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Mestre: morire asfissiati in un tir

Come finisce il viaggio di tre ragazzi mediorientali. Uno di loro è ancora vivo

Chiusi nel cassone coibentato di un tir, tre ragazzi hanno perso la vita asfissiati sopra bancali di angurie provenienti dalla Grecia. Il mezzo, sbarcato ad Ancona, procedeva verso la Germania guidato da un camionista della Repubblica Ceca .
Non si sa ancora in quale esatto momento i migranti lo abbiano incrociato e siano saliti a bordo.

Questa mattina, intorno alle 9, la tragica scoperta lungo la tangenziale di Mestre, all’autogrill “Bazzera”. L’autista ha immediatamente chiesto soccorso ai gestori della pompa di benzina e ha poi richiamato l’attenzione di una volante della Stradale. Alle 9.20 quando il il Suem è arrivato in loco, tutto ciò che ha potuto fare è stato constatare il decesso dei tre uomini.

Accanto ai cadaveri restava un unico sopravvissuto, un quarto compagno di viaggio, trasportato in ospedale e poi ricoverato d’ urgenza in rianimazione.
Poco dopo sono accorsi il medico legale e il Pm.
Nonostante tutte queste manovre, però, i corpi privi di vita di quei tre giovani sono stati lasciati per ore sotto il sole cocente e sotto gli occhi dei moltissimi viaggiatori che nel terzo week end di luglio erano partiti per ben altro tipo di viaggio, verso le spiagge del litorale e della Croazia.
Nessun telone ha coperto queste persone. Rimaste nude, sopra le angurie, così come sono spirate. Nessun rispetto, di nuovo, della dignità umana dei migranti neppure dopo la loro morte.

L’unico documento trovato nel tir indicava la data di nascita di uno dei tre uomini deceduti: 1981. Per il resto nessun bagaglio, solo un piccolo zaino e qualche spicciolo.
“Chissà quanti soldi hanno pagato – commentano i dipendenti dell’autogrill – per poi finire così: che vergogna!”.

Noi non abbiamo dubbi su chi debba vergognarsi. Per una volta la morte è arrivata in modo evidente anche qui, lontano dal cimitero Mediterraneo che accoglie i naufraghi di mezzo mondo. Ma è sempre la stessa morte. Quella delle politiche migratorie che, in nome di una sicurezza che non si capisce chi dovrebbe rivendicare contro cosa, impongono ai migranti questo tipo di percorsi che spesso li conducono dritti alla morte.

È stata aperta un’inchiesta per accertare la dinamica dei fatti.Ma quello che più ci sta a cuore adesso è che un ragazzo, venuto chissà da dove in cerca di qualcosa di buono per la sua vita, ha visto morire asfissiati i suoi compagni di strada e si trova ora nel reparto rianimazione dell’ospedale di Mestre. A un passo da noi.
Chissà quanti cadaveri attraversano ogni giorno le nostre strade nel silenzio. Ma lui è vivo. Ed è qui. E niente sarà mai abbastanza per risarcirlo. Eppure, sempre che riesca a sopravvivere, a causa della legge in vigore pende su di lui la detenzione amministrativa, forse l’espulsione. Perché, come diranno di certo i giornali di domani, si tratta pur sempre di un ‘clandestino’.

Noi di Melting Pot Europa mettiamo fin da subito a disposizione tutti i nostri mezzi legali e informativi per far sì che, per quanto possibile, questa orrenda vicenda, almeno per chi resta, trovi un epilogo diverso.