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Li hanno lasciati su un’isola. Lui non sapeva nuotare, ha chiamato sua madre per l’ultima volta. La Grecia è diventata un inferno per i rifugiati

Marta K. Nowak, Josoor Blog - 21 settembre 2020

Il governo greco vanta su Facebook le statistiche più basse degli ultimi anni. Infatti, nel 2019, circa 60.000 rifugiati hanno raggiunto la Grecia via mare e in agosto questi sono stati meno di 9.000 (secondo i dati forniti dall’UNHCR).

L’anno scorso, circa 15.000 rifugiati sono arrivati via terra, mentre nel 2020 il totale finora ammonta solo a 3.000. L’aiuto sul posto è stato maggiormente efficace? Le persecuzioni sono finite? Secondo vari attivisti, si sono fatti strada qui in Europa nuovi metodi di persecuzione.

Gli occhi di tutto il mondo sono puntati su Lesbo, dove il sovraffollato campo profughi è bruciato, lasciando 13.000 persone senza un tetto. Le organizzazioni non governative presenti a Lesbo hanno riferito di persone intrappolate per diversi giorni tra i blocchi di polizia, lasciate per strada senza accesso a cibo, acqua, riparo o informazioni su che cosa fare dopo la tragedia.

La polizia ha usato gas lacrimogeni sui rifugiati, limitando l’accesso dei volontari, ma permetteva comunque ai gruppi di destra di accedere all’area. Il livello di disumanizzazione dei rifugiati è spaventoso“, riferisce il giornalista di OKO Paweł Kołodziej, dal Centro Legale di Lesbo.

Ci sono voci che criticano il regime, anche internamente. “Attualmente, non c’è alcuna crisi migratoria nell’Unione europea ma, purtroppo, i migranti restano in uno stato di crisi” dice Ylva Johansson, Commissario europeo per gli affari interni. Pur sottolineando che le condizioni del campo sono responsabilità della Grecia, Ylva Johansson ammette che una delle fonti del problema è il fallimento della riforma delle norme europee in materia di asilo.

L’ Unione europea, tuttavia, ha sulla coscienza cose ben peggiori dell’attuale crisi di Lesbo. “Sono molto preoccupato per i rapporti sui respingimenti di migranti alle frontiere, che non possono nemmeno chiedere asilo” dice Johannson, riferendosi a una pratica sulla quale le ONG da anni lanciano l’allarme.

Mentre l’Unione europea ha discusso per anni una soluzione alla crisi dei rifugiati, gli Stati di frontiera stanno cercando autonomamente di far fronte all’afflusso sempre crescente di profughi. Gli attivisti di Border Violence Monitoring Network (BVMN) riferiscono che il numero di respingimenti illegali da parte delle autorità alle frontiere dell’Unione europea ha raggiunto livelli senza precedenti. La loro brutalità è aumentata rapidamente da marzo.

A marzo, sono stati rilasciati ai media foto e video di persone che attraversavano il confine greco-turco. Il presidente turco Erdoğan ha deciso di mostrare la sua forza. Rompendo il patto con l’Unione Europea, in base al quale deve tenere i rifugiati in Turchia, ha aperto unilateralmente le frontiere. L’Europa ha tremato.

L’inizio di una guerra biologica? La Turchia sta cercando di mandare migranti infetti da coronavirus in Grecia”, hanno riportato diversi giornali greci. Le testimonianze sulla brutalità della polizia greca e l’uso di gas lacrimogeni, armi da fuoco e violazioni del diritto di richiedere asilo sono rimasti inascoltati da parte della classe politica.

Questo confine non è solo un confine greco ma anche europeo. Ringrazio la Grecia per essersi comportata come nostro scudo in questi giorni“, ha detto il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

Dall’altra parte dello “scudo”

Alcuni erano al confine di loro spontanea volontà, altri erano stati semplicemente lì. Diversi rifugiati provenienti da varie parti della Turchia sono stati trasferiti e tenuti imprigionati al confine per un mese”, ha commentato Natalie Gruber della ONG austriaca Josoor, che lavora con BVMN: “Abbiamo cercato di fornire loro beni di prima necessità, ma la polizia turca ci ha impedito di aiutare su larga scala. Hanno fatto di tutto per costringere le persone ad attraversare il confine.”

