Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Marocco: soldati affondano un gommone, protesta Hrw

Il governo marocchino apra un’indagine sul naufragio di Hoceima, costato la vita ad almeno 28 migranti. Lo chiedono con due distinti comunicati stampa Human Rights Watch e Amnesty International. Secondo le testimonianze raccolte da Human Rights Watch tra i superstiti, il gommone tipo Zodiac di 9 metri su cui viaggiavano circa 70 persone venne affondato all’alba del 28 aprile 2008 da agenti della marina reale marocchina, dopo essere stato intercettato al largo di al-Hoceima sulla rotta per la Spagna.

Secondo le testimonianze raccolte da Fortress Europe e dal quotidiano spagnolo El País, un soldato avrebbe deliberatamente tagliato con un coltello la camera d’aria facendo sgonfiare il gommone. “Abbiamo chiesto loro di salvare i bambini” ha detto uno dei superstiti a El País. “I soldati però rimasero a guardare con le braccia incrociate”. Tra 28 e 36 persone morirono annegatim tra i quali quattro bambini, prima che altre due unità navali della Marina marocchina accorressero per i soccorsi salvando i 40 superstiti e portandoli ad al-Hoceima, da dove vennero poi espulsi forzatamente alla frontiera algerina nella regione di Oujda.

Rabat ha negato ogni responsabilità nell’incidente. “Le autorità marocchine devono indagare in modo appropriato per capire cosa è davvero accaduto – ha dichiarato Bill Frelick, direttore delle politiche dei rifugiati a Human Rights Watch – Se agenti marocchini hanno affondato l’imbarcazione lasciando annegare i passeggeri, devono essere perseguiti”.

Non è la prima volta che le autorità marocchine sono coinvolte in omicidi contro i migranti. Ricordiamo i 17 morti ammazzati sotto gli spari delle Forze ausiliarie marocchine sotto le reti di Ceuta e Melilla nel 2005 e i due senegalesi morti ammazzati sotto il fuoco dei militari marocchini nell’estate del 2007 lungo le coste del Sahara occidentale, mentre tentavano di imbarcarsi per le Canarie. Precedenti della massima gravità, che segnano il passo di una diffusa impunità degli omicidi commessi sulla pelle dei migranti e confermano l’assoluto disinteresse dell’Unione europea sul rispetto dei diritti dei migranti nei Paesi di transito a cui Bruxelles appalta il controllo delle proprie frontiere.