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Milano – L’Osservatorio incontra la Prefettura

Comunicato stampa dell’Osservatorio sul Centro di permanenza di Via Corelli

Dopo due mesi di funzionamento dell’Osservatorio sul Centro di permanenza temporanea e assistenza di via Corelli, le componenti che vi partecipano (Arci, Naga, Filef, Associazione culturale del Cile, Centro sociale Leoncavallo, gruppo no-cpt del Tavolo migranti dei Social Forum, Cgil, Ds, Rifondazione comunista, Verdi) hanno incontrato il dott. Aversa della Prefettura di Milano per esporgli alcune irregolarità del Centro e avanzare alcune richieste.

L’osservatorio ha reso noto, innanzitutto, il fatto gravissimo che i detenuti non possono ricevere visite nelle prime 48 ore del loro trattenimento. Questa restrizione impedisce ai detenuti di esercitare pienamente il loro diritto di difesa perché non permette loro di acquisire i documenti necessari alla definizione della loro personale posizione nelle udienze di convalida del trattenimento stesso.

A questo proposito abbiamo riscontrato più casi: per esempio, quello di un detenuto che non ha avuto la possibilità durante l’udienza di convalida di spiegare che era padre di una bambina di sei mesi, nata in Italia, fatto che avrebbe impedito la convalida del suo trattenimento; o, ancora, la situazione di un detenuto proveniente dall’Ex-jugoslavia, che durante gli anni trascorsi in Italia aveva perso la cittadinanza del paese di provenienza e che, in quanto apolide, aveva inoltrato all’interno del Centro di permanenza la domanda di richiesta di asilo, alla quale avrebbe dovuto far seguito il suo immediato rilascio.

Dalle risposte dateci su questo punto dal dott. Aversa, sembra che la Prefettura di Milano non sia a conoscenza di questo fatto e si è impegnata a farlo presente al Questore di Milano, responsabile del Centro.

L’Osservatorio ha, inoltre, elencato altre situazioni che avrebbero dovuto comportare la non convalida del trattenimento mentre le persone in questione si trovavano da più settimane all’interno di Corelli: altri richiedenti asilo e, caso estremo, quello di due donne che avevano denunciato i loro sfruttatori, per le quali avrebbero dovuto fare seguito le misure di protezione previste dall’articolo 18 della legge Turco-Napolitano inconciliabili con la detenzione all’interno di un Centro di permanenza.

In generale, durante i mesi di monitoraggio, l’Osservatorio ha riscontrato, nei colloqui con i trattenuti, una loro assoluta non consapevolezza dell’identità del luogo, delle regole e dei diritti che determinano la loro vita in quel luogo. I trattenuti dichiarano di non sapere quali siano le modalità di richiesta di visita e di poter usufruire dei servizi sanitari esterni al Cpt, diritto garantito persino ai detenuti del sistema carcerario italiano.

Lamentano inoltre la pessima qualità del cibo, un trattamento alquanto “nervoso” da parte della polizia e un’insolita presenza delle forze dell’ordine all’interno degli spazi del trattenimento, fatto questo vietato dallo stesso regolamento del Centro.

Alla Prefettura l’Osservatorio ha inoltre fatto la richiesta di alcuni dati quantitativi e qualitativi sulle presenze all’interno del Centro, sulle espulsioni effettuate con accompagnamento alla frontiera, sui fogli di via rilasciati dopo la scadenza del periodo di trattenimento, e ha chiesto il testo della convenzione con la Croce rossa per la gestione del Centro e i relativi subappalti per i servizi di ristorazione e di manutenzione e pulizia del Cpt.

La settimana prossima l’Osservatorio chiederà un incontro alla Questura di Milano affinché quest’ultima renda conto di tutte le arbitrarietà nella sua gestione del Centro.

Gruppo dell’Osservatorio sul Centro di permanenza di via Corelli