Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Milano – Migranti in piazza per i propri diritti in ricordo di Dax

Manifestazione sabato 19 marzo

GIOVEDI’ 24 febbraio, ore 21, presso il centro sociale ORSO: assemblea pubblica organizzativa in costruzione del corteo antirazzista del 19 Marzo.

MERCOLEDI’ 23 febbraio, ore 19, presso il centro sociale ORSO: riunione tecnica per organizzare il convegno legato all iniziativa. ore 19, presso PERGOLA: riunione tecnica per organizzare aspetto comunicativo-musicale-creativo dell iniziativa.

DAX VIVE NELLA LOTTA AL RAZZISMO

Il 16 marzo 2003: una notte nera per Milano. Una notte cominciata in via
Brioschi nel quartiere Ticinese, dove un gruppo di nazi-fascisti aggredisce
a coltellate alcuni compagni ferendone tre. Uno di loro, Davide “Dax” rimane
a terra, assassinato.
Gli amici e i compagni accorsi all’ospedale San Paolo per avere notizie
trovano ad aspettarli numerose pattuglie di polizia e carabinieri (tra cui
alcune del 3° battaglione Lombardia, noto per essersi distinto nei feroci
pestaggi del G8). La presenza delle forze dell’ordine è pressante e
provocatoria e presto sfocia in brutali cariche sia all’interno che
all’esterno del pronto soccorso. I feriti si contano numerosi, colpiti in
faccia e in testa anche con armi “speciali” quali mazze da baseball
impugnate da carabinieri che colpiscono al grido “comunisti di merda vi
ammazziamo tutti”… .
Una notte di lame, di sangue, di botte, di terrore. La notte in cui abbiamo
perso Dax.

Ricordiamo quei fatti perché rimangano impressi nella memoria di tutti, ma
soprattutto per non dimenticare Dax. E’ nostra convinzione che per farlo
vivere per sempre e sentirlo ancora al nostro fianco sia necessario
continuare oggi le battaglie a cui lui stesso si dedicava con passione, e
che rendere onore alla sua memoria non significhi limitarsi a commemorare la
sua persona ma perseverare nell’antirazzismo, nell’antifascismo e nelle
lotte sociali.

Il 16 marzo dell’anno scorso ricordare Dax ha voluto dire lottare per la
casa, denunciare quella speculazione edilizia che dilaga nei nostri
quartieri e praticare la necessità della riappropriazione diretta, occupando
uno stabile in viale Umbria. Un’occupazione durata circa una settimana e
subito seguita dall’arresto di quattro antifascisti impegnati nelle
mobilitazioni di quei giorni. Il mandato di cattura fu riferito ad un fatto
risalente a due mesi prima: l’allontanamento di quattro neofascisti da un
treno di manifestanti. L’accusa falsa e pretestuosa che viene formulata è
“rapina”, un capo d’imputazione che sta costando mesi di detenzione
preventiva fatta di carcere, trasferimenti, arresti domiciliari e libertà
vigilata. Sulla base di questo pretestuoso episodio si è prodotta una
montatura giudiziaria che cerca di criminalizzare una parte attiva del
movimento milanese. Dopo quasi un anno questa persecuzione vede ancora
compagni costretti al rientro serale o con l’obbligo di firma. Amara
coincidenza vuole che proprio il 16 marzo di quest’anno, nel secondo
anniversario della morte di Dax, il tribunale di Genova emetterà la sentenza
di primo grado. E così attendiamo il verdetto preparandoci ad affrontarne
l’esito. In questi mesi, impianti accusatori analoghi sono stati riproposti
a carico di diversi compagni in tutta Italia, come nel caso di Torino dove
vi sono accuse di rapina per aver allontanato dal corteo del primo maggio
alcuni furbi provocatori berlusconiani, così come sempre di rapina si parla
per le spese sociali avvenute a Roma qualche tempo fa. Un ulteriore segnale
a riprova del fatto che è in corso un trasformazione nel registro delle
politiche di repressione e controllo. La svolta autoritaria nelle forme di
dominio possiede un ampio raggio d’azione. Arriva a colpire anche i detenuti
politici e comuni rinchiusi nelle carceri di Biella, Sulmona e Opera con un
drastico inasprimento delle condizioni detentive, si dispiega nelle strade
delle nostre città attraverso la militarizzazione dei territori, la video
sorveglianza o le
campagne securitarie.