Verso la fine di marzo, coloro che sono rimasti nel territorio di frontiera turco sono stati deportati e scaricati in luoghi completamente casuali nel bel mezzo del lockdown in Turchia. “Alla maggior parte sono stati anche consegnati dei documenti di espulsione. Il motivo addotto era il loro tentativo di attraversare il confine illegalmente. Alcune persone sono state trasferite sulla costa e lì incoraggiate a cercare di andare in Grecia via mare”, dice Gruber.

Siamo come pedine e si divertono a giocare con noi“, ha commentato il padre di una delle famiglie siriane imprigionate al confine a Pazarkule.

Il gioco di Erdoğan

La polizia turca è ancora desiderosa di forzare i rifugiati ad entrare in Grecia. “Se provi a raggiungere la Bulgaria o l’Italia, ti fermano. Stai andando in Grecia? A volte ti consigliano persino il posto migliore in cui andare a seconda del giorno“, dice Gruber.

Turchia e Grecia condividono il Mar Mediterraneo con le sue riserve di petrolio e gas. Il conflitto su chi conquisterà l’uso delle preziose risorse dura da anni e Erdoğan sta facendo di tutto per vincerlo. Nel frattempo i rifugiati fuggono in Europa perché non hanno altra scelta. Possono essere espulsi dalla Turchia in qualsiasi momento.

La Turchia ha firmato la Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati, ma ha adottato una restrizione territoriale: accetta le domande di asilo solo dai cittadini dei paesi europei.

Nel 2014 è stata introdotta un’eccezione per i siriani, concedendo loro lo status di “ospiti” e la protezione temporanea. Ma l’opinione pubblica approva sempre meno la loro presenza ed Erdoğan, con un supporto politico che si sta sempre più indebolendo, è riluttante ad ammettere che 3,5 milioni di persone sono venute in Turchia, ma non avranno un posto in cui tornare per molti anni. Ci sono sempre più deportazioni.

Da giugno, abbiamo sentito molto parlare dell’arresto di afghani. Non sappiamo quanti ne siano stati arrestati e cosa stia succedendo loro perché i telefoni vengono confiscati al momento dell’arresto. Quello che vediamo è che centinaia di afghani sono semplicemente scomparsi negli ultimi mesi“, afferma Gruber.

Anche i siriani non sono al sicuro. Già nel 2019, Amnesty International aveva riferito che 315 “rimpatri volontari” erano in realtà il risultato di truffe e minacce.
Gruber sente sempre più spesso parlare dell’ingresso di siriani nell’esercito turco e del loro invio al fronte in Libia.
Il governo di Tripoli, sostenuto da Erdoğan nella guerra civile, è pronto ad appoggiare l’idea della creazione di un nuovo confine marittimo tra Turchia, Grecia e Libia. Gente disperata continua a fuggire in Grecia. Ma la politica è già lì prima di loro.

Ultima chiamata da Evros

Le principali vie di passaggio dalla Turchia alla Grecia sono il fiume Evros e il Mar Egeo. Attraversare il fiume Evros è diventato difficile ultimamente. I rifugiati vengono catturati al confine o oltre, anche dopo diversi giorni di cammino. Ma da chi? A volte dalla polizia, a volte da persone con passamontagna di cui non si sa ancora nulla. “Non ci sono informazioni ufficiali su chi siano. Sappiamo solo che collaborano con la polizia, perché di solito consegnano loro le persone catturate”, afferma Gruber.

Secondo il diritto dell’UE, chiunque si trovi sul lato greco del confine può chiedere asilo e raccontare la propria storia, che sarà poi verificata dalle istituzioni competenti. La realtà è ben diversa. “I servizi governativi sequestrano ai migranti telefoni cellulari, soldi, documenti, vestiti e scarpe. Li tengono per giorni in qualche tetro magazzino. Ve ne portano sempre più. Quando hanno 60, a volte 100 persone, le portano al fiume. A volte all’interno di furgoni militari“, dice Gruber.

