Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Ministero Istruzione: 9% di alunni stranieri nell’anno scolastico 2011/2012

Tornano ad aumentare a ritmo sostenuto gli alunni stranieri in Italia.

Dopo due anni, in cui il fenomeno si era affievolito, il 2011/2012 ha rivisto un incremento importante della loro presenza tra i banchi scolastici nel Paese. Adesso, gli alunni censiti come non italiani rappresentano poco meno del 9 su cento, quasi 756 mila, con presenza ancora più marcata nel primo ciclo: scuola dell’infanzia, primaria e media. Ma il dato che più salta all’occhio è che fra questi c’è stato un forte incremento (del 13,6%) degli studenti che sono ufficialmente “stranieri”, ma in realtà sono nati in Italia da genitori non italiani. Questo dato testimonia l’ampiezza di un problema di cui in molti chiedono la soluzione. Il nostro Paese, infatti, rimane ancorato a una legge del 1992 (della quale più volte si è chiesta la riforma) che contempla la norma dello ius sanguinis (si acquista la cittadinanza dei genitori) e non prevede lo ius soli (si è cittadini del Paese dove si nasce).

L’ultimo report del ministero dell’Istruzione su “Gli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano: anno scolastico 2011/2012″, fotografa una situazione in cui la “presenza degli alunni con cittadinanza non italiana – si legge nella presentazione dei dati – si configura come un fenomeno ormai strutturale e, allo stesso tempo, in continuo movimento: sia per l’incremento annuale sia per le variabili che lo determinano”.

In un solo anno – dal 2010/2011, all’anno scorso – la pattuglia degli stranieri si è incrementata di 45.676 unità, parecchi di più dei 36 mila ingressi nel sistema scolastico nazionale dell’anno precedente. “Nonostante – spiega lo studio – il numero degli studenti con cittadinanza non italiana sia stato sempre in crescita, l’incremento registrato di anno in anno risultava decrescente. Quest’anno il fenomeno è invece in controtendenza, infatti, per la prima volta la variazione percentuale è maggiore di quella dell’anno precedente”.
Ma delle 45 mila new entry del 2011/2012, ben 34 mila sono stranieri nati sul suolo italico, censiti come tali soltanto perché nati da uno o entrambi i genitori nati all’estero. In Italia, in totale, 44 alunni stranieri – percentuale che sale all’80 per cento alla materna – su cento (334.284 alunni) sono nati tra i confini italiani. Un dato che rimette al centro dell’attenzione la possibilità di concedere la cittadinanza italiana agli stranieri nati in Italia. Per il resto, lo studio conferma le difficoltà incontrate dagli alunni stranieri rilevate negli anni precedenti.

Probabilmente per ragioni economiche, la presenza degli alunni stranieri è maggiore nelle scuole statali rispetto alle scuole private. Ed è concentrata nelle regioni settentrionali, dove le opportunità di lavoro continuano ad essere migliori rispetto alle altre aree del paese. Quasi due stranieri su tre frequentano infatti le scuole del Nord (491 mila in totale), e appena l’11,7% le regioni meridionali. Le regioni con le presenze più massicce sono la Lombardia, l’Emilia Romagna e l’Umbria. Le scuole dove la percentuale di stranieri supera il 30 per cento sono pochissime – 2.499 – e quasi tutte concentrate al Nord.

E in alcune realtà la presenza di alunni stranieri supera addirittura il 20 per cento. E’ il caso di comuni come Campi Bisenzio (22, 2 per cento), in Toscana, Mirandola (20,5 per cento), in Emilia Romagna, Arzignano (21,2 per cento), in Veneto, Montichiari (20,9 per cento) e Pioltello in Lombardia con quest’ultimo che si avvicina addirittura al 30 per cento: il 28,1 per cento. Resta quella rumena (con 141.050 presenze) la nazionalità più presente in Italia, seguita da quella albanese (102.719 presenze) e marocchina, con 95.912 alunni stranieri. E anche la comunità cinese sta facendosi strada.

Ma il report sottolinea anche le difficoltà che incontrano gli alunni stranieri a seguire il passo dei compagni. Se infatti 3 alunni stranieri su cento risultano iscritti in anticipo rispetto all’età canonica di ingresso all’anno che frequentano, la percentuale di iscritti in ritardo risulta prossima al 40%. E il tasso di ripetenze per anno di corso, più frequenti alla scuola superiore, confermano che l’integrazione segna ancora il passo.