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Mediterraneo centrale: 96 ore di partenze e naufragi, deportazioni e soccorsi

Il resoconto di Mediterranea Saving Humans dal 23 al 26 gennaio

A 72 ore dall’allarme che abbiamo lanciato via video, nella mattina di sabato 24 gennaio scorso, sulla segnalazione di Alarm Phone relativa a 145 persone in grave difficoltà in mare, possiamo trarre un primo bilancio di ciò che è accaduto nel Mediterraneo Centrale in questi giorni, tra partenze e naufragi, respingimenti illegali e soccorsi.

È stato grazie allo straordinario lavoro di Alarm Phone e degli aerei di osservazione “Moonbird” di HPI e Sea-Watch Airborne e “Colibrì” di Pilotes Volontaires, che abbiamo immediatamente attivato la Control Room operativa e tutta la rete interna ed esterna di attiviste/i e contatti di Mediterranea Saving Humans.

Partiamo proprio da sabato 23 gennaio alle ore 8: siamo in pieno inverno con due perturbazioni in arrivo dal Golfo del Leone (Nord-Ovest) e dallo Jonio (Nord-Est).

La nave Ocean Viking è diretta a Nord con 375 persone a bordo, dopo aver effettuato quattro operazioni di soccorso in 24 ore.

Ma le partenze dalle coste libiche continuano. Venerdì 22 sera, nonostante l’allerta meteo e l’assenza di navi non governative di soccorso nell’area, diverse imbarcazioni lasciano la Libia. Lo fanno per due “push-factor” (fattori di spinta) innegabili: le intollerabili condizioni di vita nei campi di detenzione e per le partenze già organizzate da trafficanti, che non si preoccupano certo dei rischi mortali per le persone costrette a partire.

Ad Est di Tripoli risultano almeno due partenze: da Garabouli un gommone con circa 145 persone a bordo e da Al Khoms un’altra imbarcazione con 55 persone. La prima è sicuramente riuscita a rientrare volontariamente sulla costa libica dopo alcune miglia di navigazione, viste le proibitive condizioni meteo-marine. Purtroppo, una volta a terra, le persone sono state catturate dalla pericolosa milizia “Brigata Martire”, che risulta nell’elenco dei gruppi jihadisti.

Della seconda imbarcazione, invece, non si hanno più avuto notizie. Probabilmente è tra le operazioni di cattura e deportazione in Libia attuate dalla cosiddetta Guardia costiera Libica, segnalate ieri dall’IOM (Organizzazione per le migrazioni delle Nazioni Unite).

Ad Ovest di Tripoli due casi sono stati oggetto delle segnalazioni di Alarm Phone, partiti probabilmente dalle località di Sabratha e Zawiya. Uno di questi casi si è concluso tragicamente, con un naufragio (un morto accertato e 16 persone disperse) e il successivo intervento della cosiddetta Guardia costiera libica con 82 persone riportate a terra.

Il secondo caso, un gommone con 45 persone a bordo, nonostante le proibitive condizioni meteo, è riuscito autonomamente ad arrivare a sud dell’isola di Lampedusa, dove è stato soccorso da un’unità CP300 della Guardia Costiera italiana nella notte tra domenica 24 e lunedì 25 gennaio.

La notte del 23 gennaio invece, 70 persone che si trovavano a bordo di un’imbarcazione in difficoltà nei pressi delle piattaforme petrolifere di Al Bouri sono state soccorse dalla nave off-shore Asso Trenta e sbarcate domenica 24 gennaio a Lampedusa.

Lunedì 25 gennaio hanno potuto sbarcare nel porto di Augusta le 373 persone salvate la scorsa settimana, che si trovavano ancora a bordo della nave Ocean Viking di Sos Mediterranée, dopo che le era stato assegnato dalle Autorità italiane il porto siciliano come Place of Safety. Dopo lo sbarco, i 120 minori sono stati ospitati in strutture di accoglienza a terra, mentre i restanti adulti sono stati trasferiti a bordo della nave quarantena Snav Adriatico.

La mobilitazione di denuncia e pressione di migliaia di attiviste e attivisti si è sviluppata durante tutto l’arco degli eventi e ha sostenuto il nostro intervento su strutture governative e militari delle autorità italiane. Anche il network dei garanti parlamentari di Mediterranea si è attivato da subito in questo senso.

Un grazie infine alle/ai giornaliste/i che hanno seguito il corso degli eventi, sia per i quotidiani che per le agenzie, e ai cronisti indipendenti che con il loro fondamentale lavoro permettono l’acquisizione di informazioni fondamentali.

Così abbiamo potuto seguire i diversi casi delle ultime 96 ore. Uno, purtroppo, si è concluso con un naufragio. Altri con catture e deportazioni. Alcuni, per fortuna, con l’approdo in porti sicuri europei. Ma, senza questa incessante attività di monitoraggio e pressione della società civile, e per il colpevole silenzio delle autorità, si sarebbero tutti potuti trasformare nelle ennesime invisibili tragedie.