E se alcuni di noi sono stati costretti ad attraversare il mondo carcerario
a causa di qualche procura fraudolenta, condividendo tale condizione con i
molti fratelli e sorelle migranti detenuti, ascoltando le loro storie di
vite senza diritti abbiamo maturato uno stimolo in più per dedicare le
giornate di marzo alla lotta contro il razzismo.

A partire sicuramente dalla battaglia per l’abolizione della legge razzista
Bossi ­ Fini, senza ritornare all’ altrettanto razzista Turco-Napolitano.
Infatti la Bossi Fini smaschera e rende evidente come le leggi
sull’immigrazione dai paesi Europei non siano altro che leggi di gestione e
organizzazione del mercato del lavoro, che tramite le ‘barriere’ e i
‘vincoli’ imposti agli stranieri edificano una differenza sistematica fra
lavoratori italiani e stranieri nel tentativo di privare questi ultimi della
benché minima possibilità di far valere i propri diritti.

La legge Bossi Fini presuppone un lavoratore ‘usa e getta’, il cui vincolo
di permanenza nel nostro paese è l’utilità del suo lavoro, Finita la
possibilità di un contratto di lavoro regolare finisce la possibilità di
stare nella ‘legalità’, infatti l’effetto perverso di questa legge è quello
di produrre un enorme bacino di lavoratori ‘clandestini’ fruibili a basso
costo e zero diritti da padroni e padroncini, per i quali, nella prima
versione della legge, non veniva nemmeno prevista una ‘multa’ nel caso di
assunzioni irregolari. La clandestinizzazione del lavoro è insomma uno degli
obiettivi principali di questa norma.

Queste leggi generano irregolarità, clandestinizzazione… ma cosa succede se
ti trovano senza documenti, per strada per caso, o magari durante uno dei
raid notturni polizieschi per esempio in qualche campo Rom??
Immediatamente vieni spedito in un CPT, centro di permanenza temporanea, una
delle idee cardine della Legge Turco Napoletano.
Un CPT è peggio di un carcere, la sua esistenza viola qualsiasi legge
nazionale ed internazionale sui diritti degli uomini e delle donne. Queste
strutture che imprigionano per reati amministrativi sono gestite alla mercè
del più completo arbitrio da organismi poco raccomandabili come la militare
croce rossa italiana, asservita alle destre al potere. Difficile è avere
notizie su cosa succeda al suo interno, le poche notizie che trapelano
parlano di quotidiane vessazioni, abusi e maltrattamenti; per di più le
richieste di ingresso per monitorare la situazione vengono sistematicamente
ostacolate. Ci restano solo frammenti di racconti e testimonianze di chi c’è
stato, oppure il dramma delle rivolte interne che in questi anni si sono
succedute.
Per questo chiediamo la chiusura immediata dei CPT,moderni lager razziali e
rivendichiamo il diritto alla libera circolazione.

Oltre alla criminalizzazione dei lavoratori stranieri e al tentativo di
ridurli a pura merce usa e getta, le leggi sull’immigrazione, rendono ancora
più difficili i ricongiungimenti familiari e soprattutto il riconoscimento
di un reale diritto di asilo per i rifugiati politici, che diventa sempre
più un miraggio, soprattutto a seguito delle modifiche operate dalla Legge
Bossi Fini, che individuano nella crescita esponenziale degli ultimi anni
dei richiedenti asilo il ‘problema dell’abuso delle istanze di asilo’ e non
lo spettro del dilagare delle guerre

