Dalla caduta del regime di Gheddafi, nel 2011, Sabratha è divenuta il principale punto di partenza per l’immigrazione clandestina, con i trafficanti che hanno approfittato del vuoto nei controlli securitari.
Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, le autorità libiche detengono, a Sabratha e nei dintorni della città, oltre 14.500 migranti e rifugiati che si trovavano precedentemente nelle mani dei trafficanti.
L’Agenzia dell’ONU riferisce che migliaia di migranti vivono a Sabratha in condizioni terrificanti, che definisce un luogo di sofferenza e abusi nei confronti degli esseri umani.
L’organizzazione avverte che altre 6.000 persone sono tuttora detenute dai trafficanti di esseri umani.
Inoltre, l’ONU sostiene che i trafficanti abbiano fatto della città di Sabratha uno dei loro principali centri dopo la caduta del vecchio regime di Muhammar Gheddafi.
L’Agenzia ha riferito che la maggior parte dei rifugiati è stata vittima di abusi, comprese violenze sessuali.