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Lungo le strade del futuro – Caritas: le leggi sull’immigrazione non vanno di pari passo con la realtà

Intervista a Don Bruno Baratto, redattore del capitolo Veneto del Dossier Statistico Caritas 2008

Quello pubblicato per il 2008 è il diciottesimo Dossier Statistico sull’immigrazione redatto da Caritas/Migrantes.

Il Dossier, presentato lo scorso 30 ottobre in moltissime città italiane, è stato presentato anche a Mestre (Ve) in collaborazione con il Servizio Immigrazione del Comune di Venezia.

Una fotografia del panorama dell’immigrazione in Italia e sulle sue evoluzioni che conferma una realtà in cui la presenza strutturale di migranti si è ormai consolidata, ma che anche offre sempre interessanti spunti per la discussione.

Con Don Bruno Baratto, redattore del capitolo riferito al Veneto, abbiamo provato a riflettere, a partire dai dati offerti dal rapporto, sulla situazione attuale, sulle norme introdotte e su quelle in via di approvazione, con uno sguardo rivolto al futuro.

D: Una presenza di migranti regolari stimata intorno a quattro milioni, a cui va aggiunto un numero imprecisato di irregolari. In termini quantitativi oggi l’immigrazione ha avuto profondi mutamenti.

R: Articolando un po’ questi dati possiamo dire che i quattro milioni di migranti regolari si suddividono in 250.000 nuovi lavoratori, in 100.000 nuovi arrivati per ricongiungimento, in 20.000 per altri motivi, ma soprattutto in 64.000 nuove nascite. L’80% dei cittadini presenti ha meno di quarantacinque anni, con un uguale peso per genere, in parte frutto appunto dei ricongiungimenti ed in parte per la presenza di moltissime lavoratrici dell’est Europa. Si va quindi affermando un carattere familiare dell’insediamento ed una presenza notevole di minori stranieri, circa 760.000, con un incremento notevole delle cosiddette “seconde generazioni”, coloro che nascono e crescono in Italia, che oggi sono circa mezzo milione.

D: I dati così presentati raccontano che l’immigrazione si è profondamente modificata anche dal punto di vista qualitativo. La presenza di famiglie e di minori, conferma che i migranti sono protagonisti della nostra società. Penso al peso nel mondo del lavoro, nella presenza scolastica, nella costruzione in generale dei territori in cui viviamo.

R: Di fatto i cittadini stranieri si trovano ad intrecciare relazioni con il territorio molto maggiori rispetto al solo rapporto di lavoro. Il rapporto con la scuola, con la sanità, i consultori familiari.

D: Se da un lato possiamo affermare questo profondo inserimento nel contesto della nostra società, di pari passo non possiamo dire che si siano affermati anche i diritti per queste persone, che invece vanno via via sgretolandosi.

R: Certo, ad una presenza qualitativamente più stabile, lavoro, famiglia, figli, non è corrisposto un recepimento di questa realtà in grado di accompagnare il loro inserimento nel territorio. Questo a partire dalla questione scolastica, come tutte le polemiche di queste settimane dimostrano.

D: Parliamo della discriminazione positiva transitoria proposta con le classi separate per i bimbi stranieri…

R: Si, ed entrando nel merito di questa questione credo si debbano riconoscere due cose: molte scuole italiane hanno avuto il merito di aver affrontato in alcuni momenti una situazione emergenziale, con la presenza di bambini che hanno grosse difficoltà dal punto di vista linguistico. Facendo cose egregie, mettendosi in rete, affrontando non solo la questione linguistica ma tutto il contesto di inserimento, che richiama all’attenzione la famiglia e sapendo valorizzare le enormi risorse che il singolo bambino straniero può portare.
La seconda cosa che dobbiamo dire è che se si tagliano tutta una serie di risorse, non c’è discriminazione positiva che tenga.
D’altro canto, facendo una analisi anche semplice, possiamo vedere che, per esempio, una scuola per l’infanzia con quattro sezioni in cui sono inseriti bambini stranieri, dovrebbe farne una quinta per permettere ai bimbi stranieri di avere la loro discriminazione positiva? Cosa vuol dire questo anche solo in termini di costi? Di problemi per gli altri bimbi?
i discorsi fatti in sede legislativa, come purtroppo è capitato anche per altri provvedimenti normativi, andrebbero con pazienza confrontati con il loro impatto sulle istituzioni coinvolte, con la loro fattibilità e con l’effetto che si produce.
Quando con l’introduzione della legge Bossi-Fini si è pensato di dimezzare la durata dei permessi di soggiorno, non si è verificato se le questure avevano il personale sufficiente per far fronte al raddoppio automatico delle pratiche amministrative. Si è così caduti in una situazione in cui occorre più di un anno per rinnovare il permesso di soggiorno che in molti casi arriva poi già scaduto. Provvedimenti che non tengono conto della realtà, non solono rischiano di risultare inefficaci, ma di diventare un boomerang anche rispetto alla collettività.

