Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Le voci della carovana migrante

Daniele Volpe, Kirk Semple / The New York Times - 19 ottobre 2018

In Guatemala, una tappa di riposo per la Carovana.

Città del Guatemala

Per giorni hanno viaggiato verso nord, partiti dalle loro case in Honduras. A piedi, in autobus, con passaggi su camion e mini-pullman. Portano con sé solo l’essenziale in piccole borse e zaini.

Quando la carovana di migranti è arrivata in territorio guatemalteco nel cammino verso gli Stati Uniti, alla mobilizzazione si erano già unite molte più persone, formando piccoli gruppi all’interno di essa. Il 17 ottobre, alcuni si sono fermati a dormire in Guatemala. Tra questi vi erano diverse famiglie e donne incinte.

La carovana – che si stima sia partecipata da 4.000 persone – ha scatenato su Twitter le furiose critiche di Donald Trump; il presidente statunitense ha persino minacciato di avviare un’azione militare alla frontiera sud-orientale degli Stati Uniti qualora il governo messicano non avesse fermato il gruppo.

Chi è in marcia con la carovana ha deciso di intraprendere il viaggio per i motivi più diversi. Alcuni dicono di fuggire dalle bande criminali che minacciano i loro quartieri e di cercare dunque rifugio, in Messico o negli Stati Uniti. Altri sono alla ricerca di lavoro e stabilità per le proprie famiglie.

Nella notte di mercoledì, quando molti di loro si sono fermati temporaneamente nei rifugi per migranti della capitale guatemalteca, sui pavimenti all’interno di qualche scuola o anche per strada, abbiamo chiesto loro cosa li ha spinti ad iniziare il lungo viaggio verso nord e cosa hanno lasciato alle loro spalle.

“Non andiamo lì perché vogliamo cose lussuose”

Fanny Rodríguez (21 anni, di Santa Bárbara, Honduras). Nella foto: Fanny Rodriguez con suo marito Edil Moscoso e le loro due figlie, Daily Edith e Yarice.
Fanny Rodríguez (21 anni, di Santa Bárbara, Honduras). Nella foto: Fanny Rodriguez con suo marito Edil Moscoso e le loro due figlie, Daily Edith e Yarice.

Siamo in marcia per dare un futuro migliore alle nostre figlie”, ci ha detto Fanny Rodriguez, seduta accanto a suo marito, Edil Moscoso, di 26 anni. Le loro figlie si chiamano Daily Edith – di 2 anni – e Yarice – di 9 mesi. “Non stiamo andando via per cercare il lusso”.

Non cerco di dare loro lussi, ma solo le cose necessarie: che non manchi loro il cibo, che abbiamo dei vestiti. Cose del genere”. Nel corso del viaggio, questa famiglia è stata accolta dai guatemaltechi, che hanno donato loro alimenti e pannolini. “Non possiamo lamentarci”, dice Rodriguez.

“Mi ha chiesto di ricordarmi di lei e dei bambini”

Melvin Gomez (26 anni, di San Pedro Sula, Honduras).
Melvin Gomez (26 anni, di San Pedro Sula, Honduras).

Gomez aveva pianificato di emigrare nel mese di dicembre, ma una volta vista la carovana in tv ha deciso che era quello il momento migliore per andarsene. Chiamò sua moglie e i suoi due figli, che si trovavano con alcuni familiari a La Ceiba, dicendo loro che voleva salutarli. “Mi ha chiesto di ricordarmi di lei e dei bambini”, dice. “Spero che vada tutto bene”.

“Non c’è lavoro né denaro”

Ever Escalante (27 anni, di La Ceiba, Honduras). Nella foto: Ever Escalante e Sarai Najera con i loro figli, Joseph, Hasley e Ithan.
Ever Escalante (27 anni, di La Ceiba, Honduras). Nella foto: Ever Escalante e Sarai Najera con i loro figli, Joseph, Hasley e Ithan.

I cinque membri della famiglia hanno in tutto due valigie, piene di soli vestiti e senza alcun oggetto di valore affettivo.

Non avevamo nulla di importante”, dice Escalante.

Lui e la sua famiglia – Sara Najera, sua moglie, e i loro tre figli – si sono trasferiti un anno fa da San Pedro Sula a La Ceiba dopo aver ricevuto minacce da alcune gang della città. Tuttavia non sono riusciti a fare il salto e a permettersi una nuova quotidianità ed ora vedono nella carovana una buona opportunità per tentare la sorte negli Stati Uniti.

Invece di andare avanti è come se fossimo tornati indietro”, dice Escalante. “Non ci sono lavoro né soldi. È questo che ci spinge ad andare via dal paese”.

“Non so se sono rimaste indietro o sono già davanti”

Lindell Marroquin (33 anni, di La Ceiba, Honduras). Nella foto: Lindell Marroquin con le sue due figlie, Dariana e Sofia.
Lindell Marroquin (33 anni, di La Ceiba, Honduras). Nella foto: Lindell Marroquin con le sue due figlie, Dariana e Sofia.

Lindell Marroquin è una madre single di 5 bambine. Ha intrapreso il viaggio con tre delle sue figlie e suo fratello. Ora sono con lei solo due delle figlie.
Nel caos del viaggio la famiglia si è separata. Marroquin dice che, ad un certo punto, da un momento all’altro suo fratello è rimasto con una delle sue figlie mentre con lei sono rimaste le altre due, Dariana, di 5 anni e Sofia, di 1 anno.

Non so se sono rimaste indietro o sono già davanti”, dice Marroquin.

“Chissà se potremo chiedere una protesi”

Nery Maldonado (29 anni, di San Pedro Sula, Honduras). Nella foto: Nery Maldonado, a sinistra, con Omar Orellana.
Nery Maldonado (29 anni, di San Pedro Sula, Honduras). Nella foto: Nery Maldonado, a sinistra, con Omar Orellana.

Nery Maldonado è partito da solo verso gli Stati Uniti, prima di trattenersi temporaneamente nel villaggio guatemalteco di Esquipulas. Quando la carovana è passata di lì, ha deciso di unirvisi.

Maldonado, che ha perso le gambe ed usa ora una sedia a rotelle, è diventato amico di Omar Orellana, 38 anni, con il quale ora viaggia.

Maldonado ha già provato a raggiungere il nord in passato. Nel suo primo tentativo, nel 2015, ha perso le gambe in Messico mentre viaggiava a bordo di un treno merci, come racconta all’Associated Press.

Abbiamo deciso di partire a causa della situazione economica”, dice Maldonado. “Vogliamo andare negli Stati Uniti, speriamo di poter chiedere una protesi lì”.

“Non c’è modo di vivere in Honduras”

Jennifer Paola Lopez (16 anni, di Yoro, Honduras). Nella foto: Jennifer Paola Lopez con il suo fidanzato e i suoi amici.
Jennifer Paola Lopez (16 anni, di Yoro, Honduras). Nella foto: Jennifer Paola Lopez con il suo fidanzato e i suoi amici.

Jénnifer Paola López è una bracciante e viaggia con alcune amiche della sua zona. Già in passato avevano parlato di partire per gli Stati Uniti, ma non avevano i soldi per pagare i costi del viaggio o i coyote.

Un vicino ha raccontato loro della carovana, così la Lopez e le sue amiche hanno deciso di prendervi parte. Anche se ha lasciato la sua famiglia, sa che ora rappresenta la speranza, per tutti loro, di poter finalmente avere una vita migliore.

Non ci sono né lavoro né altre possibilità. Non c’è modo di vivere in Honduras. Non ci sono soldi“, dice. “Non c’è nessun aiuto da parte del governo. Non c’è nulla“.