Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

Migranti di nuovo in fuga dal CPT di Bari

Un gruppo di migranti, sembra 17, sono riusciti questa notte a fuggire dal Centro di permanenza temporanea San Paolo di Bari.
La fuga è avvenuta nelle prime ore della giornata dopo una rivolta all’interno che ha coinvolto decine di persone in attesa di espulsione.
La fuga è avvenuta dopo uno scontro con i poliziotti che presidiavano il CPT e ha causato il ferimento di alcuni agenti.
I migranti, che secondo quanto riferito dalle agenzie sarebbero di nazionalità egiziana, erano arrivati ieri nel centro dopo lo sbarco di pochi giorni prima a Lampedusa. Dopo aver divelto la porta del modulo abitativo, si sono diretti verso l’uscita forzando il tentativo di blocco di polizia e carabinieri.
Nel CPT sono ancora trattenute 136 persone, di cui 40 di nazionalità egiziana.

Questa è la terza fuga nel giro di un mese dal CPT di San Paolo. Lo scorso 29 luglio 32 persone erano riuscite a fuggire dopo una grande rivolta, sette erano scappate alcuni giorni prima. Dopo la sommossa della fine di luglio 40 cittadini egiziani che non erano riusciti a fuggire sono stati rimpatriati con voli charter.

In seguito alla firma degli accordi bilaterali tra Italia e Repubblica Araba d’Egitto, firmato il 9 gennaio 2007, che prevedono anche procedure di riammissione più semplici, le espulsioni verso l’Egitto hanno subito una aumento considerevole e sorge il dubbio che fra questi egiziani che l’Italia sta rimandando oltre le frontiere dell’Europa, vi siano migranti che egiziani non sono ma che intanto è comodo rimandare sull’altra sponda del mediterraneo.

L’Egitto con la firma di questi accordi conferma il proprio ruolo di guardiano dei confini dei paesi più industrializzati, meta ambita ma in realtà difficile da raggiungere, come ricorda l’UNHCR nei recenti dati su profughi e rifugiati, e come ha riferito lo stesso Amato ieri in un incontro con Anci e Acnur.

In Egitto nei primi giorni di agosto le guardie di frontiera hanno ucciso tre sudanesi in fuga verso Israele, riportando alla memoria l’attacco da parte della polizia ai rifugiati, sempre provenienti dal Sudan, accampati nella capitale che causò 25 morti e numerosi feriti.

L’Egitto non sembra aver cambiato la propria linea nei confronti dei migranti e non sembra garantire le norme internazionali di rispetto dei diritti umani.
E’ inaccettabile che il governo italiano firmi accordi di riammissione con paesi dove il rispetto dei diritti è pari a zero.

La linea dura nei confronti dell’immigrazione sta facendo nel nostro paese troppe vittime, compresi i 7 pescatori tunisi che rischiano 15 anni di carcere per aver tratto in salvo 44 migranti alla deriva nel Canale di Sicilia, colpevoli eccesso di umanità e di aver rispetto le leggi che obbligano a soccorrere le imbarcazioni in difficoltà.

Elisabetta Ferri, redazione Melting Pot