Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Libertà di movimento e diritto di asilo

Nonostante le numerose iniziative per parlare di rifugiati e far parlare i rifugiati, come quella organizzata dal Comune di Venezia, impegnato nell’accoglienza, e l’impegno di istituzioni ed enti locali, come il progetto regionale da poco avviato in Emilia Romagna, in Italia il diritto di asilo è tuttora un diritto negato.

Ci parlano di diritto negato i rifugiati di Parma, costretti lo scorso inverno ad occupare una chiesa perché cacciati da un ex fabbrica abbandonata e ora di nuovo protagonisti della cronaca locale perché denunciati per l’occupazione di quello stabile, e ancora i rifugiati di Monfalcone che, non limitandosi alla critica di un’inefficace e insufficiente sistema di accoglienza, hanno occupato uno stabile e rivendicano diritti e protezione.

Secondo i recenti dati resi pubblici dall’UNHCR il numero dei rifugiati nel mondo sarebbe in lento e costante calo da anni. Ci chiediamo come questo sia possibile. Da anni ormai la guerra si è fatta globale e permanente, non solo circonda la quieta Europa, ma ne ha valicato i confini ed è giunta fin nel suo cuore.
Conflitti insanguinano tuttora numerosi paesi africani; la stessa Costa d’Avorio, paese che la Commissione Centrale ritiene sicuro e pacificato, è costantemente sull’orlo di una guerra civile, e c’è chi prospetta scenari simili a quelli del Rwanda. E ancora Afganistan, Iraq, Palestina, Haiti, Somalia, Etiopia, Sudan.
Violazioni dei diritti umani, torture e persecuzioni sono praticate in tutti i paesi del mondo, compresi quelli che fanno le guerre per esportare democrazia, come ci ricorda Amnesty International.
Il numero delle persone che chiedono protezione cala in particolar modo in Italia, dove non ha mai raggiunto i numeri di altri paesi europei. Questa situazione è indice di una politica volta a scoraggiare l’arrivo di profughi sul territorio nazionale.
L’Italia è l’unico paese europeo a non essere dotato di una legge organica in materia di asilo: la procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato è regolata dall’articolo 1 della legge Martelli, come modificato degli articoli 31 e 32 della legge Bossi-Fini.
Non è ancora possibile trarre un bilancio di queste modifiche visto che, a seguito della recente entrata in vigore del regolamento di attuazione, il numero delle domande di asilo si è drasticamente ridotto. La novità più rilevante introdotta è il trattenimento dei richiedenti nei cosiddetti centri di identificazione, nuovi campi di concentramento previsti dall’ordinamento italiano.
Ancora una volta la limitazione delle libertà per i richiedenti come per i migranti è l’unico strumento utilizzato dallo stato italiano per gestire la questione. Come problema di ordine pubblico.
L’atteso recepimento della direttiva europea relativa agli standard minimi di accoglienza non sembra possa apportare dei miglioramenti al sistema italiano come emerge dalle preoccupazioni espresse dall’ANCI in un comunicato stampa del 15 giugno.

Il calo dei rifugiati che arrivano in Italia nei paesi dell’Unione Europea sembra essere causato da una precisa volontà.
Un’Europa che si costruisce sempre più come spazio di esclusione includente. Come luogo al quale sia impossibile accedere ma di fatto si può accedere purché senza diritti, senza nome. Purché come schiavi. E quanto questo riguardi anche i richiedenti asilo è mostrato dall’ultimo rapporto di Medici Senza Frontiere sul lavoro stagionale nelle regioni del sud Italia.
Un’Europa che si costruisce come Fortezza, ma dai confini incerti. Perché per esistere ha bisogno che vi siano campi di concentramento fuori dai propri confini.
Voluti dai nostri governi e dalle nostre leggi, fuori dall’area Schengen, per proteggere l’area Schengen, perché sia possibile un’area Schengen.
Come spazio di diritto con al proprio interno luoghi fuori dal diritto, non luoghi per non persone: i CPT.
Tutto questo è possibile perché violente campagne politiche mostrano il migrante come barbaro invasore e criminale. E fra questi il richiedente asilo come ancor peggiore, perché inganna lo stato con domande false, come ha sostenuto il Ministro Pisanu, peraltro smentito dall’UNHCR.
Un’orda di invasori che minaccia le nostre coste. Che approda in Italia e che è lecito respingere, espellere, speronare e non soccorrere.
L’UNHCR ha voluto intitolare al coraggio dei profughi questo 20 giugno. Coraggio al quale deve rispondere un maggior impegno nella protezione e nell’accoglienza.
Noi crediamo che anche l’istanza di libertà sia una caratteristica di cui sono portatori, sia che fuggano per le proprie attività politiche o per confessare la propria religione o perché non disposti ad assoggettarsi all’etnia piuttosto che ai costumi sessuali dominanti.
Un’istanza di libertà, la rivendicazione di un diritto di fuga che hanno in comune coi migranti. Per questo crediamo che, per porre termine a vergogne giuridiche come i CPT e i CdI, per fermare le decine di morti che avvengono in mare, per mettere fine allo scandalo del ritorno della schiavitù nel nostro paese, l’unica risposta possibile sia la libertà di movimento per tutte e per tutti.