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tratto da repubblica.it

Mali, torna la legge della sharia. Amputazioni dopo processi sommari

ROMA – L’amputazione di un braccio per il presunto furto di bestiame. Un uomo sottoposto ad un giudizio sommario che dura pochi minuti, prima dell’esecuzione davanti alla folla. Una scena primitiva che racconta quello che accade oggi in Mali. La testimonianza di un episodio cruento è stata appena raccolta da Amnesty International. Dopo il colpo di stato militare, i ribelli separatisti del Nord applicano la sharia, una legge che prevede pene corporali come amputazioni, lapidazioni e fustigazioni. “Ero in piedi in mezzo ad un gruppo di dieci persone – racconta Alhader Ag Almahmoud, una delle sempre più numerose vittime degli integralisti – e c’era anche il leader del Movimento per l’unicità e il jihad in Africa occidentale (ndr Mujao). Le domande – ha aggiunto Alhader Ag Almahmoud – non sono durate più di dieci minuti. La maggioranza ha dichiarato che ero colpevole e che bisognava applicare la sharia e tagliarmi la mano destra all’altezza del pugno. Prima dell’amputazione, il proprietario del bestiame rubato era venuto a dichiarare che gli animali erano stati ritrovati.

La situazione nel paese. Da da mesi i ribelli controllano il nord del Mali e stanno applicando in modo sistematico la loro interpretazione della sharia. Secondo la legge divina, il furto comporta l’amputazione della mano, ma se il ladro è recidivo gli si taglia anche il piede. Ogni accusa deve essere sostenuta da almeno quattro testimoni e in genere quella di una donna vale la metà. Arrivato a Bamako da Ansongo, località nel Nord del Paese controllata da Mujao, Almahmoud ha raccontato la sua esperienza in una conferenza stampa nel corso della quale i responsabili locali dell’organizzazione Amnesty International hanno presentato un rapporto che parla di gravi crimini contro l’umanità. Fra questi ci sono violenze corporali e sessuali, esecuzioni extragiudiziarie e iil reclutamento di bambini soldato.

Aumentano le violenze sessuali. Desta preoccupazione anche l’aumento delle violenze sessuali di cui le donne sono vittime. “Una giovane di 14 anni è stata violentata a Timbuctu da un membro della polizia di al-Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi). Quest’uomo è stato condannato a 100 bastonate, a sposare la ragazza, a essere radiato dalla polizia ed espulso da Timbuctu per un anno. Invece, gli sono state inflitte solo 10 bastonate, non ha sposato la sua vittima, non è stato espulso e continua a far parte della polizia di Aqmi“, afferma il rapporto, rilanciato dal quotidiano maliano ‘Le Republicain’.

I bambini soldato. Non si ferma il reclutamento di bambini soldato da parte dei gruppi islamici, ma anche da parte delle milizie di autodifesa nelle zone che sono rimaste sotto il controllo del governo di Bamako. In tal senso, Amnesty ha lanciato un appello alle autorità maliane affinché si faccia luce su questi atti e i responsabili siano portati di fronte alla giustizia. Ora l’Osservatorio dei diritti umani e della pace in Mali ha condannato fermamente questi attentati tanto all’integrità corporale delle persone quanto a quella del patrimonio storico nel nord del Paese, esortando il governo a prendere le misure necessarie per garantire la sicurezza delle persone che lì vivono e dei loro beni.

La situazione peggiora. “Dal mese di agosto la situazione è peggiorata – spiega Gaëtan Mootoo di Amnesty international – Prima i gruppi armati si limitavano a intimidire la popolazione. Oggi invece procedono con le amputazioni o le esecuzioni sommarie senza un processo. Spesso le vittime vengono sottoposte ad amputazione sulla piazza pubblica, davanti alla folla. Subito dopo gli arti vengono esposti come trofei di fronte al commissariato di polizia“.