Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Linee guida per la valutazione delle richieste di riconoscimento dello stats di rifugiato

del Ministero dell'Interno - Commissione Nazionale Asilo

PREMESSA

I vari aspetti dell’interpretazione della Convenzione di Ginevra del 1951 rivelano l’importanza che pratica e esperienza hanno per interpretare la Convenzione, recepita in diverse giurisdizioni. Tali variazioni non presentano necessariamente dei problemi nella misura in cui sono confermati gli obblighi contenuti nella Convenzione, benché abbia certamente valore la promozione di più chiare intese comuni sui problemi di interpretazione. In definitiva, il diritto internazionale del rifugiato, più che una scienza esatta, è un sistema giuridico che deve rispondere a circostanze individuali.
E’ pericoloso tentare di incorporare uno schema troppo rigido e formalistico nell’interpretazione della definizione di rifugiato. Un paradigma fisso non può prendere in considerazione la diversità dell’esperienza umana e delle circostanze sempre mutevoli. Da qui proviene la necessità di una valutazione globale che risponda alla situazione particolare dell’individuo in questione. La Convenzione del 1951 fornisce un largo schema incorporato nel contesto generale del diritto internazionale e, in particolare nel diritto internazionale relativo ai diritti umani e nel diritto umanitario internazionale. Le conclusioni del Comitato Esecutivo, le linee-guida dell’ACNUR e le pratiche statuali, inclusa la giurisprudenza, forniscono concrete indicazioni sul modo in cui i casi individuali potrebbero e dovrebbero essere trattati, ma ogni caso è necessariamente unico.
L’efficacia della protezione internazionale del rifugiato negli anni a venire dipenderà dalla capacità degli Stati e della comunità internazionale di affrontare le varie sfide attualmente poste dai rifugiati, le quali implicano diverse strategie: separare gli elementi armati nei campi per rifugiati, gestire complessi flussi migratori, attuare durevoli soluzioni che superino lo stato precario dei rifugiati stessi.
A loro volta, tali iniziative costituiscono parte dell’intricato mosaico della cooperazione internazionale, che ha bisogno di essere rafforzata, se la comunità internazionale deve affrontare più vasti problemi economici, sociali e politici nei paesi che producono rifugiati, iniquità su scala globale, piccolo commercio di armi e così via, tutte cose che possono condurre a spostamenti forzati di popolazione all’interno e al di là dei confini nazionali. Per avere successo, tali sforzi di cooperazione internazionale richiedono il coinvolgimento di tutti i soggetti operativi dei governi, della società civile, delle organizzazioni internazionali, della professione legale e delle ONG fino ai rifugiati stessi.
Come già detto, dal punto di vista giuridico si può ottenere un reale beneficio da una maggiore interazione del diritto internazionale del rifugiato con altri settori del diritto, inclusi soprattutto il diritto internazionale e i diritti regionali relativi ai diritti umani e quello umanitario internazionale.
Anche gli sviluppi nel diritto penale internazionale negli anni recenti, che hanno compiuto notevoli progressi nel portare di fronte alla giustizia gli autori di crimini contro l’umanità e di crimini di guerra, si dirigono verso la possibilità di porre termine all’impunità per almeno alcuni dei crimini che possono costringere le persone a fuggire.
In conclusione quali migliori parole potrebbero essere scelte del discorso introduttivo al Convegno Ministeriale degli Stati Parti della Convenzione del 1951 e/o del Protocollo del 1967 pronunciato dal presidente Vaira Viki-Freiberga della Lituania, che fuggì dal suo Paese quand’era bambino dopo la seconda guerra mondiale:
“Nessuno lascia la propria dimora volontariamente o lietamente. Quando le persone lasciano la loro terra, il luogo di nascita, il luogo in cui risiedono, ciò significa che vi è qualcosa di profondamente sbagliato nelle circostanze in cui il loro paese si trova. E non dovremmo mai sottovalutare tale situazione difficile dei rifugiati che fuggono attraverso i confini. Essi sono segni, sono sintomi, sono la prova di qualcosa di molto errato da qualche parte della scena internazionale. Quando giunge il momento di lasciare la nostra casa, la scelta è penosa…Può essere una scelta che costa. Tre settimane e tre giorni dopo che la mia famiglia aveva lasciato le coste della Lituania la mia piccola sorella morì. La seppellirono al margine della strada e non potemmo mai ritornare a mettere fiori sulla sua tomba.
E mi è grato pensare che io sto qui come sopravvissuto che parla per tutti coloro che sono morti al margine della strada, alcuni seppelliti dalle loro famiglie, altri no.
E per tutti quei milioni che oggi attraverso il mondo non hanno voce, non possono essere ascoltati. Anch’essi sono esseri umani, anch’essi soffrono, anch’essi hanno le loro speranze, i loro sogni e le loro aspirazioni. La maggior parte sogna una vita normale….
Vi prego, quando pensate al problema dei rifugiati, di pensare ad essi in modo non astratto. Non pensate ad essi nel linguaggio burocratico di “decisioni”e “dichiarazioni”e “priorità”. Vi prego pensate agli esseri umani che sono investiti dalle vostre decisioni. Pensate alle vite in attesa di aiuto”.

Scarica il documento completo in formato .pdf