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La merce siamo noi

Reportage multimediale dal sud-est turco. Quali effetti dopo l'accordo Ue-Turchia?

Un documentario, un’inchiesta giuridica, una mostra fotografia per raccontare la vita dei profughi siriani bloccati in Turchia dopo l’accordo dell’Unione Europea.

1 Novembre 2016.

Giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro, volto dopo volto, storia dopo storia, quello che si delineava era un racconto dove nessuno è colpevole, perché al di là delle guerre, delle religioni, delle rivoluzioni e delle ideologie, al di là di tutto questo, e prima di tutto questo:

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UN’AZIONE COLLETTIVA CHE PARTE DA LONTANO

#Overthefortress è una campagna sociale e politica, un’azione collettiva di monitoraggio e d’inchiesta dentro e oltre l’Europa Fortezza. Partita come staffetta nell’agosto del 2015, poche settimane prima la costruzione del muro sul confine serbo-ungherese, la campagna è ancora oggi attiva lungo le principali rotte migratorie e sui confini interni ed esterni dello spazio europeo.
Da quel primo viaggio, in tante e tanti, da tutta Italia, abbiamo percorso la rotta dei Balcani; da Vienna passando per Idomeni fino alle isole greche abbiamo conosciuto e narrato direttamente la realtà, guardato negli occhi e stretto la mano a migliaia di donne, uomini, bambini, anziani in cammino.
Ci siamo mescolati a loro e ascoltato le tante ragioni che li muovono in questo disperato viaggio; abbiamo compreso i loro bisogni e desideri, messo in campo azioni concrete di supporto nel campo di Idomeni fino al suo sgombero. Siamo stati sui confini chiusi dell’Europa Fortezza, come Calais e il Brennero, per poi ritornare nei campi di Salonicco e ripartire in un viaggio di inchiesta attraverso il sud dell’Italia, sulla rotta del Mediterraneo centrale. In più di 3400 km e 40 tappe abbiamo incontrato tantissime esperienze di attivismo e solidarietà, visitato centri di “accoglienza” inumani, ghetti fatti di baracche dove i migranti sono iper-sfruttati incontrando anche un’incredibile ricchezza di iniziative di buona accoglienza e solidarietà nati dalla cooperazione sociale tra “italiani” e “migranti”.

E’ con questo ricco percorso alle spalle che abbiamo deciso di spostarci più in là, dove arrivano gli accordi che implicitamente sottoscriviamo come europei, ma dei quali non abbiamo notizie chiare sugli effetti, troppo spesso disumani e inaccettabili.

REPORTAGE DAL SUD EST DELLA TURCHIA SUGLI EFFETTI DELL’ACCORDO DELL’UNIONE EUROPEA:
RIFUGIATI SIRIANI E CHIUSURA DEI CONFINI

1 – Il 18 marzo 2016 l’Unione europea (UE) ha stipulato con la Turchia un accordo per gestire l’ingente flusso di profughi provenienti dal Medio Oriente.
2 – Una clausola dell’accordo impegna il Governo di Ankara a impedire l’acceso dei migranti alla fortezza Europa adottando “qualsiasi misura necessaria”.
3 – Sono centinaia i civili siriani trucidati fino ad oggi dai militari turchi lungo il gigantesco muro che la Turchia sta costruendo per proteggere i suoi confini.
4 – Al momento la Turchia è il Paese al mondo col maggiore numero di migranti: 3.1 milioni di persone.
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’UNHCR i siriani sono oltre 2.800.000. 26 sono i campi ufficiali gestiti da AFAD – il ministero per la gestione dei disastri e le emergenze -, il cui accesso è permesso ai soli funzionari turchi e all’UNHCR. Ogni accesso da parte di altre ONG è proibito.
5 – Solo il 10% dei rifugiati siriani – 250.000 persone – hanno accesso ai campi governativi.
La restante parte ne rimane fuori, ciò comporta forti limiti di accesso ai servizi di base della persona!
6 – Oltre la metà dei rifugiati siriani in Turchia sono bambini.
Circa l’80% di loro, nonostante sia in età di scolarizzazione, non frequenta una scuola.
La maggior parte di loro è infatti costretta a cercare lavoro per dare sostentamento alle famiglie.
Si tratta di ambienti insalubri, dove i bambini lavorano sottopagati minimo 40 ore la settimana.

