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Rubriche: Confini e frontiere, Un mondo, molti mondi

La violenza brutale delle autorità croate al confine bosniaco

La denuncia in una nota di No Name Kitchen per Border Violence Monitoring Network

- Leggi il post (ENG)

Vai alla campagna Lesvos calling

Per leggere il report completo clicca qui

di Border Violence Monitoring Network (BVMN)
Traduzione a cura di: Laura_Morreale

La violenza al confine è la peggiore a cui abbiamo mai assistito. Ciò che abbiamo visto la scorsa settimana a Velika Kladusa (Bosnia ed Erzegovina) è veramente grave.


Nelle ultime due settimane, il team di No Name Kitchen in Bosnia, in qualità di membro del Border Violence Monitoring Network, ha raccolto delle testimonianze che riferiscono di un picco di violenza nei respingimenti nella zona di Cetingrad, al confine croato con la Bosnia-Erzegovina.

L’attendibilità di queste testimonianze è rafforzata da report di abitanti del luogo e media. Questo trend violento è stato caratterizzato da assalti coordinati perpetrati dalla polizia croata, consistenti in ripetute manganellate, frustate e calci.

Queste tattiche lasciano segni indelebili sui gruppi in transito che vengono respinti, visibili nelle frequenti contusioni ed escoriazioni su gambe, schiena e parte superiore del corpo delle persone soggette a tali violenze.

In due video del 19 ottobre si vede un gruppo di uomini negli attimi successivi al respingimento. Il primo video è stato postato lunedì sui social media da un uomo bosniaco che abita nella zona di confine. Il video mostra un gruppo di uomini che riportano gravi contusioni sulla schiena, mentre l’uomo che riprende dichiara, in un misto di inglese e bosniaco: “la polizia croata, la polizia croata è un grande problema”.

Il secondo video mostra la scena di alcuni uomini che camminano mentre la persona che riprende chiede loro di far vedere le ferite. Questo video è stato integrato anche da diverse immagini. Un secondo set di materiali ottenuti da un attivista locale è stato verificato con la stessa persona che ha filmato il video.

Se i respingimenti si verificano in quest’area di confine da più di due anni, le modalità estreme degli assalti recenti compiuti dalla polizia croata segnano un punto di svolta per l’uso di armi contundenti su singoli gruppi in transito.

Oltre alla netta somiglianza dei metodi utilizzati nei gravi e violenti respingimenti delle ultime due settimane, anche la coincidenza del luogo è preoccupante. Tutti i casi registrati dal Border Violence Monitoring Network che rispecchiano questo trend nelle ultime settimane sono avvenuti sotto la giurisdizione della stazione della Polizia di Frontiera di Cetingrad, e lo stesso vale per tutti i casi riportati al Guardian dal Danish Refugee Council (una ONG danese che si occupa di rifugiati in numerosi paesi, ndt). Secondo il Ministero dell’Interno croato, il comandante di questa stazione, Damir Butina, è intervenuto di recente a un evento di formazione per 36 nuovi dirigenti della polizia di frontiera croata sulle procedure di confine “certificate da Frontex”.


Spesso, gli autori dei respingimenti violenti più gravi sono descritti come indossanti uniformi nere e passamontagna, che non coincidono con le uniformi ufficiali indossate dalla polizia di frontiera del paese. Secondo le nostre ricerche, queste uniformi corrispondono invece a quelle indossate dalle unità di intervento del Ministero dell’Interno croato, impiegate al confine ma provenienti dalle stazioni di polizia di tutto il paese.

Per leggere il report completo: https://www.borderviolence.eu/15983-2/

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[ 23 ottobre 2020 ]
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ARGOMENTI:
Balcani, Bosnia e immigrazione, Confine tra Bosnia e Croazia, Croazia e immigrazione, Est Europa, Europa, Violenze e abusi
GEOTAG:
Bosnia ed Erzegovina, Croazia
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Comunicati stampa e appelli

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