Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

("La parte della fortuna" di Luca Casarini, ed. Mondadori-Strade Blu. Euro 16)

“La parte della fortuna”. Un romanzo di sconfinamenti

Dal 18 marzo in libreria il primo romanzo di Luca Casarini

“Chi sta in un Cpt, Centro di Permanenza Temporanea per migranti, non è formalmente un detenuto, perché reati non ne ha commessi. Non ha il permesso di soggiorno e non ha i documenti in regola, o non li ha mai avuti, e questo basta per rinchiuderlo. Come se a uno a cui è scaduta la patente o la carta d’identità stringessero le manette ai polsi”.

Questa è la realtà contro la quale si trova a sbattere Nico, giovane avvocato “precario per scelta e per condizione” quando a finire dentro un Cpt è Alex, il suo amico moldavo, “uno di quegli immigrati che nessuno si ricordava più fosse un immigrato”.

“La parte della fortuna” è il primo romanzo di Luca Casarini, uno che, certamente,in quanto ad avversione verso i confinamenti di ogni ordine e tipo non ha bisogno di presentazioni.
Il tema delle migrazioni e dei migranti, pur non essendo il fulcro unico di questo libro, lo attraversa interamente e acquista una profondità inusuale, lontana da ogni luogo comune.
Migrante è Alex, uno dei protagonisti, il cui incarceramento è il motore di una storia complessa, spesso a tinte fosche ma a tratti anche leggera e luminosa come la migliore poesia.
Migranti erano le vittime del naufragio di Porto Palo, ricordato dalle parole di Salvo Lupo (tra l’altro in gran parte riprese da un’intervista che si trova su questo sito) che raccontano, semplici e coraggiose, di un mare trasformato d’aspetto e di significato.
Migrante è Abdelrahim, che proprio in Italia si è visto ammazzato l’ultimo dei suoi cari.
Ma migranti sono anche quelli della mafia russa che trafficano in ragazzine da far prostituire, o il cognato di Alex, che per soldi si venderebbe chiunque…
E forse migranti sono anche i ragazzi dei centri sociali, sempre ad aggirare frontiere, a sconfinare dai percorsi consentiti, o Nico e la sua banda, continuamente a scavalcare i limiti o a fermarsi sul margine inventando nuove dimensioni di esistenza e di resistenza.

“La parte della fortuna” è un romanzo interamente attraversato dall’esercizio sognato, tentato, praticato del diritto di fuga, è un libro che ripercorre e racconta le ragioni e i sentimenti di azioni realmente messe in pratica come lo smontaggio dei centri di permanenza temporanea mentre disvela, attraverso storie di fantasia dalla sinistra verosimiglianza, gli aspetti più oscuri dello sfruttamento dei corpi migranti.
La detenzione amministrativa appare descritta semplicemente per quello che è: un dispositivo di controllo della mobilità economicamente e socialmente vantaggioso per chi detiene il potere, attuato in Italia dalle forze istituzionali di centro-sinistra, molto poco dissimile, allora come oggi e specie per quanto riguarda le politiche migratorie, da quelle dell’opposto schieramento. Uno spazio all’interno del quale può accadere tutto quanto di peggio si possa immaginare perché, al di là di tutte le modifiche possibili, al di là delle gestioni più o meno ‘umanitarie’, è la sua stessa natura che reca con sé, strutturalmente, ingiustizia e violenza.

Sullo sfondo, il bene e il male diventano concetti in qualche modo liberati dalle coordinate convenzionalmente definibili e dalle retoriche che quotidianamente tentano di scandire le nostre vite, mentre la giustizia diventa una categoria vuota se immaginata soltanto come applicazione di leggi e messa nelle mani di politici giudici e forze dell’ordine che si rivelano inquinate, nelle pagine di questo lungo racconto, da forme di corruzione trasversali anche se insospettabili.

Alla fine, quando tutto quel che andava fatto è già accaduto, dolcemente, malinconicamente, rimangono le storie, tutte le storie. Quelle che Nico ha già conosciuto, quelle che conoscerà, quelle che non conoscerà mai. Le storie raccolte dal vento “più a sud, in Africa” , il vento “che poi, passando dal mare, ne raccoglie anche lì in mezzo, migliaia…”.

Le storie che non si possono imprigionare. Per loro non esistono confini.