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Mobilitazioni e scioperi in tanti Cie italiani. Una lettera dai detenuti di Via Corelli

Il primo è il Cie di Ponte Galeria, Roma. L’occasione a quanto sembra, è il passaggio di consegne, il 27 febbraio, dalla Croce Rossa alla Cooperativa Auxilium nella gestione del centro di detenzione. Dalla fuga fallita di alcuni dei ragazzi internati si scatena una rivolta durata fino alla notte.
Nei primi giorni di marzo a mobilitarsi è invece il Cie di Via Corelli, attraverso uno sciopero della fame le cui ragioni sono spiegate in una lettera diffusa dal sito Macerie e storie di Tornino, insieme ad alcune interviste dei migranti rinchiusi in vari Cie d’Italia.
Questo il teso della lettera:

Siamo stanchi di non vivere bene

Siamo stanchi di non vivere bene. Viviamo come topi. La roba da mangiare fa
schifo. Viviamo come carcerati ma non siamo detenuti. I tempi di detenzione
sono extra lunghi perché 6 mesi per identificare una persona sono troppi.
Siamo vittime della Bossi Fini. C’è gente che ha fatto una vita in Italia e
che ha figli qua, gente che ha fatto la scuola qui e che è cresciuta qui. Non
è giusto. Non siamo delinquenti.

L’80 per cento di noi ha lavorato anni per la
società italiana e si è fatta il culo. I veri criminali non ci sono qui. Una
settimana fa uno di noi ha cercato di suicidarsi. Poi sono arrivati i
poliziotti coi manganelli per picchiarci come criminali o animali. Siamo
stanchi di questa vita. Vogliamo essere liberi come dei gabbiani e volare. Però
sei mesi sono troppi per un’identificazione, qui è peggio, peggio della galera.
La gente uscita dal carcere viene riportata qui altri sei mesi dopo che ha
pagato la sua pena, non è giusto. La gente che ha avuto asilo politico dalla
Svizzera o da altri stati in Europa e del mondo qui in Italia non li accettano,
non è giusto. I motivi dello sciopero è che i tempi sono troppo lunghi e
abbiamo paura perché due di noi sono morti dopo che sono stati espulsi altri
sono pazzi e noi non sappiamo cosa fanno loro dopo l’espulsione, e per andare
ti fanno le punture e diventi pazzo, alcuni muoiono. Entrando qui eravamo tutti
sani e poi usciamo che siamo pazzi. Inoltre rimarremo in sciopero fino a che
non fanno qualcosa per quelli arrestati di Torino che hanno fatto tante cose
per noi e che ora son in carcere.
Come scrive Dante il grande poeta
Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non
dimandare

Varie forma di protesta stanno inoltre attraversando anche il Cie di Gradisca d’Isonzo e quello di Via Mattei a Bologna, quello di Torino e ancora quello di Ponte Galeria.

Ascolta anche la trasmissione di Passpartù sui migranti che non hanno potuto partecipare allo sciopero del primo marzo perché detenuti nei Cie