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La trapelata lettera di Skopje smaschera la coalizione “dei confini chiusi”

Sarantis Michalipoulos, EuroActiv.gr del 4 marzo 2016

Esclusivo / Una lista di richieste finalizzate a proteggere i confini esterni recentemente inviata a diversi Stati membri dall’Ex Repubblica Yugoslava di Macedonia ha evidenziato le debolezze del gruppo di Paesi che vogliono bloccare una risoluzione europea alla crisi dei rifugiati.

Gli Stati balcanici si sono incontrati a Vienna il 24 febbraio per discutere una possibile soluzione alla crisi dei rifugiati nella regione dei Balcani occidentali, inclusa la chiusura dei confini. La Grecia non è stata invitata.

Ospitato dai Ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri austriaco affiliati al Partito Popolare Europeo, l’incontro, a cui hanno preso parte Albania, Bosnia, Bulgaria, Kosovo, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia, ha scatenato una dura reazione di Atene, sfociata nel richiamo del suo ambasciatore da Vienna.

Il Ministro degli Affari Esteri greco ha definito l’incontro “unilaterale e per niente amichevole”, ed ha accusato il governo austriaco di cercare di compromettere gli sforzi per dare una risposta condivisa da parte dell’UE alla crisi.

L’Austria presto realizzerà che il suo atteggiamento durante la crisi dei rifugiati è stato un enorme errore”, ha recentemente affermato il Ministro greco per le politiche sull’immigrazione, Ioannis Mouzalas ad EurActiv Greece.

Una settimana dopo (il primo Marzo), i capi di polizia dei Balcani occidentali – Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia – la presidenza olandese e l’Ungheria, si sono incontrati a Belgrado. Anche Atene era stata invitata, ma si è rifiutata di partecipare.

Il documento

L’Ex Repubblica di Yugoslavia ha inviato una dettagliata lettera di dodici pagine a diversi Stati membri per descrivere le sue necessità, con lo scopo di mettere il confine meridionale sotto stretto controllo.

Il documento, visionato da EurActiv, dichiara che il Paese avrà bisogno di apparecchi ingegneristici per fortificare il suo confine meridionale, e di materiali per costruire una barriera di sicurezza della lunghezza di 300 km, ed anche un campo per 400 persone.

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Chiede anche attrezzature da usare per il controllo delle folle, e di coprire interamente le spese mensili per il personale, i veicoli e le capacità tecniche dell’esercito.

Reazioni

Commentando il documento, delle fonti hanno riferito ad EurActiv che alcuni Stati membri avevano l’intenzione di fornire alla Macedonia l’attrezzatura richiesta, ma hanno anche affermato che ad esse “potrebbero essere applicate delle restrizioni”.

In Austria, per esempio, la fornitura di attrezzature militari ad un altro Paese è regolata dalla legge e richiede la previa approvazione del Parlamento.

Nel documento, Skopje chiede anche l’invio di ufficiali di polizia sul proprio territorio. Il Ministro dell’Interno austriaco ha già mandato 7 ufficiali di polizia al confine greco-macedone, ed ha annunciato alla conferenza di Vienna che il suo contingente potrà essere incrementato fino a 20 unità, un numero comunque esiguo se si considera la lunghezza della barriera di sicurezza proposta.

Paure di abuso

Secondo le stesse fonti, alcuni esperti legali temono che l’equipaggiamento fornito possa essere utilizzato per la repressione interna in seguito alla calendarizzazone di elezioni anticipate fissate a Giugno di quest’anno.

“E’ difficile da immaginare che la Croazia, la Slovenia o l’Austria forniranno qualsiasi tipologia di equipaggiamento se non è sicuro che non verranno usate per la repressione interna” secondo le informazioni di EurActiv.

Nell’allegato n. 4, “Equipment for crowd control”, la Macedonia ha richiesto bombe speciali (stordenti, con palline di gomma), spray al peperoncino ed altri dissuasori per tenere sotto controllo la folla.

La situazione politica nel Paese balcanico è precaria, a causa delle tensioni tra il governo e l’opposizione.

Le elezioni parlamentari anticipate, inizialmente previste per il 24 Aprile, sono state rimandate al 5 Giugno, dopo che il principale partito di opposizione, l’Unione Social Democratica di Macedonia (SDSM), ha minacciato di boicottarle, evidenziando la mancanza di trasparenza e di imparzialità.

Il voto è parte di un compromesso raggiunto l’anno scorso, sotto la supervisione dell’Unione Europea, tra il governo e l’opposizione per mettere fine a mesi di tumulti politici nell’Ex Repubblica Yugoslava che conta circa 2.1 milioni di persone.

L’atteggiamento serbo

Secondo i diplomatici della NATO, ed un altro documento esaminato da EurActiv, il 17 dicembre, Belgrado ha chiesto assistenza nel contrastare la crisi dei rifugiati.

A differenza della politica macedone della “chiusura dei confini”, la Serbia chiede aiuto umanitario attraverso il Disaster Response Coordination Centre della NATO.

La Serbia è un Paese di passaggio sulla rotta dei Balcani occidentali attraversato da un consistente afflusso di rifugiati provenienti dal confine con la Macedonia.

Il documento descrive le misure adottate dal governo serbo e l’entità dell’assistenza fornita dalla NATO.

Il Portogallo ha usato efficacemente il Meccanismo di Protezione Civile dell’UE ed ha inviato 300 set di coperte e 20 tende invernali per 6-8 persone. I Paesi Bassi hanno distribuito 3.850 sacchi a pelo, ed il Regno Unito ha offerto altre 276 tende.

Anche gli Stati Uniti hanno offerto assistenza inviando due spedizioni di provviste umanitarie il 26 Gennaio ed il primo Febbraio.