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La marcia #overthefortress a Idomeni: l’arrivo

Reportage multimediale della prima giornata della marcia #overthefortress

La March #OverTheFortress arriva ad Idomeni dopo essersi ricongiunta con attivisti provenienti da Grecia e Macedonia. Grandi aspettative sull’arrivo della marcia solidale mentre al confine i migranti continuano a fare pressione affinché venga aperto un canale di passaggio sicuro e possano proseguire il loro viaggio.

Attraccano stamattina presto, al porto di Igoumenitsa, le navi salpate da Ancona, con il gruppo più numeroso dei 200 partecipanti, e da Bari con le delegazioni provenienti dal sud Italia.

Riunitasi, la carovana #overthefortress ha incontrato un gruppo di attivisti greci che hanno preso parte alla marcia accompagnando il convoglio di autobus e furgoni diretto verso Idomeni. A Polykastro ad aspettarla il resto dei volontari giunti via terra a ritroso dalla rotta balcanica.

Il serpentone di mezzi ha raggiunto il campo profughi al confine greco-macedone nel primo pomeriggio. Ad attenderlo più di 10.000 persone, che hanno salutato i carovanieri italiani ed europei con applausi e urla di gioia. Sapevano dell’arrivo di questo nutrito gruppo di volontari, una grande aspettativa si era diffusa negli ultimi giorni.

Decisamente diversa l’accoglienza da parte delle forze di polizia greche, schierate in attesa dell’arrivo del "red army", così come gli agenti hanno ribattezzato la carovana solidale. Le autorità greche hanno proceduto con alcuni controlli ispezionando i mezzi giunti al campo prima di lasciare proseguire furgoni e autobus fino all’interno del campo.

Appena giunti sul posto iniziano le operazioni di scarico degli aiuti umanitari, mentre gli attivisti macedoni e greci precedentemente presenti aggiornano sulla situazione e i recenti sviluppi con i tentativi nella giornata di ieri di trasferire parte dei profughi in altre strutture lontane dalla frontiera.

L’area risulta ancora sporca nonostante la presenza delle Ong. Idomeni, in realtà, è la punta dell’iceberg: in tutto il territorio si moltiplicano campi di fortuna, più piccoli, informali. Parte degli aiuti andranno a questi campi perché nessun altro se ne occupa. Gli aiuti istituzionali si concentrano qui, nel campo più grande e conosciuto.

La distribuzione dei beni di prima necessità, cibo, indumenti è proseguita per tutto il pomeriggio. Momenti di forte intensità emotiva quelli vissuti dai volontari #overthefortress come quando un attivista si è ritrovato ad aiutare una giovane mamma a partorire all’interno di una tenda.

I gruppi delle polisportive giunti da Padova e dalle Marche improvvisano una partita di calcio in un campetto fangoso mentre alcune volontarie giocano in girotondo con i più piccoli ospiti del campo.

Non c’è alcuna ostilità, si ascoltano le prime storie delle donne, degli uomini, dei bambini che sono costretti a languire in queste condizioni di assoluto degrado senza la minima idea di cosa dovrebbe succedere per sbloccare la situazione. Vengono dalla Siria, dall’Afghanistan, dall’Iraq, dal Pakistan e dal Nord Africa: ciò che l’Europa vorrebbe dividere con muri, barriere e filo spinato qui si ricompone, nello straordinario esempio di convivenza e integrazione che rappresenta l’autogestione dell’accoglienza.

Questi i volti e le storie dietro lo scellerato accordo tra l’UE e la Turchia.

Un piano miliardario di gestione criminale delle politiche di frontiera che tolga le castagne dal fuoco all’Europa che, in cambio, sarà ben disposta a dimenticare i crimini della dittatura di Erdogan, la repressione, i brogli elettorali, il sostegno a Daesh e il genocidio curdo.

E anche curdi sono molti di quelli stipati ad Idomeni, costretti a pagare l’ipocrisia della politica internazionale: a parole combattere il fascismo jihadista, nei fatti negare ogni aiuto alla ricostruzione di Kobane, ogni tipo di supporto alla comunità curda (la sola a combattere sul serio gli squadroni della morte di Daesh).

Qui, al confine tra Grecia e Macedonia, vengono svelate tutte le ipocrisie della presunta “civiltà” occidentale, che assume senza alcune mediazione il volto della più assoluta barbarie. Qui occorre restare umani, rivendicare il diritto al movimento aldilà di ogni barriera, la possibilità di scappare dalla guerra e dalla morte senza incontrare un destino a tratti peggiore.

Rivendicazioni queste che prendono forma in proteste frequenti, quasi ininterrotte, sia all’interno del campo principale ma anche nelle sue più immediate vicinanze. Una manifestazione spontanea si è creata in prossimità del campo improvvisato, a ridosso della linea ferroviaria che si snoda verso il confine, presidiata ininterrottamente da polizia in assetto antisommossa.

Vedi anche

  • La carovana #overthefortress salpa dal porto di Ancona
  • Overthefortress: la partenza della marcia dal porto di Ancona
  • Idomeni - The end of hope
  • March #overthefortress: in 300 via mare e via terra verso la Grecia
  • La carovana di aiuti tra le tende di Idomeni
  • Una tendopoli sul binario morto
  • Dopo il ritrovo ad Ancona, la partenza alla volta di Idomeni. Dove la situazione è tesa
  • #Overthefortress a Idomeni: distrubuzione dei beni, ma la polizia blocca aiuti umanitari
  • La polizia ostacola gli attivisti a Idomeni, poi lascia il passo. Tra gli applausi dei profughi
  • March #overthefortress: una partenza, non un ritorno
  • Cosa ci portiamo nello zaino comune, di ritorno da Idomeni?
  • March #overthefortress: rassegna stampa multimediale
  • All’Indomani di Idomeni. Un ritorno che sa di Partenza per una Futura e Umana RiEsistenza
[ 26 marzo 2016 ]
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Balcani, Conflitti e migrazioni, Diritto di asilo, Est Europa, Europa, Grecia e immigrazione, March #overthefortress a Idomeni (25/29 marzo 2016), Migrazioni, Video
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