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Lampedusa – Il Sindaco abbandona gli abitanti. Lo strappo in un Consiglio Comunale.

Intervista a Paola, abitante di Lampedusa

Dopo settimane di battaglia che hanno visto gli abitanti dell’isola compatti nella lotta contro la costruzione di un centro di identificazione ed espulsione sul territorio lampedusano, sostenuti dal sindaco che si è fatto portavoce della protesta, oggi la situazione cambia drasticamente. Una cesura, una rottura nel rapporto tra la volontà degli abitanti e il Sindaco De Rubies, che ha scelto di deformare le rivendicazioni dei cittadini e di scendere a patti con il governo in carica avvenuta durante una concitata seduta del Cosiglio Comunale.

Con Paola, abitante di Lampedusa, alcune riflessioni dopo il Consiglio Comunale della scorsa settimana in cui è maturata la rottura.

D: Cosa sta avvenendo nell’isola ora che sembrano essersi in parte spenti i riflettori?
R: La situazione è semplice e drammatica, nel senso che il Sindaco, sin dall’inizio, facendosi portavoce della volontà di tutta la cittadinanza di Lampedusa, si è opposto alla costruzione di un centro di identificazione ed espulsione sull’isola. In questa sua battaglia è riuscito a coinvolgere e quindi a farsi sostenere e legittimare da tutti gli ex sindaci, da Legambiente, dal Comitato Sos Pelagie, che si batte per i diritti degli abitanti di Lampedusa, e da molti altri.
Questa era la situazione fino a qualche settimana fa. Avevamo un Sindaco che si faceva portavoce della protesta dell’intera cittadinanza. Ad un tratto però il Sindaco è completamente scomparso di scena, nessuno lo ha più visto o sentito, l’opposizione in ha chiesto che venisse convocato un Consiglio Comunale straordinario, d’urgenza, per capire quali fossero le novità ed i motivi della scomparsa dal dibattito del primo cittadino. In quella sede si è scoperto che De Rubeis, che continua a sostenere a parole di essere contro il Cie, propone al governo di costruire una fantomatica cittadella dell’accoglienza. Si tratterebbe di un posto che, a detta del Sindaco, dovrebbe accogliere circa duemila persone – a questo riguardo faccio presente che il vecchio centro di accoglienza ne poteva ospitare teoricamente trecentocinquanta ma ha registrato fino a duemila presenze. Questo significa che nella cittadella arriveremo probabilmente a diecimila persone prigioniere. Il sindaco oggi sostiene in questo modo di aver vinto la sua lotta perchè è riuscito a far cambiare nome al Centro di Identificazione ed Espulsione facendolo chiamare cittadella dell’accoglienza.

D: E gli abitanti di Lampedusa non sono d’accordo?
R: Al momento stiamo tentando di radunare le forze, dopo questo scossone, convincendo gli altri rappresentanti del comitato contro il Cie, tutti gli ex sindaci, a chiarire la loro posizione, certi che siano dalla nostra parte, anche loro presi in giro dal Sindaco.
Ma ovvio la prospettiva è quella che ci vedrà impegnati nell’organizzarci da soli, senza più il Sindaco, per portare avanti le nostre giuste e legittime richieste.

D: Quindi gli abitanti non ci stanno, che si chiami Cie o cittadella dell’accoglienza
R: Non solo non vogliamo che l’isola si trasformi in una prigione a cielo aperto ma, per esempio, rifiutiamo che lo Stato si prenda tutta la parte occidentale dell’isola dove è situata la vecchia base Loran – stiamo parlando di una zona vasta, di un decimo del territorio – non vogliamo che li ci sia nessuno se non noi, perchè se qualcosa si deve fare in quella zona deve essere a servizio della cittadinanza. Il loro progetto è quello invece della creazione di un carcere, di un posto dove rinchiudere delle persone, lontano dal centro abitato, fuori da ogni controllo e dallo spazio visivo di tutti. La scelta di quell’area ha proprio questo scopo, creare un luogo sottratto alla vista di chiunque per poi lì dentro rinchiudere ufficialmente duemila persone che poi non sapremo mai quante saranno in realtà, per non si sa neanche bene quanto tempo, si parla di diciotto mesi (oggi sono stati stabiliti stabiliti sei mesi). Questo non possiamo accettarlo.