Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 22 ottobre 2005

Lampedusa, così fu svuotato il centro

Ecco il video che inchioda Pisanu: manette, saluti militari e il leghista Borghezio

Cinzia Gubbini

Così è la vita, a Lampedusa. Una troupe televisiva si trasferisce quindici giorni nell’isola per documentare l’odissea degli immigrati dopo aver letto un’intervista di Giorgio Napolitano che difende i centri di permanenza temporanea (li ha inventati lui). E incappa in una manovra politica che restituisce un pezzo d’Italia nascosto laggiù, a pochi chilometri dall’Africa. E’ andata così per il video firmato da Mauro Parissone e Roberto Burchielli, «Ultimi giorni a Lampedusa» che andrà in onda stasera su La 7 nella trasmissione «Così è la vita».
Parissone e Burchielli hanno assistito alle grandi manovre realizzate pochi giorni prima l’ispezione del parlamento europeo nel cpt lampedusano avvenuta il 15 settembre scorso. Trovarono solo 11 persone.
Ora si capisce perché. La telecamera dei due reporter registra l’avvio delle operazioni di pulizia del centro in vista della visita. Si vedono gli operatori de La Misericordia intenti a ramazzare a terra e l’inizio di una serie di trasferimenti di massa. Immigrati imbarcati su un traghetto, altri messi in fila sulla pista dell’aeroporto con le fascette di plastica ai polsi per essere caricati su un aereo. Qualcuno di loro saluta i compagni.
Un altro invece piange. «Nel campo rimangono solo undici persone – racconta Mauro Parissone – undici uomini che sono stati scelti accuratamente. Il rapporto tra questi “fortunati” e chi lavora nel campo è molto stretto. Ci viene addirittura da pensare: ma non è che sono collaboratori o informatori lasciati li’ apposta?».

Le immagini del centro di permanenza sono state catturate dalla finestra di un appartamento che i videoperatori hanno preso in affitto, una volta capito che «il vero nocciolo della questione è il cpt».
Si può così osservare una bella scenetta: gli «ospiti» del centro invitati a fare il saluto militare, e qualcuno addirittura il saluto nazista, anche se sono in pochi a stendere il braccio. La telecamera segue l’arrivo della delegazione europea e la delusione causata dall’assenza di immigrati. Con loro c’è anche l’eurodeputato leghista Mario Borghezio che non fa una bella figura: si guarda bene dal comunicare ai suoi colleghi dei trasferimenti avvenuti. Eppure lo sa.
Il video riporta fedelmente le sue parole, pronunciate solo il giorno prima – visto che aveva deciso di precedere la delegazione: «Una cinquantina sono già partiti, per la Libia». In un’altra sequenza Borghezio racconta a un passante dell’arrivo della Commissione per la «questione dei clandestini» – «ce li abbiamo sempre tra i coglioni», dichiara, e non si capisce se si riferisce agli europarlamentari o agli immigrati ma non è comunque un bel vedere.

Il video nasconde anche una sorta di cortocircuito del buon giornalismo. Un giorno gli operatori appostati alla finestra notano un immigrato che li fissa, ha una tuta bianca e la «faccia da paraculo». Temono di essere stati scoperti, pensano si tratti di uno di quegli immigrati in confidenza con polizia e carabinieri. In realtà era Fabrizio Gatti, il giornalista dell’Espresso che si è fatto passare per un immigrato per entrare nel centro. Gatti fissa la casa perché da quelle parti ha dato appuntamento al suo fotografo. Il giornalista e la troupe, infatti, erano all’oscuro l’uno degli altri. Ora i due lavori, messi insieme, dicono più di quanto si sia mai detto su Lampedusa. Per chi vuole vedere.