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Maroni bocciato dall’Europa: no al carcere per i migranti

Ora è costretto ad ammettere l’errore. E a fare retromarcia. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, in audizione davanti al Comitato Schengen, non può più continuare a dire che le sue politiche in materia di immigrazione sono «del tutto conformi alle direttive Ue», come ha fatto negli ultimi mesi. Ora è costretto ad ammettere che la norma contenuta nel pacchetto sicurezza che prevede l’allontanamento dei cittadini comunitari senza casa e reddito è «eccessiva». Punto. Ed è anche costretto a fare retromarcia sull’idea di mandare in carcere chi è senza permesso di soggiorno. Il reato di immigrazione clandestina resta, ma sarà punito con una sanzione pecuniaria e non, come prevedeva il pacchetto sicurezza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Punto.

Insomma, il governo è costretto a battere la ritirata. L’Europa l’ha clamorosamente costrettoa correggere il tiro. Adesso Maroni prova a camuffare la sconfitta dicendo che è «l’unico punto di disaccordo» con l’Unione Europea è quello dell’espulsione dei comunitari. Come se fosse una cosa da nulla, mentre era il punto fondamentale della campagna del centrodestra contro i rom e i rumeni. L’Ue, invece, gli ha spiegato che al massimo possono «invitarli ad andarsene», ma di cacciarli non se ne parla.

Il pacchetto sicurezza era stato inviato lo scorso agosto a Jacques Barrot, commissario europeo per la Giustizia, la Libertà e la Sicurezza, per un parere. E il parere è stato pesante, non a caso Maroni ci tiene a spiegare che ha «accolto la richiesta della Commissione per evitare una procedura di infrazione». E aggiunge: «Rispetto l’opinione della Commissione ma io non la condivido, perchè non penso che il semplice invito ad andarsene sia una sanzione efficace».

Soddisfatta del dietrofront, l’opposizione. Il ministro ombra dell’Interno, Marco Minniti ricorda che «tutte le nostre preoccupazioni e contrarietà alle modifiche proposte dal governo al decreto legislativo sulla libera circolazione delle persone sono state confermate dalla Commissione europea. Maroni lo ha dovuto apertamente riconoscere. Una vittoria del diritto – aggiunge – e per noi una bella soddisfazione». Anche Sandro Gozi, deputato Pd e componente del Comitato Schengen sottolinea che «il ministro Maroni ha confermato quanto fin dall’inizio avevamo sostenuto e cioè che la modifica che il governo voleva introdurre alla direttiva Ue sulla libera circolazione dei cittadini comunitari non è conforme alle regole europee. Adesso il governo deve fare marcia indietro. Peraltro – prosegue Gozi – la stessa aggravante di clandestinità che fa parte del pacchetto sicurezza, non è applicabile ai cittadini comunitari, come sostenuto sin dall’inizio dal Pd, anche alla luce del principio di libera circolazione nello spazio europeo».