Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 20 novembre 2003

Le miserie del mito di Gianfranco Bettin

Chi ancora dubitasse dell’uso, nei fatti, totalmente mercificato e, appunto «usa e getta», che nel mitico Nordest si fa spesso della forza lavoro immigrata – cioè di uomini e donne in carne ossa e speranze – consideri quanto è avvenuto ieri mattina a Treviso e a Casier, negli immediati dintorni del capoluogo della Marca. Mentre la regione si preparava a vivere la triste giornata di lutto in concomitanza con i funerali delle vittime dell’agguato di Nassiriya, le forze dell’ordine sono state scaraventate contro i poveri cristi che occupavano da tempo due strutture vecchie e abbandonate, l’ex istituto religioso dei Sacramentini di Casier e l’ex ospedale psichiatrico Sant’Artemio di Treviso (da anni al centro di iniziative della società civile tese a farne un grande luogo di accoglienza, di aggregazione sociale e promozionne culturale). Gli immigrati, tutti occupati nelle industrie della zona, avevano trovato in questi luoghi i soli ripari possibili in un contesto che umilia in mille modi la loro vitale esigenza di una casa. Soprattutto per iniziativa delle amministraizoni a guida leghista e per l’insistente, pervicace azione dei diversi seguaci negli enti dell’ex sindaco Gentilini (tuttora deus ex machina padano nella zona), la possibilità per molti migranti che lavorano tutto il giorno di trovarsi una casa rimane una chimera. Le politiche pubbliche segnano il passo, i leghisti ostacolano apertamente i tentativi dei privati stessi (industriali in primis) o delle associazioni di volontariato laiche (come Fratelli d’Italia e M 21) e cattoliche di favorire l’ottenimento di un alloggio. I ripari di fortuna, quando non sono tuguri o rovine o carcasse di auto, coincidono spesso con vecchie strutture abbandonate, lasciate marcire, che con un minimo investimento potrebbero tuttavia servire benissimo da primo alloggio. Lo dimostrano i migranti stessi con queste occupazioni, che si accompagnano in genere a una prima risistemazione autogestita degli immobili, resi così almeno minimamente decenti. Un concreto impegno in questo senso da parte delle amministrazioni potrebbe davvero favorire il superamento di una condizione di totale emarginazione e di assenza di diritti materiali che troppi subiscono. Ma, al contrario, le amministrazioni agiscono soprattutto per impedire che queste risposte, anche solo elementari, al limite della decenza, vengano date.

«Erano in corso da tempo trattative, a Casier e a Treviso, per far sì che l’occupazione potesse trasformarsi in una situazione di regolarità, che i migranti chiedono a gran voce, oppure che il rilascio degli immobili occupati avvenisse i direzione di un’alternativa» dice Sergio Zulian del Comitato M21. A riprova della volontà di non affronare politicamente il problema, si è scelto invece, nella più disumana e violenta tradizione di queste parti, di procedere manu militari. Di buttare sulla strada per la notte coloro i quali passano il giorno a produrre per la Marca gioiosa e per la locomotiva del Nordest. Miserabile Marca, che ostenta commozione e pietà solo quando gli fa comodo, per sentirsi buona quando essere buoni non costa niente, ma feroce in realtà nel difendere i propri interessi sulla pelle degli altri, sulla pelle di chiunque gli sembri utile. E miserabile Nordest, locomotiva ottusa che non andrà da nessuna parte, o solo in territori colmi di ingiustizia e di disordine, se non si darà una rotta degna di un paese civile.