E se pure sei riuscito ad entrare in Italia, a non farti arrestare, a non
farti mettere in un CPT, a circolare per le strade senza paura di essere
espulso o arrestato, anche allora il ricatto continua sul fronte dei diritti
fondamentali come il lavoro e la casa.
Accedere all’edilizia popolare è prerogativa dei cittadini italiani, dicono
i partiti razzisti, come Lega Nord e Alleanza Nazionale; e se riesci a
trovare una casa in affitto è a prezzi esorbitanti perchè i palazzinari
fanno affari d’oro con gli stranieri.
Così anche per il diritto allo studio, per potere accedere a corsi
universitari devi avere un permesso di soggiorno con contratto di lavoro di
almeno un anno, o uno speciale per motivi di studio. Per qualsiasi documento
devi andare in questura, come se fossi sempre e comunque un ‘problema
d’ordine pubblico’ , a fare code di ore e ore.
Il diritto alla casa, al lavoro, alla salute, ad un’istruzione, al reddito
sono universali. Sono un diritto di tutti, italiani, stranieri, marziani!!

In un contesto generale di peggioramento delle condizioni di vita e di
lavoro, di precarizzazione dell’esistenza e di frammentazione del tessuto
sociale, le istanze razziste si insinuano per fomentare le cosiddette
“guerre tra poveri”: canalizzare la rabbia nel risentimento contro chi è
“straniero” è utile per mettere in secondo piano i rapporti di sfruttamento
che accomunano tutti, italiani e migranti. Va sottolineato che se da un lato
i problemi di precarietà e licenziamento riguardano tutti i cittadini, per i
migranti si sommano a quelli ancor più gravi della clandestinità coatta e
dell’espulsione.

La resistenza all’intolleranza, alla repressione, alla fascistizzazione e al
revisionismo diffuso, deve riuscire a coinvolgere la rete dei soggetti che
si trovano ogni giorno a fare i conti con spazi di libertà sempre più
ristretti o negati. La lotta contro il razzismo deve significare anche
battersi contro il fascismo e contro tutti gli intolleranti che si schierano
a difesa dello sfruttamento e che dell’attacco ai migranti fanno la propria
bandiera. A questo proposito negli ultimi due anni abbiamo assistito a una
recrudescenza degli attacchi e delle provocazioni di matrice nazifascista.
In particolare a Milano, nell’agosto 2004 si registra il fatto più grave:
sempre in quartiere Ticinese, sei compagni di Conchetta vengono accoltellati
e feriti gravemente. Più recente è la sequenza di attentati che hanno
causato l’incendio prima del centro sociale La Sede di Vigevano, poi del
Paci Paciana a Bergamo, dell’O.R.So. a Milano e del Magazzino 47 a Brescia.
Episodi che evidenziano una linea di continuità ed un livello di
organizzazione che si sta consolidando anche grazie al regime di
connivenza-impunità instaurato da magistratura, polizia, istituzioni, con
l’ausilio di parte della stampa. Tra gli obiettivi della violenza squadrista
e intollerante vi sono compagni o centri sociali, ma anche associazioni di
immigrati, campi rom piuttosto che singoli di cui spesso non si ha notizia.

Non va dimenticato, perché centrale nella comprensione di questa fase
storica, che il 19 marzo sarà anche il lugubre anniversario dell’inizio dei
bombardamenti americani. Mentre a livello internazionale, sul “fronte
esterno”, la guerra globale permanente diventa l’aspetto principale della
difesa degli interessi economici del capitale, sul “fronte interno” le
provocazioni e le aggressioni, gli arresti e la repressione diventano
centrali nelle politiche sociali e di gestione della crisi che investe la
società. La propaganda bellicista del nemico internazionale per giustificare
stragi e occupazioni militari all’estero viaggia parallelamente a quella che
dipinge un fronte interno fatto di pericolose culture politiche di
opposizione e lotta, e di pericolosi stranieri che devono essere tenuti
controllati, confinati o espulsi per non nuocere.

Praticare l’opposizione contro questo clima sociale, ribellarsi alla
costrizione della paura, sottrarsi al ricatto del controllo sociale è
l’obiettivo comune di tutt* quell* che come Dax vogliono costruire e
difendere un progetto di società altra.

Vediamoci nelle strade di Milano in un corteo che porti in piazza la rabbia
della voglia di lottare, i colori, le lingue e le culture che vorrebbero
spaventare, i suoni e le parole che non potranno mai né controllare né
rinchiudere.