Diego Saccora e Anna Clementi attivisti dell’Associazione Lungo la rotta balcanica sono ripartiti per un viaggio di monitoraggio lungo la rotta. Si trovano in Grecia da una decina di giorni.
“In questo periodo poter viaggiare rappresenta ancora di più un privilegio“, ci dice Diego in questa corrispondenza – “rispetto alle migliaia di persone che questo privilegio non lo hanno“.
“Proprio in questi giorni tra l’altro” continua Diego, “la Grecia decide per l’ennesima volta di estendere il periodo di lockdown, di restrizione della possibilità di movimento per rifugiati e richiedenti asilo all’interno dei campi” sia nella Grecia continentale che nelle isole fino al 2 agosto“.
Il governo greco ha esteso fino al 2 agosto le misure di limitazione delle libertà personali tra cui il diritto di movimento alle persone chiuse dentro gli #hotspotshttps://t.co/MPeUtUm5M7#refugeesgr #Grecia pic.twitter.com/hk8Yn9O2fN
— Rotta balcanica (@rottabalcanica) July 18, 2020
“A quasi 5 anni dall’apertura della cosiddetta rotta balcanica ha sempre più senso continuare ad incontrare le persone che percorrono la rotta, continuare a raccogliere testimonianze ed a informare perchè ormai appare chiaro che non si tratta di una situazione emergenziale ma ormai sistemica. Quindi l’impegno ad esserci e raccontare le storie di queste persone è un dovere che vogliamo continuare” spiega così l’attivista l’importanza di questo nuovo viaggio.
“Proprio qualche giorno fa“, racconta Diego, “eravamo a Ioannina, siamo stati a visitare un campo all’interno del quale vivono circa 1.000 persone, in particolare una famiglia siriana di Afrin ci diceva di essere qui ormai da due anni e mezzo, di avere la protezione internazionale ma di non riuscire a trovare un lavoro, non poter mandare i propri figli a scuola, quindi di non riuscire ad avere una prospettiva di vita in questo paese“.
“Un paese che non riesce ancora a fornire un documento di viaggio con il quale potrebbero perlomeno andarsene.
Questo per dire che la Grecia sta diventando sempre di più una specie di prigione a cielo aperto per migliaia di persone.
“Tra l’altro“, continua “in questo periodo di Covid la chiusura delle frontiere e il blocco dei mezzi di trasporto (aerei, navi, autobus ecc..) sono rimaste bloccate anche laddove avrebbero potuto tentare di andarsene.
Sono aumentati quindi i tentativi via mare e anche i respingimenti da Albania e Macedonia, come continuano quelli anche dai porti italiani verso Igoumenitsa e Patrasso.
Un paese, la Grecia, definito mesi fa lo “scudo d’Europa” che continua imperterrita a respingere dalle isole verso la Turchia e anche via terra attraverso il fiume Evros. Una situazione che va continuamente monitorata ed è quello che nel nostro piccolo cerchiamo di fare qui in Grecia“.
Una testimonianza dalla Grecia di Diego Saccora, Lungo la rotta balcanica