In alcuni casi, i rifugiati sono fatti salire su barche e deportati illegalmente in Turchia. Spesso, i trasportatori erano altri rifugiati che avevano stretto un accordo con la polizia greca. “Per un mese di lavoro, hanno ottenuto un documento che ha permesso loro di viaggiare attraverso la Grecia fino al confine albanese“, afferma ancora Gruber. Sempre più spesso non ci sono barche. “L’Evros è un fiume pericoloso che ha correnti molto forti, ma, a volte, quando il livello dell’acqua scende, può essere attraversato scorrendo in alcuni punti. Sentiamo sempre più spesso che le persone vengono costrette ad attraversare il fiume”, afferma Gruber.

Il grado di crudeltà è in costante aumento. “Un mese e mezzo fa, abbiamo sentito parlare di un intero gruppo che era stato gettato nel fiume per nuotare dall’altra parte con le mani legate dietro la schiena.” Gruber ha anche menzionato prove di casi di rifugiati abbandonati su isole in mezzo al fiume.

Alla fine di maggio, la madre di un ragazzo pakistano, Faysal Rahmouni, è venuta a trovarci. Ha detto che suo figlio l’aveva chiamata dall’isola. Altri rifugiati avevano raggiunto la terraferma ma lui e due marocchini non sapevano nuotare. È rimasto lì per quasi un giorno, disperato. Dpodiché non ha più chiamato. Aveva 16 anni.
I corpi trovati all’epoca sul lato greco del fiume Evros non corrispondevano alla descrizione e la madre sta ancora cercando suo figlio. Ci sono molti casi simili a quest’ultimo
.

Ieri ho sentito la storia di un gruppo di marocchini a cui è stato ordinato dalle guardie di frontiera di saltare in acqua e di nuotare dall’altra parte.
Molti non sapevano nuotare e sono scomparsi sott’acqua. Sono passate due settimane ma non sono ancora stati in grado di dirlo alle famiglie
”, dice Gruber.

Non sappiamo esattamente quante persone vengono uccise cercando di attraversare il fiume. Il giudice istruttore che identifica i corpi trovati a Evros stima che siano stati ritrovati 1.500 cadaveri negli ultimi 10 anni. E questo è solo il lato greco del confine.”

Le apparenze vengono ancora mantenute ad Evros. Le deportazioni illegali avvengono di notte.

C’è più libertà in mare. Le attività portate avanti nel bel mezzo della giornata e con il bel tempo dalla guardia costiera possono essere osservate sia da Lesbo che dalla costa turca.

Abbandonati in mare

La rotta migratoria sta cambiando rapidamente in risposta alle strategie di difesa delle frontiere che sono in continua evoluzione. Contrariamente alla strategia politica diffusa del “se smettiamo di accettare, smetteranno di venire“, le persone hanno ancora molto da perdere da dove vengono. Quando attraversare il fiume Evros diventa troppo difficile e quindi costoso (i prezzi sono aumentati cinque volte solo nel mese di giugno), la gente sceglie il mare. Non si sa dove sia peggio.

Siamo salvi“, ha detto Winny, un’attivista ugandese di 35 anni, mentre vede arrivare una barca con bandiera greca. Ha fatto vedere che c’erano bambini piccoli a bordo. Lei aveva in braccio il suo bambino di 4 mesi. In risposta, la guardia costiera greca ha azionato un cannone ad acqua che ha colpito il bambino di Winnie e lo ha fatto cadere in acqua.

All’ultimo momento, il fratello seduto accanto a loro è riuscito ad afferrare il bambino. Molti rapporti parlano di colpi inferti con un bastone con un uncino all’estremità, spruzzando polveri soffocanti e accecanti, spari alle barche dei migranti, scene che sono state persino riprese in video. Anche qui spuntano spesso uomini mascherati, la cui presenza non è ufficialmente riconosciuta dalla polizia.

Secondo Gruber, da aprile viene adottata una nuova strategia in mare. Il ruolo delle guardie non è solo quello di impedire alle barche di raggiungere la riva.

Fanno salire i passeggeri sulla loro barca, affondano i gommoni e poi mettono 30 persone in una zattera di salvataggio gonfiabile capace di portarne solo 15. Le zattere vengono poi scaricate nel tratto di mare di competenza turca“. Queste zattere sono sempre più utilizzate per espellere persone che sono già arrivate in terra greca.

