Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Le espulsioni sommarie di Gradisca

Il caso dei richiedenti asilo "egiziani"

Dall’inizio di questa estate si è cominciato a parlare in maniera insistente dei cosiddetti “egiziani” trattenuti nei Cpt italiani, delle rivolte e delle evasioni dai Cpt di Bari e Gradisca che li vedevano e li vedono protagonisti e, secondo il Ministero dell’Interno, “fomentatori” di quanto
avveniva, nonchè causa oltretutto di fatti vergognosi come ad esempio l’intossicazione da lacrimogeno riportata da una bambina eritrea di 8 mesi.

La spiegazione di questa peculiarità “egiziana” è, secondo le autorità che governano il funzionamento dei Cpt, l’accordo bilaterale stipulato tra Italia ed Egitto sulla collaborazione per la riammissione dei cittadini stranieri.

Tale accordo é stato firmato il 9 gennaio 2007 dal Vice Ministro agli Affari Esteri Ugo Intini e dal Vice Ministro egiziano Mohammed Menessy, alla presenza del Sottosegretario all’Interno Marcella Lucidi e dell’Ambasciatore d’Egitto in Italia, Ashraf Rashed.
I particolari dell’intesa rimangono al momento sconosciuti, sia nei termini sia nella sostanza.

Sconcertante è stato il rimpatrio coatto di una cinquantina di migranti, considerati appunto egiziani, avvenuta nella notte di lunedì 24 settembre, proprio all’indomani della dura repressione dell’ ultima rivolta, con un volo speciale diretto al Cairo.
Tutti e cinquanta sono stati trasferiti da Lampedusa, dove erano sbarcati. Arrivati al Cpt di Gradisca d’Isonzo avevano presentato domanda d’asilo;
Fin da subito non era chiaro il perché, una parte delle persone che avevano fatto domanda d’asilo, quasi tutti africani sub-sahariani, era libera di uscire dalla struttura, ed era formalmente “ospitata” nel Cpa (centro di prima accoglienza), inaugurato e formalizzato dopo l’arrivo di questo gruppo, sempre entro le mura di Via Udine, mentre un altro gruppo, tutti arabi e medio orientali, invece era trattenuto nella parte del Cpt riservata alla detenzione vera e propria.

Solo in seguito si è scoperto che una parte delle persone trasferite da Lampedusa erano arrivati a Gradisca già colpiti da un provvedimento di “respingimento” emanato dalla Prefettura di Agrigento: quasi tutti egiziani, ma anche palestinesi e irakeni.
Il provvedimento di respingimento è stato l’appiglio burocratico che ha permesso alla Questura ed alla Prefettura di Gorizia di disporre il trattenimento coatto in attesa della risposta della Commissione Asilo territoriale di Gorizia.

Il lunedì sera, giorno successivo alla rivolta ed al ferimento della bambina di otto mesi, improvvisamente, sono arrivati al Cpt un pullman della Polizia di Stato, seguito da un ingente numero di agenti della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Ammanettati sommariamente, i cinquanta, sono stati identificati come “tutti egiziani”, e sulla scaletta d’imbarco del loro volo speciale per il Cairo gli è stato notificato il parere negativo della Commissione Asilo rispetto alla loro domanda.

A spiegare il perché di tale procedura oltre “l’accordo bilaterale segreto”, arriva la sconcertante dichiarazione del Sottosegretario agli Interni Ettore Rosato secondo cui, “gli egiziani, come i tunisini, non possono fare domanda d’asilo”, a conferma del fatto che, tutta la procedura, è stata coordinata da ambienti governativi, in maniera assolutamente discutibile.
E’ assodato infatti che, il “diritto d’asilo e protezione umanitaria”, è un diritto soggettivo, che non ha caratteristiche legate alla nazionalità o all’etnia: il nostro paese riconosce l’asilo a tutti gli uomini e le donne colpiti da persecuzione politica, sociale, religiosa o etnica nel proprio paese, per i quali, in caso di rimpatrio, ci sia il rischio di aggravio della situazione.

Né il sottosegretario Rosato, né altri, possono sapere chi, come e dove, abbia diritto d’asilo, tanto meno in termini così generalisti, l’unico ente preposto a pronunciarsi è la Commissione Asilo.

Sostenere che l’Egitto o la Tunisia siano una piena democrazia denota una scarsa informazione, un concetto particolare di democrazia da parte del Ministero degli Interni italiano.
A rinfrescare la memoria basterebbe ricordare l’episodio del gennaio 2006, quando vennero uccisi, proprio al Cairo, decine di rifugiati Sudanesi accampati da giorni in città, senza diritti e protezione, e come le restanti centinaia di uomini, donne e bambini vennero incarcerati sommariamente per settimane fino alla perdita di ogni loro traccia.
Come d’altra parte è risaputo,sia in Egitto, come in quasi tutto il mondo Arabo, le carceri strabordano di detenuti politici.

Rimangono dunque molte ombre sull’operato della Questura e della Prefettura di Gorizia, e palesi sono invece le “intromissioni” governative su tutta la vicenda.

Su questi ed ulteriori aspetti si sta concentrando il lavoro di associazioni e avvocati di Gradisca, per smascherare una procedura, quella sul diritto effettivo all’asilo, sempre più complicata è “sperimentale”.
Le iniziative dei richiedenti asilo a Crotone, Jesolo e Gradisca, smascherano di fatto le speculazioni e le lungaggini di queste procedure, anche se l’impressione generale, soprattutto a Gradisca è quella di doversi confrontare con un problema destinato a rimanere e peggiorare costantemente.