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Mamma sono viva!

Ma il telefono dell'Hotspot di Pozzallo è rotto

Questa incredibile storia la racconta Judith Sunderland di Human Right Watch, che ha prestato il suo telefono per permettere ad una ragazzina di sedici anni di chiamare sua madre ben due settimane dopo il suo salvataggio in mare.

Le vicende di chi attraversa il Mediterraneo sono sempre drammatiche, ma diventano ancor più struggenti quando si parla di minori, immaginate cosa può provare un genitore sapendo che sua figlia o suo figlio hanno dovuto sopravvivere prima ai pericoli e alle violenze in Libia, per poi sfidare il destino a bordo di carrette del mare con l’unica speranza di arrivare vivi in Europa.

In Italia sono almeno 6135 i minori stranieri non accompagnati di cui non si sa più nulla (dati Ministero del lavoro e delle Politiche sociali), un’enormità, un numero che dovrebbero far vergognare un paese.
Alcuni finiscono vittime di tratta, altri riuscendo ad eludere i controlli riescono a superare i confini del nord Italia cercandosi una strada da soli. Ma soli non lo dovrebbero essere proprio, anzi dovrebbero essere accompagnati passo dopo passo, gli dovrebbe essere spiegato bene quali sono i loro diritti e che hanno la tutela massima in quanto minorenni.

A Pozzallo gli danno una scheda telefonica senza preoccuparsi che il telefono pubblico dove la possono usare sia rotto, nell’era digitale l’unica cosa che il governo italiano riesce ad immaginarsi per far comunicare chi sopravvive ad un viaggio allucinante è una scheda telefonica, siamo al medioevo.

L’hotspot di Pozzallo può ospitare 180 persone ma nel momento in cui l’attivista di Human Right Watch scrive ne ospita 365. Minori non accompagnati insieme ai maggiorenni, la parola magica per giustificare tutto è sempre “Emergenza”.
Purtroppo come ben sappiamo questa parola spesso nasconde abusi ed illeciti che sono di gran lunga più interessanti per qualcuno rispetto alle parole accoglienza ed umanità.

– Leggi qui l’articolo su Human Right Watch: