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La migrazione dei minori nelle coste della Spagna

Intervista con Mercedes Jimenez, antropologa del collettivo Aljaima

Uno degli aspetti peculiari delle migrazioni verso la Spagna degli ultimi tempi è il consistente spostamento di minori, in particolare provenienti dal Marocco. Le famiglie investono intere fortune per pagare i viaggi, spesso pericolosissimi, dei loro figli nella speranza di garantire un futuro all’intero nucleo familiare.
La scommessa si fonda sul fatto che i minori, nella normativa europea, devono essere protetti e, quindi, sono in espellibili.
Ora il governo spagnolo, violando la normativa nazionale ed internazionale, si sta dotando di eccezionali misure di “protezione” e, alla frontiera, i ragazzi vengono respinti senza che sia accertata la loro età.

Abbiamo voluto approfondire quanto sta avvenendo nello Stretto di Gibilterra con un’intervista a Mercedes Jimenez, antropologa spagnola che vive in Marocco ed ha condotto una ricerca su questo argomento.

Domanda: Secondo te, quali sono i principali motivi che inducono i minori a fuggire?

Risposta: Io non credo che i minori fuggano, ma credo che la migrazione sia un desiderio umano di migliorare la propria vita. I minori ereditano questo desiderio dalle persone più anziane.
Il Marocco è un paese con una tradizione migrante antichissima: negli anni trenta, vi fu una grande migrazione degli abitanti del Rif. Dopo la II Guerra Mondiale molti emigrarono per offrire la propria mano d’opera per la ricostruzione dell’Europa… I minori fanno parte di questa società e vogliono anche essere parte di questo immaginario comune.
Nell’ambito della migrazione dei minori bisogna distinguere tra quelli che provengono dalle zone rurali, molto povere e con una lunga tradizione di migrazioni, e quelli che provengono dalle zone periferiche delle grandi città, che hanno sofferto l’esclusione sociale.
Nel 2002-2003 inizia a diffondersi la migrazione in patera. Lo spostamento con la patera distingue coloro che provengono da zone rurali, da quelli che arrivano da zone urbane.
Personalmente penso che quella dei minori sia un’emigrazione precoce: i minori sono costretti ad assumere un ruolo non adatto a loro. Spesso la migrazione dei minori è sollecitata dalle famiglie, che finanziano lo spostamento vendendo una mucca o un pezzo di terra. Obbligano ad emigrare il fratello minore perché se il maggiore ha più di 18 anni rischia di essere rimpatriato automaticamente. Si tratta di un contesto molto complesso.

D: Qual è il trattamento che ricevono i minori stranieri una volta arrivati in territorio spagnolo?

R: Il fenomeno della migrazione dei minori ha iniziato ad essere comune dal 2000. Nel 2003 era stata approvata una politica restrittiva dei diritti, la cosiddetta Instruccion 3/2003 a carico del Fiscal General del Estado, che consentiva che i minori arrivati nei confini dello stato spagnolo, venissero rimpatriati. Lo stesso Fiscal General del Estado stabiliva e determinava l’età dei minori, perché loro arrivavano privi di documenti, e in alcune occasioni le espulsioni venivano stabilite via telefono, senza neanche vedere questi ragazzi. La Instruccion 3/2003 costituiva una violazione della legislazione nazionale spagnola e della legalità internazionale, per esempio della Carta dei Diritti dei Bambini.
Ora, grazie all’abolizione di questa legge, per fortuna non esiste più il ritorno automatico dei minori fermati in frontiera.
L’abolizione ha segnato un prima e un poi. Adesso quando i minori raggiungono la frontiera non viene applicata l’espulsione automatica, tuttavia le pratiche adottate in frontiera non rispettano le norme prestabilite, ed è una situazione che benché sia denunciata, ottiene sempre la risposta che è molto difficile verificare, e che è la parola dei minori contro la parola delle Forze di sicurezza nazionale. I bambini testimoniano il fatto che una volta, in Algeciras, sono stati rimpatriati rinchiusi in una cabina, con un panino e una coca cola, senza sapere dove sarebbero stati portati.
Nel porto di Tanger la situazione è molto grave: i minori, ritornati dalla Spagna, vengono percossi in questura e questo accade anche ai minori che si trovano nel porto, in attesa di attraversare lo Stretto Di Gibilterra.
Il nuovo regolamento della legge sull’immigrazione, soprattutto nella parte relativa ai minori, ci preoccupa molto perché prevede l’espulsione dei minori anche con permesso di soggiorno: obbliga i minori a ritornare in Marocco con la propria famiglia pur avendo un regolare permesso di soggiorno. Si tratta di una logica restrittiva dei diritti, l’interesse di sicurezza si sovrappone all’interesse di protezione dei minori e alla loro situazione di disagio.
In base alla nostra indagine, il 100% dei minori manifesta l’intenzione di emigrare di nuovo e molti hanno già tentato di farlo. Il ricongiungimento familiare obbligata in questo modo, non è una soluzione al problema.
La Spagna e il Marocco devono iniziare una campagna di protezione e prevenzione di questa situazione. Il ricongiungimento familiare è sicuramente uno strumento insufficiente e sappiamo anche che in molti casi vengono violati i diritti fondamentali dei minori, i diritti umani. Questa cosa ci sembra molto pericolosa, ma non sappiamo ancora come si svolgerà. Il nuovo Regolamento ci allarma molto.

D: Come hanno risposto i diversi organismi internazionali alle ripetute denunce di violazione della legalità internazionale, ad esempio della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei bambini, che deve essere rispettata da Marocco e Spagna?

R: Abbiamo avuto qualche contatto con la relatrice Pizarro, dei diritti umani. A lei sono state comunicate da parte di diversi organismi le informazioni che avevamo compilato parlando con le famiglie dei minori. Pizarro ha scritto un rapporto schiacciante e accusatorio, ma lo Stato Spagnolo non ha dato una risposta che tentasse di risolvere questo problema.
Credo che la situazione dei minori migranti sia complessivamente molto preoccupante perché è resa invisibile, sopratutto nei confini, dove si producono più violazioni dei diritti fondamentali.
Il nostro lavoro è fare luce su questa situazione, renderla visibile. Il contesto complessivo è molto restrittivo a livello di diritti: lo spostamento della frontiera a Sud dell’Europa ha fatto divenire il Marocco un paese di transito.
I minori ereditano questa situazione di violazione dei diritti fondamentali, questo panorama difficile. Il diritto dei minori ad avere protezione non viene riconosciuto e rispettato durante i controlli nella frontiera; e anche la legge sull’immigrazione lo ignora.
La tendenza è rendere invisibile la situazione.

D: Cosa è cambiato nelle migrazioni dagli anni 90 ad oggi?

R: A partire dell’anno 2003 comincia ad essere notevole il numero di minori marocchini che arrivano in patera nelle coste dell’Andalusia, da quel momento abbiamo iniziato a parlare della “Paterizacion”, una nuova tendenza del fenomeno migratorio. I minori provengono sopratutto dal Sud del Marocco e si imbarcano con le pateras, spinti dalle famiglie, rischiando la vita in viaggi pericolosissimi che possono durare fino 72 ore.
Da quando il Servizio di Vigilanza dello Stretto (SIVE ) ha iniziato la sua attività, nel 2002, i tragitti hanno subito delle deviazioni e si sono allargati più di 100 chilometri, fino alle coste di Motril.
È mutato il contesto migratorio.