D: E per premiare queste lentezze il nuovo disegno di legge in discussione al Senato, il n. 733, vorrebbe introdurre anche una tassa di 200 euro da far pagare per ogni pratica.

R: Già oggi una famiglia di quattro persone si trova a pagare, per i rinnovi, circa 300 euro.

D: Insieme a questa proposta, pesanti restrizioni sono in via di approvazione, per contrarre matrimonio (per chi non ha il permesso, quindi anche tra due irregolari che non avrebbero comunque alcun accesso a forme di regolarizzazione attraverso la celebrazione), per l’acquisizione della cittadinanza, per l’iscrizione anagrafica, altre sono già state introdotte per i ricongiungimenti, per il diritto d’asilo.
Caritas in moltissime città si occupa dell’assistenza sanitaria, uno degli emendamenti proposti in sede di discussione riguarda proprio la l’introduzione dell’obbligo per i medici di segnalare gli irregolari ai fini dell’espulsione ed il pagamento delle cure mediche anche per gli indigenti. Una proposta che chiarisce più di altre quanto le norme introdotte siano lontane dal concetto di sicurezza.

R: Inizialmente quella norma venne introdotta proprio sulla scorta della preoccupazione per la popolazione totale. Meglio prevenire le occasioni di epidemia piuttosto di rischiare di avere in giro persone che non si curano per paura di essere espulse. Il rischio è quello di un minor controllo sulla situazione sanitari generale. I virus non fanno molta differenza tra italiani e stranieri. Il danno sarebbe comune.
Tra l’altro, se volgiamo anche addentrarci nella polemica sui costi per la collettività, sarà utile dire che le spese calcolate per eccesso, in generale, lo scorso anno, dedicate agli stranieri, ammontano a circa un milione di euro. La stima del gettito fiscale degli immigrati per il 2007, escluso il discorso previdenziale, è stata calcolata intorno ai tre milioni e ottocentomila euro.

D: Questi dati non fanno che confermare l’enorme apporto che i migranti danno in termini economici, ma potremmo dire lo stesso anche per quanto riguarda la democrazia, la cultura, le relazioni sociali.
La crisi economica globale che stiamo vivendo avrà forti ripercussioni soprattutto sui migranti che se licenziati, e le previsioni per il futuro parlano di questo, perderanno il loro diritto di soggiorno.
A parte la proposta della Lega Nord, quella di bloccare i flussi per i prossimi due anni (in realtà significa bloccare la regolarizzazione di chi già è qui), si fa largo anche quella che viene dai migranti di bloccare gli effetti della Bossi-Fini. Il legame tra permesso e contratto di lavoro.
Abbiamo per anni sentito chi diceva stop immigrazione, altri dire che l’immigrazione era utile al mercato del lavoro. Oggi questa crisi rischia di farci scoprire che dietro a tante braccia ci sono progetti di vita, famiglie radicate, bimbi che vanno a scuola e soprattutto una indisponibilità ad abbandonare i sogni per il proprio futuro.
Lo slogan del Dossier Statistico di quest’anno dice: “lungo le strade del futuro troveremo sempre più numerosi immigrati. Perciò occorre superare l’avversione ai cittadini stranieri e condividere i principi ispiratori della convivenza con l’offerta di pari opportunità. Oltre al pacchetto sicurezza è tempo di occuparsi del pacchetto integrazione”.

R: I tempi sono duri da almeno un paio d’anni, anche per gli italiani. Oggi il lavoro è nella maggior parte dei casi interinale o fatto di contratti a tempo determinato che poi non vengono rinnovati. Per i migranti, a questo rischio di caduta nell’irregolarità, si aggiunge un altro enorme rischio, quello per le famiglie e per i minori. Molte famiglie si sono ricongiunte da meno di cinque anni e non hanno potuto ancora fare la carta di soggiorno. Se chi lavora perde il suo posto ed al momento del rinnovo non avrà ancora un contratto regolare, si sprecano invece i lavori senza contratto, perderanno anche i figli il diritto di soggiorno. Per essere espulsi dove? Per i genitori, anche se anche questo è da vedere, a casa loro. Ma per i ragazzini cresciuti qui, qual’è casa loro? In Veneto i figli di genitori stranieri sono il 20%, circa 100.000 presenza. Il futuro demografico e quindi anche previdenziale ricade in buona parte sulle spalle di questi nuovi cittadini che stanno crescendo.

Intervista a cura di Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa