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Mercato del sesso: chi sono i veri soggetti pericolosi?

Dopo le norme contenute nel decreto sicurezza, con il quale si equiparano i migranti a delinquenti abituali e i rom a delle bestie da scacciare, ora tocca alle donne sulla strada (la maggior parte straniere), le prostitute.
Ecco pronto in un attimo un emendamento da inserire all’interno del decreto che aggiunge le prostitute all’elenco dei “soggetti pericolosi per la sicurezza e la pubblica morale”…

Si tratta di un emendamento, scritto da un esponente di An, riprendendo una norma contenuta nel “Codice Rocco, Libro secondo, Titolo IX Dei delitti contro la moralità pubblica e il buon costume”, in vigore durante il periodo fascista…
Ancora una volta ci siamo ritrovate, in tema di prostituzione, a leggere una notizia di quelle che non solo stupiscono, ma addirittura confondono. Ci disorientano, non solo come persone, ma anche come operatrici attive su progetti a “bassa soglia” che queste donne le frequentano con una certa assiduità, proprio sui marciapiedi della città.

Cosa intendono i signori relatori del decreto per “soggetti pericolosi per la sicurezza e la pubblica morale”? E’ importante sottolineare che alcune donne scelgono quest’attività, altre no. Alcune scappano dalla povertà e dal dolore, altre no. Alcune intravedono un futuro fatto di casa, scuola per i loro figli o fratelli e sorelle, altre no.
Categorizzare, però, riesce sempre molto bene quando si decide che la consapevolezza è troppo difficile da affrontare. La verità, cari signori relatori, è che esiste una legge in materia di prostituzione, varata molti anni or sono e proposta da una professoressa di altri tempi, che ancora oggi regolamenta questo fenomeno chiamato meretricio.
Una legge che è passata alla storia come “Merlin” (L. 20 febbraio 1958, n.75 – “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui”). Certo il panorama ai giorni nostri è cambiato e le donne “straniere” non sono più quelle del sud o est Italia che popolavano le case di tolleranza negli anni 50’. Sono donne che vengono da più lontano, con una storia ed una cultura “troppo” differente e quello che è diverso spaventa… diventa appunto pericoloso, immorale. E così la legge “Merlin” si intreccia con le leggi in materia di immigrazione e chi legge il giornale o guarda le trasmissioni televisive in materia non capisce in merito a quale reato le donne vengano perseguite o i clienti multati. In italiano si chiamano “palliativi” quando si tenta di porre rimedio non affrontando la reale questione, ma prendendo comode scorciatoie che confondono l’opinione pubblica.
Oggi la prostituzione si mescola e si sovrappone ai percorsi migratori e assume le caratteristiche della criminalità agli occhi dei più. E’ una realtà abitata dal popolo dei devianti nell’immaginario collettivo. Spaventa e intimorisce. Si preferisce non vedere.
Ma… le donne possono sostare sui marciapiedi. I clienti, però, non possono intralciare il traffico con le loro auto che si fermano ai bordi della carreggiata. Le donne possono stare sul marciapiede a patto di possedere regolare documento o permesso di soggiorno. Ecco spiegato il motivo dell’affollamento da parte di donne romene sulla strada. La Romania è entrata a far parte della Comunità Europea…

Soggetti pericolosi…..un nuovo “stratagemma” per eludere il nocciolo del problema: regolamentare come un’attività lavorativa la prostituzione significa accettare che il fenomeno esiste e che non può essere sradicato, ma solo “normalizzato” conferendo dignità, libertà di scelta e autodeterminazione nelle pratiche sessuali delle persone adulte a chi si propone per questo mestiere e supportando chi invece lo subisce punendo lo sfruttamento e la tratta (art. 18 del Decreto Legislativo n. 286 del 1998, “Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”).. Ma in Italia la pubblica moralità fa resistenza….I tentativi fino ad ora compiuti per modificare il testo di legge vigente sono stati vani perché gli equilibri da mantenere sono troppo faticosi e complessi da gestire.
Le nuove proposte di legge dovrebbero creare non nuovi luoghi di reclusione, nuove clandestinità e nuove esclusioni sociali, bensì spazi di libertà e diritti di cittadinanza, a partire dal “diritto ad avere diritti”.

Emanuela Costa, Santa Bellomia, Milena Zappon, Francesca Corsini
operatrici della Comunità San Benedetto al Porto, Genova