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Le autorità del Messico stanno generando tensione e incertezza tra la popolazione migrante

Comunicato del Collettivo per il monitoraggio dell’esodo centroamericano nel sudest messicano

L’arrivo della carovana dell’esodo centroamericano alla frontiera meridionale, la mancanza di chiarezza da parte delle autorità migratorie genera tensione e incertezza tra la popolazione migrante.

– Non c’è chiarezza circa i processi migratori che stanno avvenendo, e si segnalano casi di separazione familiare.
– Preoccupa la mancanza di informazione sul diritto alla protezione internazionale all’ingresso nel paese.
– Nessuno assiste le persone delle carovane bisognose di aiuti umanitari.

Chiapas, 18 gennaio 2020

Noi, insieme alle altre organizzazioni facenti parte del Collettivo il monitoraggio dei diritti umani nel sudest messicano, abbiamo ripreso a monitorare il rispetto dei diritti umani in occasione dell’arrivo della Carovana dell’esodo centroamericano.

Da venerdì 17 gennaio, e durante tutta la giornata di sabato, abbiamo seguito gli eventi alla frontiera tra Ciudad Hidalgo e Tecun Umán da diversi punti. Ci manteniamo inoltre in continuo contatto con le organizzazioni associate del Guatemala e dell’Honduras, che a loro volta monitorano l’itinerario dei vari gruppi.

Abbiamo registrato un ampio dispiegamento di forze da parte della Guardia Nacional (GN), la Polizia militare, Marina e Polizia federale e dei relativi reparti antisommossa. Ad essi si aggiungono agenti dell’Istituto Nazionale per la Migrazione (INM), Grupo Beta e il personale del dipartimento per le Politiche sociali, la Protezione civile, il Dipartimento per gli affari esteri (SRE), la Commissione nazionale per i diritti umani (CNDH) e alcuni membri della Commissione messicana per l’assistenza ai rifugiati (COMAR) in borghese. Si riscontra inoltre la presenza di organizzazioni internazionali come l’OIM e l’UNHCR, nonché di personale di sicurezza privato. Infine è importante segnalare che elementi della GN e delle Polizia federale in borghese ci hanno fotografato e ripreso durante tutte le operazioni di monitoraggio avvenute sabato.

Sin dalle prime ore del mattino un gruppo di circa 500 persone ha provato ad attraversare il ponte internazionale Rodolfo Robles; ne sono nati dei tafferugli coi reparti antisommossa della GN, i quali hanno chiuso la cancellata di accesso al varco frontaliero e diamo conferma del lancio di alcuni lacrimogeni. Dalle 9:40 le autorità competenti hanno permesso l’ingresso a gruppi da 20 a 30 persone, e il collettivo ha deciso di far entrare per primi donne, bambini, bambine e adolescenti. Durante le ore di attesa le persone non hanno ricevuto alcun tipo di assistenza umanitaria e soltanto intorno alle 13:00 è stata distribuita un po’ d’acqua a chi attendeva dal lato messicano. Coloro che aspettavano dal lato guatemalteco non hanno ricevuto alcun tipo di assistenza umanitaria. Prima e durante l’accesso dei gruppi alle strutture frontaliere, il Generale della GN alla frontiera meridionale Vicente Antonio Hernández, in qualità di portavoce istituzionale, menzionava l’esistenza di opportunità per tutte le persone, la comprensione dei motivi della partenza e la richiesta di ordine durante la registrazione; non è stato reso noto l’iter di regolarizzazione né il tipo di opportunità che si offrivano.

Di fronte all’assenza di informazione circa la registrazione e la destinazione una volta saliti sui pullman privati organizzati dall’INM, un gruppo di persone, in special modo giovani uomini, hanno tentato di attraversare il fiume. Ciò nonostante sono stati dissuasi dall’intento da elementi della GN presenti nei vari punti di passaggio non ufficiali. Le persone che sono riuscite ad entrare in gruppi, la maggioranza, hanno dovuto affrontare una lunga attesa, senza conoscere l’iter migratorio intrapreso, senza sapere se sarebbero stati rimpatriati né dove li avrebbero trasferiti. Si riscontrano inoltre diversi casi di separazione familiare dovuti alla divisione casuale dei gruppi all’entrata. Alcuni, dopo essere riusciti a comunicare con quei familiari che già si trovano all’interno delle strutture, affermano di aver sentito dire che vogliono deportarli.

Durante il giorno, e di fronte alle ripetute richieste da parte di organizzazioni, istituzioni per i diritti umani e singole persone, l’INM ha reso noto che sarebbero stati trasferiti al Centro Migranti per proseguire l’iter. Tuttora non sappiamo in quale o in quali centri per migranti siano state portate tutte le persone. D’altra parte, durante l’attesa per salire sui pullman le persone hanno ricevuto informazioni dal personale della SRE circa le possibilità di accedere ai programmi “Sembrando Vida” e “Jóvenes construyendo el futuro” nei loro paesi d’origine. Verso le 16:00 non c’era già più nessuno sul ponte frontaliero, per cui sono state riaperte le porte.

Di fronte alla situazione osservata durante la giornata, queste sono le questioni che più ci preoccupano come Collettivo per il monitoraggio del rispetto dei diritti umani nel sudest messicano:

• Assenza di informazione e di garanzie circa l’accesso al programma di protezione internazionale.
• Mancanza di chiarezza nell’iter di ingresso e regolarizzazione migratoria, da cui sono derivati casi di separazione familiare.
• Mancata comunicazione alle persone circa il proprio iter, le ragioni della loro detenzione e il luogo nel quale saranno trasferite. Si tratta dei diritti delle persone private della propria libertà e sanciti dai protocolli dalle normative sulle quali si fonda l’INM;
• Il protagonismo della GN durante tutto l’iter di controllo, il che evidenzia il consolidarsi di un approccio legato alla sicurezza nazionale e una criminalizzazione dell’immigrazione nel paese, nonché l’ostilità verso il rispetto e la garanzia di diritti umani e dei programmi di assistenza umanitaria ai gruppi vulnerabili quali donne, bambini, bambine, adolescenti, persone della comunità LGBTQ+ e portatori di handicap.
• L’aumento della presenza militare e di distinte forze di sicurezza nella regione frontaliera, inclusi i 600 membri della GN dispiegati al varco frontaliero di El Ceibo nello stato di Tabasco.
• Le azioni di sorveglianza e repressione nei confronti delle organizzazioni che, come la nostra, difendono i diritti umani.
• Preoccupa lo stress al quale sono sottoposti i minori di fronte alla presenza della Guardia Nazionale e i casi di separazione familiare occorsi all’ingresso nel territorio messicano attraverso i varchi controllati dallo Stato.

Enti firmatari:
Collettivo per il monitoraggio del rispetto dei diritti umani nel sudest messicano
American Friends Service Committee-Sezione regionale America latina e Caraibi (AFSC), Centro per i diritti umani Digna Ochoa, Centro per i diritti umani Fray Matías de Córdova, Centro per i diritti umani Tapeyac, Centro per i diritti umani delle vittime di violenza Minerva Bello, Formazione e Abilitazione (FOCA), Iniciativas para el Desarrollo Humano, Kaltsilaltik, Medici del Mondo-Spagna e Francia, Red Jesuita con migrantes – America centrale e Nordamerica, Servicio Jesuita a Refugiados (SJR), Una mano amiga en la lucha contra el SIDA, Voces Mesoamericanas-Acción con Pueblos Migrantes.

Hanno collaborato:
Dignidad y justicia en el camino A.C. “Fm4 paso libre”
Apostoliche del Cuore di Gesù