La Turchia si trova nell’epicentro di una rete globale di vie percorse da rifugiati, un fatto dovuto a motivazioni geografiche e storiche. Per molti rifugiati, il territorio turco diventa un sentiero illegale verso la Grecia e dunque verso l’Europa, ma in conseguenza alle difficoltà nel raggiungere legalmente il vecchio continente, migliaia di profughi sono tutt’ora bloccati in zone cuscinetto tra l’Europa e la Siria.
Ciò è stato sancito anche attraverso l’accordo tra l’Unione Europea e la Turchia firmato nel 2016, che ha l’obiettivo dichiarato di evitare il flusso di tutti profughi, siriani compresi, verso gli Stati membri.
Di contro la Turchia ha ricevuto grandi promesse in merito a semplificazioni sui regimi dei visti e un sostegno finanziario di circa 6 miliardi di euro.
Tra le varie misure prese, il governo turco ha iniziato la costruzione del muro sul confine con la Siria.
Il livello di protezione sociale e giuridica dei rifugiati, nei campi in Grecia e Turchia, è molto basso: senza conoscere la lingua e senza progetti inclusivi si diventa vulnerabili, sia fisicamente che psicologicamente, e dunque diventa difficile integrarsi finanziariamente, legalmente e socialmente nel nuovo luogo.


IL DOCUMENTARIO

Gaziantep, Kilkis, Antakya, lungo la strada spesso lo scorgi in lontananza; un muro che corre sul confine, a volte riesci anche a vedere delle enormi gru che sollevano quei blocchi di cemento che compongono il muro.
È solo una delle conseguenze più visibili del trattato tra Comunità Europea e Turchia.
Come lo sono anche le decine di ragazzini in pausa pranzo che affollano le strade del quartiere delle officine tessili, nei dintorni di Antep.
Anche loro sono una conseguenza di quel trattato.
LA MERCE SIAMO NOI” è un road movie prodotto da Melting Pot Europa, in collaborazione con Borders of Borders. Un progetto della campagna #overthefortress.

Attraverso le storie di alcuni profughi siriani, bloccati da anni nei territori turchi sul con fine siriano, indagheremo sulle conseguenze degli accordi tra Comunità Europea e Turchia.
Il lavoro, l’educazione, la casa, i diritti, i doveri, le diseguaglianze, le speranze, le delusioni.
Attraverso le loro esperienze racconteremo come un bambino di sette anni possa ritrovarsi a mantenere la propria famiglia, di come le bombe su Aleppo riecheggino fin sotto ai balconi di Gaziantep, e su come sia possibile attraversare 20 km in 20 giorni, pur di lasciare la guerra alle proprie spalle.

Titolo: La Merce Siamo Noi
Genere: Reportage
Location: Turchia
Paese di produzione: Italia
Anno di Produzione: 2016/2017
Produzione: Melting Pot
Lingua: Turco, Italiano, Inglese, Arabo, Curdo.

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Accompagnerà il video una documentata inchiesta giuridica che verrà pubblicata a puntate sul sito di Melting Pot Europa.

Reportage introspettivo e analisi ragionata sulle conseguenze subite dal popolo siriano a seguito dell’accordo internazionale stipulato tra l’Unione Europea e la Turchia: lavoro minorile, campi governativi, deficit e carenze dell’accoglienza.

di Andrea Panico

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Un estratto dal capitolo “L’Infanzia negata.

La Turchia odierna è un sistema di leggi che permette all’economia statale di poggiarsi in larga parte sul lavoro nero.

L’intreccio logoro di politiche sociali ed economiche, assolutamente inadatte a fronteggiare i flussi migratori e l’assoluta povertà delle famiglie migranti, sono diventati, di fatto, la forza motrice che alimenta ormai da anni il cancro della grande macchina del lavoro minorile nel paese.

