Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Milano – Insieme possiamo tutto

Mentre il comune di Milano "vuole fare come Barcellona" e si candida ad essere la città "dell'accoglienza", un percorso autorganizzato di richiedenti asilo richiede maggiori diritti, un'accoglienza dignitosa e critica l'approvazione dei Decreti Minniti-Orlando

Il 1° Aprile a Milano è nato un movimento“. Inizia così il testo pubblicato su Milano in Movimento che spiega il valore e l’importanza dell’assemblea che si è svolta di fronte alla Stazione Centrale una decina di giorni fa.

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L’assemblea coordinata interamente dai richiedenti asilo provenienti dai principali Centri di Accoglienza Straordinaria della città (Bresso, Montello, Corelli, Aldini e Mambretti) non nasce dal nulla, ma è il frutto di un percorso di cooperazione ed incontro che le realtà sociali milanesi stanno portando avanti con i migranti da molto tempo.
“Diverse sono state le tappe e i percorsi precursori di ciò che si è consolidato in maniera formale. Non tutti in città ne capiscono ancora il reale potenziale e la spinta propulsiva verso il futuro”. Tra queste vanno ricordate le giornate del 18 e 19 marzo, che hanno sicuramente rappresentato un passaggio fondamentale. Infatti, per la prima volta in Italia, un CAS delle dimensioni della Caserma Montello è rimasto aperto a tutti i cittadini per una due giorni di festa, riflessione, incontro e conoscenza. E l’obiettivo ambizioso che il comitato Zona 8 Solidale si era prefissato è diventato un evento storico, di quelli che creano le basi per favorire un protagonismo reale dei migranti.

Il processo di autorganizzazione è emerso appieno durante l’assemblea del primo aprile tanto che “il punto di partenza è la consapevolezza che i migranti devono avere rispetto ai propri diritti, chi non li conosce non può difenderli. Il motivo per cui molte persone che vivono ingiustizie non alzano la testa per ribellarsi, è la condizione di perenne vulnerabilità e timore nel prendere posizione per cercare di migliorare la propria vita. Nessuno all’interno delle strutture di accoglienza ti insegna che cosa puoi fare per rivendicare i tuoi diritti, piuttosto sono molteplici gli strumenti intimidatori che vengono utilizzati per sedare qualsiasi voce fuori dal coro”.
Il primo compito che l’assemblea si è dato è perciò informare sui diritti costituzionali perché manifestare e chiedere un cambiamento delle norme in vigore rispetto alla gestione dell’accoglienza e dell’immigrazione “è un diritto inalienabile”. Un altro punto ribadito in più occasioni dai richiedenti asilo è la necessità di “unire tutti i percorsi nati in città che reclamino un miglioramento delle condizioni di vita dei migranti. Uniti siamo forti, divisi cadiamo”.

Il terzo e ultimo punto rappresenta “il contenuto delle principali rivendicazioni politiche che stanno alla base del percorso”. E qui sono proprio le esigenze materiali e reali che emergono: “Prima di tutto il diritto incondizionato a tutti di esistere, vivere e muoversi dove e come ci pare. Richiedere che a tutti venga riconosciuta la possibilità di vivere legalmente con documenti, senza la necessità di dover trascorrere anni in attesa del responso della richiesta di asilo. Altra questione su cui tutti si sono espressi è il superamento del sistema C.A.S.. I centri di accoglienza straordinaria sono luoghi in cui gli ospiti rimangono segregati dal resto della città, in cui gran parte dei servizi di cui una persona dovrebbe disporre sono completamente assenti. I C.A.S. sono un luogo di sospensione dei diritti umani, un luogo in cui si vive in un perenne stato semi-detentivo, in cui la libertà è sminata e in cui gran parte degli operatori, che vivono condizioni lavorative ultra precarie, non sono per forza di cose in grado di far fronte alle necessità degli ospiti”.

Ed è proprio su questa piattaforma condivisa di rivendicazioni che ieri si è svolto un corteo fino sotto la sede all’Assessorato alle politiche sociali in Largo Treves.
Circa 200 persone tra antirazzisti e richiedenti asilo ospitati nei diversi centri d’accoglienza di Milano (da Bresso alla Montello passando per Corelli) sono partiti dalla Stazione Garibaldi, hanno attraversato il centro cittadino e arrivati all’assessorato alle politiche sociali hanno poi avuto un incontro con l’Assessore Majorino.

“Lo scopo principale dell’iniziativa era denunciare le condizioni degradate dei CAS dove la quasi totalità dei migranti di Milano è ospitata chiedendo al Comune di partecipare ai bandi SPRAR che permetterebbero l’apertura di piccoli centri sparsi su tutto il territorio consentendo un processo di accoglienza e inclusione più umano”.
Un altro obiettivo era quello di protestare contro i Decreti Minniti-Orlando, ora convertiti in legge, che prevedono una ulteriore contrazione del diritto d’asilo e nuovamente pongono il tema della sicurezza come la lente con la quale guardare all’immigrazione. Una contraddizione tutta in seno al Partito Democratico della quale Majorino fa parte: “Il PD infatti, se da un lato è il partito che ha indetto la piazza del 20 Maggio proprio a Milano (per lavarsi la coscienza probabilmente), dall’altro è lo stesso partito che ha messo in campo una nuova legislazione molto restrittiva (per usare un eufemismo) sui diritti dei migranti.”

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E’ evidente che la manifestazione “

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