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Medu: Sindaca Raggi, Roma Capitale non può ignorare i migranti più vulnerabili

Comunicato stampa

Roma, 19 settembre 2016

La situazione. In queste ultime settimane, con l’arrivo delle piogge, la situazione umanitaria di centinaia di migranti appena giunti in città, e che trovano come unico rifugio la strada di via Cupa, si è ulteriormente aggravata. L’accoglienza istituzionale è gravemente insufficiente e, nei fatti, l’unica assistenza arriva dai volontari di Baobab Experience, da singoli cittadini e da un gruppo di associazioni tra cui Medici per i Diritti Umani (Medu).
Questa situazione indegna per la città di Roma si protrae ormai da mesi (il flusso dei migranti, come ampiamente previsto, ha ripreso ad intensificarsi nel mese di maggio con l’incremento degli sbarchi nel Sud Italia) senza che nessuna iniziativa realmente efficace sia stata messa in campo da Roma Capitale, dalla Prefettura e dalla Regione Lazio.

Chi sono i migranti di via Cupa? La clinica mobile di Medu opera in via Cupa dal momento in cui i migranti in transito hanno iniziato a trovarvi rifugio nel maggio 2015. Nel corso del 2016 il team di medici e volontari di Medu ha prestato assistenza socio-sanitaria a 400 persone delle quali l’87% di sesso maschile ed il 13% di sesso femminile. L’età media è di 22 anni. Un migrante visitato su quattro (22%) era minore e il paziente più giovane aveva solo 6 mesi. La gran parte dei migranti proviene dal Corno d’Africa ed in particolare da Eritrea (50%), Sudan (26%) ed Etiopia (17%). Nove su dieci sono arrivati in Italia da meno di un mese (92%) e tra questi, uno su quattro (26%) da meno di una settimana.
Il punto principale di sbarco è la Sicilia e la durata media del viaggio dal Corno d’Africa all’Europa è di 16 mesi.
La rotta principale passa attraverso il Sudan e la Libia (80%) anche se una ridotta percentuale di migranti (9%) passa attraverso il Sudan per poi imbarcarsi dall’Egitto. (vedi la mappa interattiva Esodi).
Sono tutte persone vulnerabili, provate sul piano psico-fisico da un viaggio durissimo in cui hanno spesso visto morire i loro compagni. Nove migranti su dieci sono stati vittime di gravi violenze, di tortura e di trattamenti inumani e degradanti nel paese di origine e/o lungo la rotta migratoria, in particolare in Libia.
La quasi totalità delle patologie organiche diagnosticate sono correlate alle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui i migranti sono costretti a vivere e ai traumatismi subiti durante il viaggio. La gran parte dei migranti si ferma a Roma per alcuni giorni o settimane prima di riprendere il viaggio verso i paesi del Nord Europa.

Le istituzioni assenti, o quasi. Al principio di luglio, una delle prime dichiarazioni della neo eletta sindaca Raggi riguardò proprio la situazione dei migranti in transito: “Le condizioni dei migranti a via Cupa sono disumane e quelle igienico-sanitarie pessime”. La sindaca assicurò che delle soluzioni al problema sarebbero state trovate entro una settimana poiché, affermò ancora Raggi: “Per strada non possono stare, non è una situazione dignitosa né tollerabile per loro”. Affermazioni del tutto condivisibili, a cui però non sono seguite reali ed efficaci iniziative di accoglienza. L’assessorato alle politiche sociali ha cercato di affrontare la questione, aprendo anche un tavolo tecnico con le associazioni, ma l’atteso presidio umanitario di prima accoglienza è stato alla fine accantonato dall’amministrazione comunale. Né dalla Prefettura, né dalla Regione sono arrivate del resto apprezzabili iniziative per risolvere la situazione umanitaria dei migranti. La situazione oggi è dunque la stessa degli ultimi mesi e degli ultimi anni; le istituzioni sostanzialmente latitanti e i cittadini e le associazioni lasciati soli, o quasi, a cercare di dare un minimo di assistenza a uomini, donne e bambini gravemente vulnerabili.

Che fare? E’ necessario attivare il prima possibile presidi umanitari che possano offrire ai migranti in transito prima accoglienza, assistenza socio-sanitaria ed informazioni/orientamento al diritto d’asilo. Non si tratta di proposte inedite né di iniziative avventurose essendo già state sperimentate sia a Roma (in passato per l’accoglienza dei profughi afgani nella tensostruttura di Tor Marancia) sia in altre città italiane ed europee (Milano, Parigi). Si tratta di misure di buon senso per gestire in modo razionale e dignitoso il complesso fenomeno dei migranti in transito. Certamente si tratta di azioni che necessitano dello sforzo congiunto delle principali istituzioni: Comune, Prefettura e Regione. Far finta di niente ed aspettare che magari con l’autunno gli arrivi dei migranti si riducano è una scelta miope, non degna della capitale di un paese civile. Ci sembra peraltro doveroso che la sindaca Raggi, dopo gli annunci di luglio, informi i cittadini circa la strategia che la sua giunta intende adottare per affrontare la questione. La situazione umanitaria dei migranti in transito è ancora una priorità per Roma Capitale? E se lo è, come intende risolverla?

Medici per i Diritti Umani

Un'organizzazione umanitaria indipendente e senza fini di lucro che nasce per iniziativa di un gruppo di medici, ostetriche e altri volontari impegnati in una missione nelle Ande ecuadoriane.
Si costituisce nel 2004 con l’obiettivo di curare e testimoniare, portare aiuto sanitario alle popolazioni più vulnerabili, e - a partire dalla pratica medica - denunciare le violazioni dei diritti umani e in particolare l’esclusione dall’accesso alle cure.