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Londra – Oltre il Forum: i movimenti europei contro l’Europa fortezza

In collegamento da Londra con Vittorio Sergi, Ya Basta!

Domanda: Come si è strutturata in questi giorni la discussione tra esperienze di provenienza geografica diversa che hanno in comune il rifiuto delle attuali pratiche di gestione dei movimenti migratori?

Risposta: Il Social Forum organizzato dal “gruppo di continuità” è stato sottoposto a moltissime critiche in questi giorni per la sua mancanza di rappresentatività, per il suo verticismo e per la gestione burocratica in mano al sindaco di Londra Livingston – laburista e appoggiato da Blair, l’organizzatore della guerra che si sta portando avanti in Iraq.
A fianco di questo evento molto contestato e sicuramente in crisi si è aperto invece uno spazio autonomo che è stato chiamato Beyond ESF (Oltre il Forum Sociale) nel quale sono sopraggiunte numerose realtà europee che sono quelle che lavorano sui tre assi di discussione emersi anche in queste giornate.
Questi tre punti condivisi di azione e riflessione formano la base di un programma post-socialista, un programma delle moltitudini europee in lotta: un’idea della migrazione come movimento sociale autonomo e come agente di trasformazione sociale e un rifiuto netto di tutte le pratiche di contenimento e di repressione di questo fenomeno;
una convergenza sul tema della flessibilità e quindi della nuova composizione del lavoro e della necessità di ricomposizione delle forme di lotta della soggettività del lavoro precario e migrante, dove migrazione e precarietà si intrecciano nel costituire la uova figura dello sfruttamento e della resistenza e naturalmente il tema dell’opposizione alla guerra.
Nella giornata di venerdì 15 allo spazio autonomo della Middlesex University si sono tenuti una serie di incontri che hanno unito le reti europee che lottano al fianco dei migranti contro il controllo sociale. Sono la rete No Border, la rete No one is illegal, la rete di Lubiana, di Manchester, della Spagna, della Danimarca, della Finlandia, della Grecia, e ovviamente dell’Italia. Tutte queste reti hanno convenuto di lanciare la giornata di lotta europea che segue la prima che si è tenuta il 31 gennaio del 2004 per il 2 aprile del 2005. In questa giornata le proposte sono aperte e varie; intanto è stato stilato un documento che verrà reso pubblico domani nel quale si stanno delineando le modalità di queste azioni che vogliono essere momenti coordinati e simultanei in diverse città d’Europa che portino alla luce il tema precarietà di vita dei migranti e la necessità di combattere tutte le forme di segregazione, tutte le forme di “campo”, non solo i centri di detenzione ma tutte le forme di campi, istituzioni totali che si applicano al transito e ai progetti di vita di queste persone.
Si propone quindi la giornata del 2 aprile come giornata di lotta europea e come momento nel quale far convergere gli sforzi che, è stato sottolineato in diversi interventi tra cui quello di Luca del Laboratorio Zeta o come quelli dei compagni greci e tedeschi, uniscono una serie di particolarità e specificità delle lotte regionali che si sono svolte in questi ultimi mesi in Europa e che insieme stanno costruendo dei modelli di pratiche di sabotaggio e di disobbedienza al meccanismo dei centri che possono essere efficaci per fermarli.
Chiaramente la cornice europea di queste lotte, anche in riferimento all’Unione Europea e alle sue istituzioni è molto forte. E’ forte quindi la necessità di costruire in questa giornata del 2 aprile anche momenti di contestazione che coinvolgano direttamente gli organismi europei responsabili di queste politiche.
Una nota negativa in questo panorama è la scarsa partecipazione di delegati migranti per la difficoltà di ottenere il visto in Inghilterra, per la difficoltà di spostarsi e pagare le spese di trasporto, ciò ha in qualche modo limitato l’espressione politica di questi incontri. Sicuramente questo è un dato da utilizzare per una riflessione più profonda sulla struttura dei movimenti e sulla loro modalità di azione, al contempo però dopo ormai alcuni anni di contatto e di lotte condivise assistiamo alla vita di una vera e propria rete europee che supera le reti parziali di vari paesi come la rete No Border o come la rete di Frassanito, una nuova rete che disegna la possibilità di una presa di parola forte in tutta Europa su questo tema.

Ascolta il seguito dell’intervista nell’audio qui a fianco sulle iniziative contro le deportazioni e altre valutazioni sul FSE.