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tratto da: Carta.org

Lampedusa. Tra accoglienza e rifiuto

Sciopero e corteo contro il Centro di identificazione ed espulsione. Una protesta che oscilla tra la richiesta di pattugliamenti e il lancio di fiori in mare memoria dei migranti morti. La Cgil siciliana chiede solo di fare «altrove» il Centro

C’erano praticamente tutti i 6 mila cittadini di Lampedusa, questa mattina, al corteo di protesta contro la decisione di Roberto Maroni, approvata dal Consiglio dei ministri, di realizzare il Centro di identificazione ed espulsione [Cie] sull’isola. A guidare il corteo c’era il sindaco Bernardino De Rubeis, con addosso la fascia tricolore.
E’ il secondo sciopero generale, dopo quello di venerdì scorso: i negozi sono rimasti chiusi e le attività dell’isola sono state bloccate.
I 1.300 migranti attualmente «ospitati» nel Centro di prima «accoglienza» e che sabato si erano clamorosamente uniti alla protesta dei lampedusani, sono rimasti oggi chiusi nel Centro, strettamente sorvegliato dalle forze dell’ordine [anche se il presidente Berlusconi aveva detto: possono uscire quando vogliono «e andare a farsi una birra»]. Continua poi lo sciopero della fame, iniziato domenica sera, di sedici delle 78 donne nordafricane chiuse nel Cie, che è già attivo. Sono dodici tunisine e quattro marocchine, protestano disperatamente contro il loro rimpatrio.
«La scelta di fare di Lampedusa un carcere a cielo aperto è sbagliata», ha detto il sindaco De Rubeis al comizio che ha concluso il corteo. «Il ministro Maroni di passeggiate all’estero ne ha fatte tante, ma di risultati se ne sono visti ben pochi», ha aggiunto il sindaco, riferendosi all’incontro che si svolge oggi tra Maroni e il dittatore tunisino Ben Ali. «Abbiamo visto anche passeggiate da Gheddafi- ha detto ancora De Rubeis – ma anche in quel caso non ci sono stati risultati. Anzi, abbiamo visto 33 mila immigrati a Lampedusa».
Il sindaco dunque invoca i pattugliamenti congiunti, spera che l’incontro tra Maroni e Ben Ali sia «efficace», ma alla fine della manifestazione il parroco dell’isola, don Nastasi, ha lanciato in mare dal porto una corona di fiori in ricordo delle centinaia di migranti morti nel tentativo di raggiungere l’Italia. E il corteo ha poi proseguito verso la «Porta dell’accoglienza», monumento inaugurato nei mesi scorsi simbolo, dicono le agenzie, «dell’ospitalità per i migranti».

De Rubeis ha annunciato che tra giovedì e venerdì sarà a Roma per incontrare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e anche Silvio Berlusconi. Il sindaco intervistato da Radio 24 aveva poi denunciato che «il centro di soccorso e prima accoglienza di Lampedusa, che doveva servire per la prima identificazione, in questi ultimi tempi è diventato un campo di concentramento».
Alla manifestazione di Lampedusa c’era anche una delegazione della Cgil siciliana con il segretario Italo Tripi. Che ha detto «Siamo qui per portare la nostra solidarietà ai lampedusani, che senza distinzione di colore politico si stanno ribellando a una prevaricazione del governo di impronta demagogica e propagandistica. Collocare il centro di identificazione ed esplusione a Lampedusa servirà solo a distruggere un’economia fondata sul turismo. Il governo – ha concluso Tripi – pensi a interventi più seri e concreti sull’immigrazione, partendo dalla modifica della legge Bossi Fini, e faccia eventualmente altrove i Cie».
Sempre oggi, l’ong Save the children ha reso noto che su un totale di 31.250 migranti sono stati 2.646 i minori, la gran parte dei quali non accompagnati, ospitati [«in condizioni critiche e inadeguate»] nel centro di Lampedusa nel corso del 2008. Sull’isola dal primo gennaio sono 81 gli ulteriori arrivi di minorenni, 1.035 gli adulti. Save the Children è contraria a espulsioni effettuate «prima che sia accertato che il migrante non sia minorenne», e rileva alcune «criticità» relative all’accoglienza e alla protezione dei minori all’interno del Centro: attese anche fino di 37 giorni prima del trasferimento nelle comunità d’accoglienza siciliane, mancanza di posti letto, minori costretti a dormire per terra su materassi, inadeguate condizioni igieniche e insufficienti procedure per l’accertamento medico dell’età.