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tratto da repubblica.it

Libia, l’inferno nelle carceri. Uccidono profughi a freddo

ROMA – Sopravvivono ancora all’inferno i profughi africani in Libia, provenienti dai paesi sub sahariani, rinchiusi nelle carceri libiche. Sono salite a tre le persone uccise dai militari, al culmine di una protesta dei detenuti, richiedenti asilo, trattenuti in quell’autentica galera medievale, governata da aguzzini, che è il carcere di Homs, 119 chilometri ad est di Tripoli. Tutto è iniziato ieri mattina, quando la tensione è salita alle stelle tra profughi e militari, tensione che è stata altissima fino a sera, quando i secondini del centro di detenzione hanno aperto il fuoco contro i dimostranti, uccidendo tre persone.

Picchiano le donne e sparano a bruciapelo. Nel carcere sono rinchiusi centinaia di richiedenti asilo politico e rifugiati, già riconosciuti dall’UNHCR in Sudan, che – stando a quanto è riuscito a sapere dagli stessi detenuti attraverso un cellulare padre Moses Zerai, direttore dell’Agenzia umanitaria eritrea Habeshia – protestavano pacificamnte contro le condizioni terribili di detenzioni, i continui maltrattamenti e le uccisioni. Non è infatti la prima volta che le proteste dei profughi si concludano con l’eliminazione di qualche profugo. E’ ora in atto uno sciopero della fame delle donne, disperate per le estreme condizioni di vita e per la mancanza di rispetto della loro dignità, tanto che quelle in stato di gravidanza, che hanno bisogno di controlli e assistenza, ricevono come risposta dai militari libici, solo percosse selvagge. I secondini di Homs – stando sempre al racconto raccolto da padre Zerai – hanno ucciso una delle tre persone, che era un ragazzo individuato come carpio espiatorio, sparandogli senza nessuna ragione, a bruciapelo. Hanno sparato anche contro le donne, che urlavano atterrite dopo l’assassinio a freddo del giovane. Sono state picchiate fino a ridurle al silenzio.

Un altro atto d’accusa per l’Europa. “Tutto questo – scrive padre Zerai sul sito di Habeshia – è un crimine contro l’umanità, e in totale violazione dei diritti umani e delle convenzioni internazionali che tutelano i rifugiati. La morte di questi tre richiedenti asilo è un altro grave atto di accusa all’Europa, che non sta vigilando sugli accordi siglati con la Libia di oggi, che – è bene si sappia – non è per niente diversa dalla Libia di ieri, quella di Ghedaffi. Anzi – aggiunge il sacerdote – la Libia di oggi si dimostra più violenta rispetto ai tempi della dittatura del Colonnello. Questo autentico massacro sta avvenendo per diffondere il terrore tra quanti decidono di avventurarsi nel deserto per raggiungere la “fortezza Europa”. Le pressioni degli Stati per chiudere le porte del Vecchio Continente sta costando la vita a molti rifugiati. Faccio appello – conclude Zerai – al Parlamento Europeo affinchè intervenga con decisione sul governo di Tripoli, lo richiami al rispetto dei diritti umani e dei richiedenti asilo politico e soprattutto liberi tutti i profughi per poi consegnarli nelle mani dell’UNHCR che ha il dovere di garantire a queste persone la protezione internazionale“.