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dal Corriere Adriatico del 27 aprile 2006

Macerata – Si apre il processo ai “no global”

Consiglio infuocato a Corridonia, anche una delegazione di resistenti in aula

CORRIDONIA – Una delegazione della Comunità resistenti delle Marche sarà presente questa mattina in tribunale a Macerata, dove avrà inizio il processo sui disordini scoppiati in consiglio comunale il 3 marzo del 2004. Sul banco degli imputati cinque no global, ai quali vengono contestati, a vario titolo, i reati di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, interruzione di pubblico servizio e minacce a pubblico ufficiale. Inizialmente la polizia aveva identificato un nutrito gruppo di manifestanti, ma sul registro degli indagati – grazie alle riprese video – vennero poi iscritti i nomi di cinque giovani, rinviati a giudizio dal Gup Renato Gentile su richiesta del pubblico ministero Andrea Laurino. I fatti contestati sono relativi alla famosa riunione del consiglio comunale che vedeva tra i punti all’ordine del giorno la variante al Prg atta alla realizzazione di un centro di permanenza per immigrati clandestini in contrada Piedicolle. Il centro cittadino fin dal tardo pomeriggio era stato presidiato da polizia e carabinieri. La protesta era nata intorno all’ora di cena, quando avevano cominciato a sfilare alcuni manifestanti. Centinaia di giovani entrarono poi in municipio dove si era verificata una ressa incredibile. A mano a mano il clima era diventato sempre più incandescente, fino a quando, poco prima delle 22, venne dato il via alla seduta consiliare. Ma la tregua non durò a lungo. Poco dopo i giovani no global riuscirono a penetrare all’interno dello spazio riservato ai consiglieri, chiedendo un’assemblea pubblica sul caso. A quel punto il presidente del consiglio comunale, Benedetto Grassetti, non poté far altro che interrompere la seduta. Ma la polemica continuò ancora per molto. Momenti di forte tensione anche quando la seduta era stata interrotta, con i giovani no global che fronteggiarono la polizia schierata in assetto antisommossa. Panico, naturalmente, fra gli altri residenti che si erano recati in Comune per assistere al dibattito sul centro per l’accoglienza. Il giorno seguente il sostituto procuratore Andrea Laurino aprì un’inchiesta che, come detto, si è conclusa con il rinvio a giudizio degli indagati. Alla sbarra quattro giovani residenti ad Ancona e uno residente a Senigallia, tutti difesi dall’avvocato Paolo Cognini. I cinque no global, comunque, potranno contare sulla solidarietà di altri giovani. Come detto, infatti, alcuni resistenti saranno presenti in Tribunale con volantini e striscioni. Cinque nostri fratelli sono finiti sotto processo per essere stati protagonisti di una lotta sociale – sostengono -. La loro unica colpa è quella di avere esercitato il diritto alla critica e alla legittima resistenza di fronte al tentativo di realizzare un lager per migranti. Tra loro il più noto è senz’altro Abram, esponente di spicco della tifoseria dell’Ancona Calcio. L’ultrà dorico, tra l’altro, è nel mirino della magistratura anche per l’assalto al pullman dei giocatori biancorossi – avvenuto in località Sfercia di Camerino il 21 gennaio scorso -, di ritorno da un ritiro pre-partita. La Curva Nord dell’Ancona, tempo fa, aveva organizzato una manifestazione in piazza Roma per sensibilizzare l’attenzione sul caso Abram, chiedendo l’immediata messa in libertà del tifoso finito ai domiciliari. A favore del giovane – attualmente sottoposto all’obbligo di firma – vennero anche raccolte più di quindicimila firme.