Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Meeting in Amsterdam making Europe

Dopo l'incontro a Lampedusa i movimenti antirazzisti europei si incontano ad Amsterdam

La prima giornata del meeting internazionale di Amsterdam si apre con gli occhi rivolti verso Roma e la manifestazione contro il Cie di Ponte Galiera. L’Europa dei movimenti, da qui, appare vicina.

Questo è il primo importante risultato del meeting di Amsterdam (15 e 16 febbraio) dove antirazzisti nordeuropei e rifugiati subsahariani animano il primo incontro internazionale successivo a quello che ha portato, due settimana fa, alla costruzione della Carta di Lampedusa. Come il meeting di Lampedusa, anche questo incontro pratica una tensione collettiva alla scrittura di un’agenda politica europea dei movimenti sociali, primo passo nella costruzione di una nuova Europa.

L’ obiettivo principale degli attivisti arrivati ad Amsterdam è organizzare le giornate di mobilitazioni di Bruxelles del 26 e 27 giugno prossimo, subito dopo le elezioni europee, per chiedere un cambiamento radicale delle politiche migratorie. Le mobilitazioni saranno precedute da una carovana che porterà gli attivisti a Bruxelles attraversando l’Europa e provando ad aprire varchi nelle frontiere interne del continente.

– Le parole di Check El Mouthena. Assocazione olandese “we are here”

Lo spazio comune europeo ha prodotto un livellamento delle questioni, seppur con intensità differenti ed ovviamente con differenze legate alle contingenze territoriali. I rifugiati di “Lampedusa in Hamburg” e “Lampedusa in Berlin”, per esempio, chiedono di restare in Germania e non tornare in Italia (dove hanno ottenuto l’asilo), come vorrebbe la convenzione di Dublino.

– Intervista ad Ali, “Lampedusa in Berlin”

La prima data in cui i movimenti sociali europei proveranno a cimentarsi nello sforzo di connettere le lotte riconoscendo un comune campo di lavoro, sarà il primo marzo prossimo, giornata internazionale di mobilitazione per i diritti dei migranti e dei cittadini tutti. Già perchè come dimostra il recente referendum svizzero vinto dai protezionisti elvetici, la condizione stessa dell’essere migrante è uno status variabile ed un ampliamento o un restringimento dei suoi diritti impatta immediatamente su quello della cittadinanza intera. La giornata del primo marzo diventa trama comune di lotte per i diritti nella quale la narrazione è tessuta da voci differenti come quella dei migranti che si battono per un’ accoglienza degna per la libertà di movimento e contro politiche espulsive disumanizzanti, quella delle organizzazioni antirazziste che lottano contro dispositivi di controllo delle frontiere come Frontex, contro i lager etnici come i Cie e contro le convenzioni capestro come quella di Dublino, quella delle organizzazioni di lavoratori che lottano contro lo sfruttamento dei migranti sui luoghi di lavoro e per lo sganciamento del contratto di lavoro dal permesso di soggiorno.

Altre e diverse saranno poi le mobilitazioni che dopo il primo marzo attraverseranno lo spazio politico dei movimenti, l’auspicio è che tutte servano a scrivere le coordinate di una nuova Europa.

La conferenza di Francoforte del 21 – 23 Febbraio sulle lotte e le prospettive dei movimenti antirazzisti sarà un altro momento interessante di confronto e costruzione dell’agenda europea dei movimenti antirazzisti.

Infine, guardando l’Europa da Amsterdam, il mito dell’opulenza del nord si rompe appena si distolgono gli occhi dai centri delle città smart e luccicanti e si rivolgono verso la condizione materiale di precari, dei proletari e dei migranti. I rifugiati qui arrivati, come ci racconta Alex, volontario di una ong che con loro lavora (anche nell’Europa del Nord ha fatto breccia il mito della sussidiarietà ovvero del lavoro volontario non pagato) sono soggetti alle condizioni del trattato di Dublino e vengono abbandonati a loro stessi. Per loro non rimane altro aiuto se non quello dell’autorganizzazione.