Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da L'Espresso on line del 3 dicembre 2010

Lampedusa, Gatti assolto

Il diritto all’informazione prima di tutto. Per questo Fabrizio Gatti è stato accolto dall’accusa di avere fornito false generalità per l’inchiesta sul centro immigrati di Lampedusa nel 2005. Il giudice La Barbera del Tribunale di Agrigento ha assolto l’inviato de L’espresso “perché il fatto non costituisce reato”, riconoscendo la predominanza del diritto di cronaca, sancita dall’articolo 21 Costituzione: il diritto per il giornalista di informare e soprattutto il diritto della cittadinanza di essere informata. «È una sentenza di estrema importanza», commenta il professore Carlo Federico Grosso, difensore di Gatti, «in quanto il giudice ha riconosciuto che il diritto del giornalista di fare inchieste anche delicate per informare il pubblico su vicende di interesse generale costituisce scriminante anche di un reato come la falsa generalità, indispensabile per compiere fino in fondo indagini giornalistiche».

A fine settembre 2005, durante il massimo afflusso di immigrati extracomunitari a Lampedusa, Fabrizio Gatti si fece trovare su una spiaggia dell’isola e venne internato nel Centro per una settimana. La sua inchiesta pubblicata da “L’espresso” documentò le condizioni igieniche disastrose della struttura, sovraffollata, priva di bagni, di letti e di qualunque servizio elementare nell’assistere uomini, donne e bambini arrivati dopo la traversata del Canale di Sicilia. Inoltre testimoniò gli abusi e le violenze delle forze di polizia, evidenziando l’inutilità della procedura di espulsione: alla fine assieme ad altre decine di “clandestini”, gli venne consegnato un decreto di espulsione ma fu accompagnato fino ad Agrigento e lasciato libero di raggiungere qualunque destinazione.

In quel periodo nonostante le denunce delle organizzazioni umanitarie internazionali l’accesso al Cpt di Lampedusa, la porta dell’immigrazione verso l’Unione europea, era stato più volte vietato ai giornalisti ed erano state ostacolate anche le ispezioni dei parlamentari: elementi questi presentati dalle testimonianze nel processo. Gatti per essere internato dichiarò di chiamarsi Bilal ed essere curdo. Per questo gli era stato contestato il reato di false generalità e il pm aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione.

Invece la sentenza di assoluzione segna un punto fondamentale nel sancire il diritto all’informazione nel nostro paese.