Nel quadro generale dei processi migratori si inserisce un fenomeno che, poiché in continua trasformazione, necessita di essere studiato e monitorato.
È il fenomeno della migrazione minorile.
Nell’ultimo decennio la presenza di minori migranti ha infatti accomunato le migrazioni a livello mondiale e i numeri sono notevolmente aumentati.
In particolare si è scelto di prestare particolare attenzione a coloro che vengono definiti dall’Alto Commissariato per le Nazioni Unite per i Rifugiati “Unaccompained Minor”.
La Convenzione di New York sui diritti del fanciullo fornisce una tutela generalizzata alla figura del minore e costituisce base giuridica per tutte le normative rivolte ai bambini.
I minori stranieri non accompagnati, tuttavia, vivono in una situazione di vulnerabilità aggravata dal fatto di essere “minori non accompagnati” e quindi titolari di diritti universali e bisognosi di protezione e tutela, ma anche “stranieri” e dunque destinatari di politiche e legislazioni ispirate a principi di controllo e difesa.
Diversi paesi europei, nel tentativo di non violare le Convenzioni Internazionali sull’infanzia e al tempo stesso mantenere le frontiere chiuse di fronte all’immigrazione, hanno adottato normative e politiche troppo spesso inidonee a tutelare i diritti dei minori migranti.
Questa tesi aspira a mostrare come le carenze normative di troppi paesi abbiano portato la Corte Europa dei Diritti dell’Uomo a condannare Francia, Belgio, Grecia e Italia, in virtù delle violazioni perpetrate nei confronti dei migranti e ancor più nei confronti dei minori stranieri non accompagnati.
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Lo status giuridico del minore straniero non accompagnato