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Rubrica: Speciale Hotspot

Lampedusa - I migranti denunciano le condizioni di vita precarie nell’hotspot e le pressioni della polizia per il rilascio delle impronte digitali

Autore: Redazione

Lampedusa, mercoledì 11 maggio - Lunedì è partita una nave con circa 150 migranti a bordo trasferiti dall’hot spot di Lampedusa ai centri di accoglienza in Sicilia. La nave con la quale vengono trasferiti i migranti è quella di linea del mattino, che prima carica turisti e merci, e infine i migranti che arrivano dal centro in autobus. Ieri, 420 migranti erano ancora stipati nel centro, il quale ha 380 posti effettivi ma risulta spesso sovraffollato.
Riceviamo queste informazioni da Chiara, la turista veneta che ci ha contattato per raccontare la protesta pacifica dei migranti. Lei è ancora presente e ci informa che per i migranti che stanno protestando da venerdì non ci sono novità. Gli attivisti dell’associazione Askavusa, ieri, hanno cercato di capire dal sindaco e dai vertici ecclesiali – dato che il vescovo di Agrigento aveva promesso di parlare col prefetto lunedì – se la prefettura si fosse espressa in merito, ma nessuno dà risposte.
Le persone in piazza sono stanche e aspettano che venga detto loro qualcosa. Nel frattempo, dopo 4 giorni dall’inizio della protesa, qualche altro lampedusano si è recato dai migranti accampati per portare cibo e vestiti. I manifestanti esprimono gratitudine per questi atti di solidarietà.
A partire da quanto dichiarano i ragazzi, Chiara riferisce che la protesta è iniziata quando quattro poliziotti hanno cercato di portare di forza un ragazzo sudanese all’interno del loro ufficio affinché rilasciasse le impronte. La protesta è nata per denunciare la precarietà delle condizioni igienico-sanitarie e la pressione esercitata dalle forze dell’ordine per il rilascio delle impronte. I migranti dichiarano di acconsentire ad essere identificati al di fuori di Lampedusa, in condizioni di sicurezza e non in quella che considerano una prigione. Raccontano della loro fuga da situazioni di guerra e violenza in cui la loro vita era in pericolo: pensavano che in Europa avrebbero trovato rifugio, non ulteriore violenza.

Nel primo pomeriggio di ieri i migranti hanno accettato di spostarsi in una villa comunale a poca distanza da piazza Garibaldi, dove da venerdì sono usciti dall’invisibilità e iniziato la protesta pacifica. La decisione è stata presa tramite la mediazione degli attivisti di Askavusa, al fine di arginare la tensione crescente tra la popolazione lampedusana, poiché alcuni abitanti dell’isola residenti in prossimità della piazza avevano iniziato a lamentare sporcizia.
Davanti alla villa comunale, dove i manifestanti si sono trasferiti, l’ex senatrice della Lega Nord Angela Maraventano ha inscenato una teatrale provocazione rimanendo distesa su uno sdraio da spiaggia.

Dopo un’assemblea cittadina in cui i migranti hanno incontrato alcuni esponenti del Forum per la pace di Lampedusa e hanno informato gli abitanti dei maltrattamenti ricevuti dalla polizia nel centro, hanno chiesto di poter parlare con un avvocato per essere informati sulle conseguenze delle loro azioni e sulla procedura della domanda d’asilo. Riferiscono che nell’hot spot non vengono informati della normativa sul diritto d’asilo, ma vengono solo avvisati dalla polizia, al momento della richiesta delle impronte, che saranno poi tenuti a rimanere in Italia una volta identificati. Neanche l’UNHCR pare avere un ruolo nel dare l’informativa. Tra i ragazzi ci sono inoltre quattro minori arrivati sull’isola più di due settimane fa. Secondo un avvocato di Borderline Sicilia anche in caso di rifiuto di rilascio delle impronte i minori avrebbero dovuto essere trasferiti immediatamente dall’hot spot ad un centro per minori.

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[ 11 maggio 2016 ]
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