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Milano – Rompere il velo di omertà su via Corelli!

Intervista a Ilaria Scovazzi dell'Osservatorio sul Cpt di via Corelli

Domanda: Dalle cronache di questi giorni sappiamo che una delegazione della madri argentine di Plaza de Mayo si è recata all’interno del Cpt di via Corelli a Milano. Quale era l’obiettivo di questa presenza?

Risposta: Hebe e un’altra madre sono entrate nel Cpt con lo scopo di proseguire e implementare il percorso che dalla nascita dell’Osservatorio, si sta tentando di costruire qui a Milano. L’intento è quello di conoscere e vedere cosa accade all’interno del centro ed anche di riportare alla cronaca nazionale e locale ancora una volta le ambiguità e il velo invisibile che per anni ha coperto il Cpt di via Corelli.

D: Possiamo perciò affermare che questa iniziativa rientra negli intenti e negli obiettivi dell’Osservatorio di via Corelli nato il 12 febbraio 2004 a Milano?

R: Si. Con alcune premesse. Corelli, fin dalla sua apertura, è da sempre stato monitorato, da parte di tutte quelle realtà che seppur diverse tra loro hanno cercato di sfondare il muro dell’invisibilità di quel luogo ed hanno poi dato vita il 12 febbraio all’Osservatorio. Il lavoro di monitoraggio in passato si è caratterizzato per la raccolta di testimonianze di migranti che sono stati detenuti per alcuni periodi in quel luogo. Il lavoro dell’Osservatorio, attualmente, è più intenso e pressante, perché nasce grazie alla partecipazione di diversi soggetti (dai centri sociali, all’Arci, alla Cgil, a Rifondazione e ai Ds) e vuole essere o meglio divenire uno strumento stabile di controllo su ciò che accade in quel luogo. Concretamente, siamo riusciti dopo il primo ingesso avvenuto il 12 febbraio, a consegnare ai migranti lì rinchiusi, un elenco con i nostri recapiti telefonici.

D: Siete già stati contattati dai migranti rinchiusi nel centro e quali testimonianze o denunce avete raccolto?

R: Si. Le telefonate e i primi contatti sono già avvenuti, sono per lo più testimonianze e richieste molte diverse fra loro, c’è chi non sa perché è rinchiuso/a nel centro, chi invece è consapevole della propria condizione di “clandestinità” e comunque ci ha raccontato e descritto la quotidianità e la noia che si vive all’interno del Cpt, altri ci parlano dei maltrattamenti che avrebbero subito da parte di alcuni operatori della Croce Rossa.

D: Sembra perciò delinearsi una situazione simile a quella del Cpt di via Mattei a Bologna?

R: Apparentemente si. Su questo aspetto e sono eventi e fatti ancora tutti da verificare, abbiamo raccolto la testimonianza di un ragazzo il quale sostiene di essere sottoposto ad un trattamento farmacologico che prevede la somministrazione di Valium in una quantità pari a 120 gocce giornaliere. Non vi è ancora nessuna prova rispetto a questo caso, ma se a questo dato colleghiamo il fatto che, dalle nostre visite, abbiamo verificato l’inesistenza di cartelle mediche dei pazienti iscritti, com’è invece previsto per legge e per di più la somministrazione dei farmaci e le dosi non è scritta da nessuna parte se non sulla confezione dei farmaci, la situazione è sicuramente drammatica e speculare a quella del Cpt di Bologna come di altri centri di detenzione (vedi a questo proposito il Dossier di Medici senza frontiere).

D: Ci pare di capire che nonostante la creazione dell’Osservatorio continuino fenomeni di abuso e di illegalità all’interno del centro così come l’omertà e il silenzio su ciò che accade realmente.

R: È proprio così, continua il silenzio e la mancanza di legalità all’interno di via Corelli ed è proprio per questo che l’Osservatorio continuerà a raccoglie le testimonianze e le denunce su abusi, espulsioni, maltrattamenti, così come ad occuparsi dei meccanismi di assegnazione degli avvocati d’ufficio che sono un po’ ambigui, utilizzando poi, in un secondo momento, queste informazioni per creare pressione politica e sociale da un lato sulle autorità preposte (Prefettura, Questura, Comune ecc.) e dall’altro per riportare all’interno del dibattito nazionale e cittadino la questione del Cpt di via Corelli, troppo a lungo rimasto ed avvolto nel velo del silenzio e dell’omertà.

D: Quindi l’Osservatorio ha una duplice funzione, aggregare le differenti realtà sul tema fondamentale della chiusura del Cpt e creare pressione o meglio mobilitazione politica sollecitando le Autorità preposte. Ma oltre a proseguire l’attività di monitoraggio e di controllo costante, pensate di attivare delle mobilitazioni più allargate anche a carattere nazionale simili alla giornata del 31 gennaio?

R: Le funzione dell’osservatorio è molteplice, ci attiviamo quotidianamente anche per un tipo di assistenza che esula dal “semplice” controllo o monitoraggio di abusi ecc., infatti ci chiamano, ad esempio, perché con un inverno così rigido le coperte non sono mai sufficienti, oppure perché qualcuno richiede un libro o un quotidiano. Più concretamente per quanto riguarda le mobilitazioni, le manifestazioni e i presidi, stiamo cercando di coinvolgere il più possibile le realtà autorganizzate degli immigrati, degli studenti che vivono in questa città, mentre a livello nazionale ci stiamo attivando per proseguire, dopo la straordinaria giornata del 31 gennaio, la campagna del Tavolo Migranti per la chiusura dei Centri di Permanenza Temporanea.