Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 22 febbraio 2013

Delusione e rabbia all’Hotel Lori dove in tanti sono già andati via

A Sinigallia sono rimaste solo una ventina di persone

Dall’inizio del programma “Emergenza Nord-Africa”, i profughi ospitati a Senigallia, nella struttura accreditata Hotel Lori, sono circa 50, oggi ne rimangono poco più di 20. “Delusione” e “rabbia” sono i sentimenti ricorrenti dopo quasi due anni di abbandono. Come nel resto d’Italia l’accoglienza si è trasformata in un business sulla loro pelle. Lasciati soli, oggi si affacciano alla data di scadenza del programma, prevista per il 28 febbraio, senza nessuna certezza sul futuro. Dopo essere stati “parcheggiati” in una struttura che non ha garantito loro né acqua calda, né riscaldamento, né, tanto meno, i corsi formativi e i tirocini lavorativi e di inserimento previsti dal programma, scoraggiati, vagano nei locali dell’albergo aspettando i documenti e la “buonuscita” per andarsene. Per lunghi mesi invisibili alla cittadinanza. Corpo completamente estraneo, fino alla rissa con i titolari della struttura, scoppiata dopo 4 mesi vissuti senza pocket money, e che ha portato all’allontanamento di sei di loro dall’hotel. Inizia così un ciclo di mobilitazioni che coinvolge i profughi e lo spazio comune autogestito “Arvultùra”, le associazioni degli stranieri e la lista di opposizione “Partecipazione”. Un percorso che si affianca alle lotte che attraversano numerose città, da Padova a Bologna, passando per Venezia, Rimini e che alludono ad una “coalizione dei profughi” verso e oltre il 28 febbraio. Da questo momento la cittadinanza sembra accorgersi della loro presenza. Il 16 gennaio i profughi irrompono in consiglio comunale, ottenendo un incontro immediato con l’assessore ai servizi sociali e l’impegno diretto del Comune a sollecitare la Prefettura nella verifica delle modalità di gestione dei fondi erogati, nel rilascio dei passaporti e titoli di viaggio e nell’individuazione di percorsi individuali per affrontare il periodo successivo al 28 febbraio. Ad oggi permane uno stato di incertezza drammatico: nessuna garanzia sui tempi dei documenti, sull’individuazione dei percorsi volti a favorire l’inserimento abitativo di coloro che intendono rimanere in città, sul recupero dei pocket money mancanti . Ed anche la “buona uscita” proposta dal Governo appare vergognosamente inadeguata a pochi giorni dalla scadenza del programma, con una questione sociale che rischia di diventare un problema di ordine pubblico.