I dati ufficiali mostrano 923 persone annegate attraversando il Mar Mediterraneo nel 2019. Non sapremo mai il numero reale di quanti muoiono, perché molti spariscono sott’acqua inosservati.

Deportazione ad ogni costo

Fino a poco tempo fa, la terribile incertezza e il senso di pericolo finivano una volta arrivati sul lato greco del confine. I migranti potevano riposare, chiedere asilo, ottenere un riparo – anche solo un angolo di tenda in un campo sovraffollato. Ora, rastrellamenti e deportazioni illegali si verificano nell’entroterra fino al confine albanese. È facile sparire.

Abbiamo sei casi di persone che hanno ottenuto lo status di rifugiati in Germania o in Austria e hanno visitato amici o familiari in Grecia. La polizia li ha identificati, ha preso i loro documenti e li ha deportati illegalmente insieme agli altri. Non sono stati in grado di fuggire dalla Turchia per anni.

Gli spazi sicuri sono pochi e i migranti devono muoversi velocemente. “Da qualche parte ci accoglieranno, da qualche parte saremo al sicuro“, dice Hosein, che incontriamo al confine albanese con una famiglia di 10 persone. Due bambini dormono nei passeggini, gli altri due ci camminano accanto. Rasha e la sua compagna di viaggio sono entrambe incinte: Racha di tre mesi e l’amica di sei.

Sono in cammino per la rotta balcanica, che sta diventando sempre più pericolosa. Gli attivisti sono al corrente di segnalazioni di percosse da parte della polizia e della requisizione con la forza di scarpe e vestiti durante l’inverno. BVMN ha dedicato un dossier sulla violenza in atto lungo la rotta balcanica. Perseguire i rifugiati porta guadagno. “Spesso portano con sé risparmi accumulati nel corso di decenni, persino decine di migliaia di euro. Non crediamo che tutto questo vada al tesoro dello Stato“, afferma Gruber.

L’Unione europea non vede nulla

Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, è presente da anni sul fiume Evros, oltre a dedicarsi ai pattugliamenti in mare. Tuttavia, non sono ancora riusciti a identificare “gravi incidenti” di violazioni dei diritti umani. Non sono stati in grado di confermare le deportazioni illegali lungo la rotta balcanica, anche se – secondo le informazioni di Gruber – le polizie di vari paesi sembrano cooperare tra loro trasferendo i rifugiati alle frontiere.

I materiali sulle attività illegali condotte dalla guardia costiera greca sono stati pubblicati, tra gli altri, dal New York Times. Articoli sono stati scritti anche sui luoghi illegali di detenzione dove i rifugiati sono segretamente detenuti prima di essere spinti al confine. Il Guardian, a sua volta, ha riferito della cooperazione tra la Marina europea e le guardie di frontiera libiche nel Mar Mediterraneo. L’equipaggio danese di Frontex che pattuglia il mare al confine turco-greco ha ammesso di essersi rifiutato di partecipare ad azioni di respingimento illegale dei rifugiati. La pratica è stata notata anche dalla nave tedesca “Berlin“. Ci sono segnalazioni che Frontex possa essere coinvolta in deportazioni illegali al confine albanese. Anche lo Spiegel ha scritto riguardo ai respingimenti nel fiume Evros.

Il commissario Johnasson ha dichiarato che “prenderà in considerazione l’introduzione di un nuovo meccanismo per controllare che i paesi dell’UE rispettino i diritti umani fondamentali alle loro frontiere“.

E se non lo fanno, che cosa succede?

In un’intervista con OKO.press, un membro della Commissione europea, ha dichiarato che i materiali giornalistici, sebbene inquietanti, non erano prove sufficienti. Ad ogni modo, né Frontex né la Commissione europea hanno alcuna intenzione di indagare su questo argomento. Il primo ministro greco Kiriakos Mitsotakis ha negato le accuse che il suo paese stia respingendo illegalmente i rifugiati.

Ha definito le segnalazioni come notizie false diffuse dai trafficandi i cui affari sono probabilmente stati colpiti negativamente dalle azioni greche.

Ha anche descritto la politica migratoria della Grecia come “rigorosa ma equa“.

La Grecia non può essere la porta d’ingresso per l’Europa“, ha spiegato il ministro greco per le migrazioni.