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Milano – Procedura di revoca dello status di rifugiato per i migranti in mobilitazione

Notificato l'invito a comparire davanti alla Commissione Nazionale asilo. Ma il provvedimento è illegittimo

Che il diritto d’asilo sia carta straccia per questo paese è ormai evidente. I mari del Sud fino alla costa adriatica, con lo sbarramento ai barconi ed il rinvio in Libia dei migranti incrociati in acque internazionali, o la cacciata ed i pestaggi agli afghani in arrivo dalla Grecia ai porti di Ancona e Venezia, sono teatro quotidiano di abusi sui corpi e sulla libera circolazione e di violazioni evidenti della normative internazionali.

Da qui a quello che sta avvenendo a Milano il passo è breve. Prima la negazione dell’accoglienza e lo sgombero di un gruppo di quattrocento rifugiati provenienti dal Corno D’Africa, poi le cariche e e le violenze, le promesse disattese, la stigmatizzazione, e oggi le intimidazioni.

A quattro dei migranti che avevano preso parte alle mobilitazioni nella metropoli meneghina è stato notificato, insieme alla negazione dell’autorizzazione al corteo previsto nella giornata di mercoledì, l’invito a comparire davanti alla Commissione Nazionale per il Diritto d’Asilo, a Roma, per l’avvio del procedimento di revoca dello status di rifugiato.

Il messaggio è abbastanza chiaro da provocare indignazione, ed è rivolto verso il dissenso, la capacità e la determinazione che ha messo in mora la metropoli milanese e la retorica dell’accoglienza in queste settimane.

Ma lo status di rifugiato può essere revocato a chi ha semplicemente messo in atto una manifestazione non autorizzata?
Ovviamente no, anche se in questo momento niente sembra più fragile della normativa sul diritto d’asilo.

Il Decreto legislativo n. 251 del 19 novembre 2007, entrato in vigore il 19 gennaio del 2008, non lascia spazio a dubbi quando all’art. 13 dispone che lo status di rifugiato può essere revocato se è stato riconosciuto sulla base di fatti presentati erroneamente e quindi falsi, oppure se al soggetto siano imputabili delitti quali la progettazione di attentati, la sovversione dell’ordine dello stato, l’associazione a deliquere, l’omicidio, o comunque reati di tale gravità. Se l’individuo costituisce quindi un pericolo per la sicurezza dello Stato (art 12 d. lgs. 251).

Cortei, proteste, sit-in e rivendicazioni non sono menzionate. Sembrano comunque far paura all’amministrazione milanese, alla Questura, al Ministero dell’Interno che pare aver trovato il posto per i potenziali rifugiati in arrivo (le carceri delle tortura libiche) ma non è in gardo di trovare una degna sistemazione per chi, profugo, ha già raggiunto le nostre città.

Del diritto, della normativa internazionale, non c’è traccia nelle pratiche delle istituzioni.
Perchè la legalità dovrebbe essere allora il nostro problema?

Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa

Sulla revoca della protezione internazionale, il commento di Alessandra Sciurba, Progetto Melting Pot Europa
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Sullo stesso argomento il commento dell’Avv. Marco Paggi ai microfoni di Amisnet
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Vedi anche:
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Milano – Sgombero e cariche contro i rifugiati di Bruzzano: cronaca delle giornate di mobilitazione