessuno sa cosa succede in questo luogo. L’Olanda ha lasciato vivere gli stranieri fra di loro senza cercare di integrarli nella società. E oggi la popolazione autoctona, esasperata, dice: “Ci sono loro e ci siamo noi”.
Il paese viveva in una pace artificiale. Così è sorto un partito di estrema destra. Il suo capo, Pim Fortuyn, che andava strillando ovunque “i Paesi Bassi sono invasi”, è stato assassinato due anni fa da un olandese del suo stesso ceppo che detestava gli omosessuali. Forse questo omicidio ha ispirato il giovane che ha ucciso il cineasta insofferente verso qualsiasi religione e avverso in particolare all’Islam, che definiva i musulmani ‘leccacapre’ criticando la loro fede. E si era spinto così in là nella provocazione da mostrare, nel suo film, il corpo di una bella donna picchiata sul quale erano stati incisi dei versetti del Corano.
Oggi gli immigrati e i loro figli di nazionalità olandese vivono in uno stato di malessere. La società che li ha accolti comincia a pentirsene e sta adottando una politica più dura e restrittiva. I matrimoni misti (fra olandesi e stranieri) sono diventati difficili. Il razzismo comincia a farsi sentire, non soltanto a parole.
L’8 novembre è esplosa una bomba in una scuola pubblica di Eindhoven, nel sud del paese. Non ha fatto nessuna vittima, ma si è creato un nuovo clima di paura e di diffidenza, che ha spinto il leader del partito liberale Vvd a dichiarare: “È scoppiata la guerra santa nei Paesi Bassi!”. L’Europa conta ormai quasi 12 milioni di musulmani. È urgente e necessaria una nuova politica per integrarli senza provocare razzismo e violenze. Il caso olandese è un segnale che esorta tutti a vivere pacificamente insieme.