Se in un tale mercato, nel quale il lavoro minorile è da sempre accettato e giustificato, si inserisce un’ondata di forza lavoro con basse qualifiche e talmente disperata da accettare qualsiasi tipo di sfruttamento, le conseguenze appaiono già tracciate:

centinaia di migliaia di minori, a cui viene negata la possibilità di accedere ai servizi scolastici, al fine di aiutare economicamente la propria famiglia, vengono impiegati nella manovalanza più sfiancante e umiliante, per lo più nelle fabbriche tessili, nell’agricoltura, nell’accattonaggio o, peggio ancora, finiscono intrappolati tra le maglie dello sfruttamento sessuale.

Secondo le stime di Support to life nelle province di Hatay e Sanlurfa – statistiche estendibili secondo i dati raccolti da questo gruppo di studio nell’ottobre-novembre 2016 almeno alle province di Gaziantep e Adana – la percentuale di bambini siriani costretti al lavoro nero oscilla oggi tra il 70 e l’80%, di cui il 90% per almeno otto ore al giorno.

I minori hanno molta più facilità di inserirsi tra le pieghe del lavoro nero, “danno meno problemi, non alzano troppo la testa. Sono schiavi perfetti che seguono pedissequamente gli ordini del padrone”, ci raccontano in Gaziantep, “devono essere sacrificati alla scuola per poter permettere alle famiglie di sopravvivere”.

Il governo lo sa e lo accetta. È un dato di fatto.


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“Resilienza” è un’installazione di foto, video e suoni, tra appunti di viaggio e ritagli.

Frammenti tratti da un viaggio nel sud-est della Turchia, sullo sfondo lo scenario della guerra in Siria.

In viaggio lungo le linee disegnate dai campi profughi, a contatto con lo sfruttamento del lavoro siriano nelle fabbriche e nei cantieri delle periferie arrugginite di Gaziantep.

Spesso si etichettano come “vittime” tutte quelle persone/popoli che si trovano ad affrontare situazioni estreme inaspettate e non volute/cercate da loro, in tutto questo, subendo pesanti discriminazioni per via della loro condizione; sorprendentemente quelle persone reduci da esperienze devastanti sviluppano una forza particolare, la resilienza, di chi è sopravvissuto e ora sorride nonostante tutto, come un naufrago allegro.

Lo spaccato di un’epoca di mutamenti e conflitti, alla ricerca dell’umanità che emerge dalle ceneri di città in fiamme.

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L’intento è aprire una finestra su un pezzo di mondo, creare incontri e spunti di riflessione sui temi affrontati, ponendo i visitatori in prima persona, davanti a un muro come uno specchio, che raccoglie immagini, video e frammenti cartacei di pensieri scritti.

Crediti

Il materiale fotografico e video è stato prodotto da Melting Pot in collaborazione con Borders of Borders.


COSA CHIEDIAMO

La spedizione nel sud-est della Turchia è stata possibile grazie allo sforzo di Melting Pot Europa e di tutte le persone coinvolte nell’ideazione, organizzazione e gestione di questo progetto: giornalisti, fotografi, traduttori, operatori, attivisti…

Manca poco al termine di questo cammino, ci sono interviste da tradurre e montare, ci sono articoli da scrivere, fotografie da postprodurre e stampare, ci sono contatti da mantenere, progetti da sostenere, muri da monitorare, in uno spazio in continuo mutamento, dove la necessità di avere dei punti di vista trasversali e non allineati è quasi un obbligo, se si vuole cercare di avere un’opinione lucida di fatti di per sé di difficile interpretazione.

Con un tuo contributo hai la possibilità di dare spazio e voce a un’opinione non allineata, renderti protagonista di un’alternativa.

Oltre alle donazioni che sarà possibile effettuare sulla piattaforma Produzioni dal Basso, siamo a disposizione per eventuali convegni, mostre, proiezioni, le quali potranno essere occasioni di incontro, di crescita reciproca e di sostegno per il progetto “LA MERCE SIAMO NOI”.

Contattateci presso gli indirizzi di riferimento.

Grazie.

Diffondi la voce, condividi i nostri canali, le nostre immagini, le nostre parole, siamo tutt* #Overthefortress!

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