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da Il Giornale di Vicenza del 28 aprile 2004

La tragedia di una madre di Eugenio Marzotto

«Sono tutte donne che alla fine ammettono che si stava meglio, quando si stava peggio. È difficile vivere una vita senza certezze, con l’incognita di un permesso di soggiorno che prima o dopo scadrà. E poi, che fine fanno le badanti quando l’anziano che hanno curato viene a mancare?».

Tatiana, il parroco di Chiampo, non la conosceva, ma di badanti ne conosce eccome. Un saluto veloce quando entra in casa per salutare gli anziani, una timida stretta di mano a quelle bionde ragazze della Moldavia o Ucraina, tanto basta per vedere nei loro grandi occhi lo sguardo della precarietà.

Sono tante le tristi storie che si intrecciano lungo la Valchiampo. Vite che devono fare i conti con delusioni, sconfitte e solitudini che portano a quella depressione che Tatiana non aveva sconfitto. Una madre che aveva lasciato il suo unico figlio per trovare di che vivere e stabilità, è stata trovata morta impiccata domenica all’hotel Kennedy di Arzignano. Era una delle 500 badanti della Valchiampo, forse una delle tante che periodicamente arriva con quel pullman che percorre più di mille chilometri con l’illusione di potercela fare. In via Kennedy, nei pressi della stazione, periodicamente stazionano pullman che vanno e vengono da est. Su quella via si intrecciano viaggi della speranza e percorsi che portano a tante famiglie dell’ovest vicentino. È un tam tam che non si ferma. Un passa parola che questa volta però ha avuto un tragico epilogo.

A 40 anni Tatiana si è tolta la vita senza nemmeno avere il dubbio che «si stesse meglio quando si stava peggio», quando in Ucraina si vive di stenti e senza un futuro certo, ma alla sera ci si poteva addormentare accanto al proprio figlio tra le pareti di casa. Tatiana aveva chiuso il suo rapporto di lavoro irregolare con una famiglia di Chiampo. Sola e senza soldi aveva cercato aiuto prima nel paese che l’aveva adottata, poi ad Arzignano. Era stata vista più volte camminare sola su e giù per i due paesi, finché la sua situazione è stata segnalata al Centro di accoglienza di Arzignano e dal Comune che l’ha sistemata all’albergo Kennedy, in attesa che fossero completati i documenti per il rimpatrio. Una strada obbligata dalla legge Bossi-Fini visto che la donna aveva solo il permesso turistico, probabilmente scaduto, e non era in possesso del permesso di soggiorno per continuare a rimanere in Italia perché non aveva un lavoro regolare.

Secondo gli uffici sindacali della zona, impegnati con la regolarizzazione di colf e badanti, sono almeno cinquecento le donne dell’est che prestano servizio alle famiglie della Valle del Chiampo. Solo una minima parte però sono regolari. Dopo l’ultima sanatoria del 9 novembre 2002 non c’è stato più spazio per la regolarizzazione, salvo la disponibilità delle quote d’ingresso per gli immigrati, predisposte dal Governo, che in ogni caso sono minime. Una situazione che di fatto, secondo il sindacato e lo stesso sindaco di Arzignano Gianfranco Signorin, «provoca un’escalation di immigrazione clandestina».